Dolores Ibarruri, La Pasionaria

28 ottobre 1938, la “despedida degli “internacionales”

Tra le migliaia di antifascisti italiani molti erano i piemontesi

Crpiemonte
5 min readOct 28, 2020

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di Marco Travaglini

“Despedida” in spagnolo significa partenza, addio. Con questa parola viene ricordato anche l’omaggio tributato dai cittadini di Barcellona ai volontari stranieri delle Brigate Internazionali che lasciavano la Spagna eseguendo la decisione assunta dal governo repubblicano di smobilitare le loro formazioni militari per indurre la Società delle Nazioni a pretendere anche il ritiro dei “volontari” fascisti italiani, dei tedeschi e portoghesi che combattevano al fianco delle truppe dei nazionalisti di Francisco Franco.

Barcellona 0ttobre 1938 (foto Robert Capa)

Ottantadue anni fa, venerdì 28 ottobre 1938, durante gli ultimi mesi della guerra civile spagnola, i combattenti che erano accorsi da molte parti del mondo in difesa della Repubblica e della democrazia minacciate dal golpe dei militari franchisti sfilarono per un’ultima volta sulla Diagonale di Barcellona davanti a duecentomila persone e alle massime autorità repubblicane.

George Orwell

Dolores Ibarruri, la Pasionaria, li salutò con parole d’affetto e riconoscenza. La commozione popolare si manifestò in mille modi: applausi, lacrime, grida d’incitamento, lanci di fiori al passaggio di quei combattenti antifascisti che provenivano da cinquantadue paesi dei cinque continenti. Gli altoparlanti annunciarono alla città l’inizio della sfilata con poco anticipo. La situazione consigliava la massima prudenza poiché le truppe fasciste e franchiste erano a ridosso della frontiera dell’Ebro e la loro aviazione bombardava con frequenza i quartieri di Barcellona e le località della Catalogna. L’incombente pericolo non impedì lo svolgimento di quell’incredibile commiato durate il quale avvenne il trasferimento di insegne, bandiere e armi delle Brigate Internazionali all’esercito repubblicano spagnolo.

Hemingway in Spagna

La “despedida” rappresentò uno degli atti conclusivi della guerra civile spagnola, preludio e prova generale della Seconda guerra mondiale. Cinque mesi dopo, in primavera, si affermarono definitivamente le truppe dei generali golpisti guidati da Francisco Franco con l’aiuto fondamentale dei nazisti che inviarono la divisione aerea Condor, forte di circa seimila uomini, e dei fascisti italiani che oltre all’aviazione e alla marina impiegarono in totale circa sessantamila uomini, dieci volte più degli alleati tedeschi. Tornando a “las brigadas internacionales” va ricordato che tra il 1936 e il 1937,a difesa del governo repubblicano, raggiunsero la Spagna circa quarantamila volontari che formarono queste brigate.

Impararono a osare. la storia di Anello Poma

Un quarto di loro persero la vita in combattimento e altrettanti furono i dispersi e i feriti gravi. Altri cinquemila uomini combatterono inquadrati nelle unità dell’esercito repubblicano e diverse migliaia furono impiegati nei servizi sanitari o ausiliari. I primi contingenti entrarono clandestinamente in Spagna attraverso la frontiera francese nell’ottobre del ’36 e dopo aver ricevuto un addestramento sommario ad Albacete, combatterono a Madrid assediata dai falangisti. Questa vera e propria internazionale antifascista era composta da diecimila francesi, cinquemila tedeschi, tremilatrecentocinquanta italiani (molti dei quali piemontesi), duemilaottocento statunitensi, duemila inglesi, mille canadesi e diverse centinaia di jugoslavi, albanesi, ungheresi, belgi, polacchi, bulgari, cecoslovacchi, svizzeri, nordeuropei, messicani e africani.

La sfilata del 28 ottobre 1938

La partecipazione dei volontari italiani, inquadrati nella Brigata Garibaldi, fu tra le più consistenti e venne guidata sul campo da alcuni dei maggiori esponenti dell’antifascismo: i comunisti Togliatti, Longo, Di Vittorio e Vidali, il socialista Nenni, il repubblicano Pacciardi, l’anarchico Camillo Berneri, Carlo Rosselli, di Giustizia e Libertà. Molti dei più importanti intellettuali del tempo sostennero la causa della Repubblica come George Orwell, che combatté nelle milizie del POUM, Ernest Hemingway e John Dos Passos che scrissero romanzi e reportage, Robert Capa e Gerda Taro che documentarono e raccontarono con le loro foto.

L’addio delle Brigate Internazionali sull’Avenida Diagonal di Barcellona

Tra le tante, importanti pubblicazioni vanno segnalati anche due libri della casa editrice torinese Seb 27 che raccontano queste vicende: “Impararono a osare. Anello Poma, un internazionalista dalla guerra di Spagna alla Resistenza nel biellese” e “Los campos de Guadalajara” di Pedro García Bilbao e Marco Puppini.

Un manifesto delle Brigate Internazionali

Un altro testo importante è “Dalla Despedida alla Resistenza. Il ritorno dei volontari antifascisti dalla guerra di Spagna e la loro partecipazione alla lotta di liberazione europea” (Aracne). Il libro di Pietro Ramella racconta il viaggio dei volontari antifascisti italiani dai centri di raccolta della Catalogna dopo il loro ritiro dalla guerra di Spagna alle nazioni di residenza e la loro partecipazione alla Resistenza europea.

L’ultimo saluto agli internazionali (foto Reuter)

Viaggio, durato quasi cinque anni, con prolungate soste in campi d’internamento francesi e italiani prima di riprendere le armi contro il nemico di sempre: il nazifascismo. Le Brigate internazionali ebbero un ruolo determinante nella difesa di Madrid, distinguendosi nella battaglia di Guadalajara nel marzo 1937 e nelle grandi offensive repubblicane su Belchite (agosto ‘37), Teruel (dicembre ’37 — gennaio ’38) e sull’Ebro (luglio 1938). Pablo Neruda, il grande poeta cileno amico dello spagnolo Garcia Lorca, ucciso dai falangisti nel ’36, dedicò alla terra per cui anche egli aveva combattuto la raccolta di poesie “Spagna nel cuore”.

Robert Capa (foto di GerdaTaro)

E scrisse questi versi, in “Arrivo a Madrid della Brigata Internazionale”: “..quando non avevamo altra speranza che un sogno di munizioni, quando ormai credevamo che il mondo fosse pieno soltanto di mostri divoratori e di furie, allora, allora, vi ho veduti ,e i miei occhi sono tuttora pieni di orgoglio”.

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