A Birkenau è rimasto poco, solo l’odore della paura

Il viaggio studio degli studenti organizzato dal Consiglio regionale del Piemonte

Crpiemonte
3 min readMay 26, 2017

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di Mario Bocchio

Birkenau, la “fabbrica della morte”. Solo un assordante silenzio. I passi inseguono, con occhi bassi e pensosi, le impronte lasciate sulla ghiaia dei viali da altri passi.

Un silenzio imbarazzato sovrasta il brusio di cento gruppi di visitatori e dieci lingue diverse che attraversano i viali del campo, che entrano ed escono dai block, le costruzioni di mattoni rossi e le baracche di legno. Un silenzio stordito come il mancato cinguettio degli uccelli che pur dovrebbero essere annidati tra le fronde delle betulle.

Il filo spinato

Ogni anno, dal Piemonte, numerosi studenti delle scuole medie superiori raggiungono i campi di concentramento nazisti, per un “pellegrinaggio laico” dentro un frammento tragico della storia del Ventesimo secolo.

Lo ha voluto e lo vuole il Consiglio regionale del Piemonte, tramite il Comitato Resistenza e Costituzione, che ha ideato un concorso di storia contemporanea. I lager come premio, che poi un premio non è, ma solo ed esclusivamente un modo per riflettere. Per pensare.

Il binario morto si perde nella piana, tra i campi, poche centinaia di metri oltre il portone d’ingresso in quello sterminato campo di sterminio che fu Birkenau. È la dependance, il sottocampo di Auschwitz, l’emblema della “soluzione finale”.

I vagoni, ovvero la pianificazione del massacro

In questa landa fra le betulle, settanta chilometri a sud-est di Cracovia, nella Polonia meridionale, bisognerebbe arrivare d’inverno. Quando la neve copre come un velo compassionevole la vergogna del mondo dei disumani. Quando le immagini, ormai tutte a colori, si imprimono nei micro-chip in bianco e nero. Quando il nero dà colore all’orrore e al disagio.

A Birkenau furono internati circa un milione e trecentomila esseri umani. Di questi, almeno un milione e centomila finirono nelle “docce”, le camere a gas rifornite da migliaia di barattoli di Zyklon B, l’acido cianidrico in grani che causava la morte dopo circa dieci minuti .

Ma la morte fu praticata anche con la fucilazione, l’ impiccagione, l’ inedia, il freddo, le malattie, le epidemie, le iniezioni letali.

Le recinzioni con la corrente elettrica

Chi non sopportava l’attesa della morte, cercava la fine correndo verso il reticolato di filo spinato attraversato dalla corrente di seimila mila volt.

A Birkenau è rimasto poco: solo l’odore della paura. Che aleggia, quasi un rigurgito della storia, fra queste distese di rovine e di campagna dove qua e là si levano pochi mattoni a far intuire una baracca o un forno crematorio.

Il vento, che per oltre settant’anni ha cigolato fra queste lande della Polonia meridionale, s’è portato via l’odore della carne e delle ossa di uomini e donne bruciati. Scarnificati dall’inedia e annientati in nome di quel mito della razza che i nazisti volevano soltanto “ariana”.

Birkenau oggi, una sorta di sito archeologico dell’orrore

Ha scritto il famoso drammaturgo tedesco Bertolt Brecht :

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi nulla perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me. E non c’era rimasto nessuno a protestare”.

Gia. Ma cosa ci ha insegnato quella immane tragedia?

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