Il “Rifugio degli invincibili”

A pranzo con gli invincibili

Nelle valli che videro la resistenza valdese alle persecuzioni, un rifugio che ricorda gli invincibili del 1686

Crpiemonte
3 min readJan 2, 2022

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di Pino Riconosciuto

Li chiamarono gli invincibili. Sono quello sparuto gruppo di Valdesi che sfuggirono alle persecuzioni e alle stragi degli eserciti savoiardo e francese, e si opposero con le armi all’occupazione delle loro case. Il loro nome ha informato il vallone in cui resistettero e l’odierno rifugio, facilmente accessibile con una tranquilla camminata. Prima di raccontarvi come arrivarci, riprendiamo velocemente i fatti storici prima citati.

Il rifugio

La persecuzione dei valdesi ebbe un’accelerazione nella pasqua del 1655 a opera della reggente del ducato, Maria Cristina di Francia, che stracciò il trattato di Cavour che un secolo prima riconosceva loro la libertà di culto. Fu una vera e propria strage, si parla di quasi 7 mila morti nelle Valli Pellice, Germanasca e Chisone, dove gran parte dei valdesi si era insediata. Centinaia di bambini furono deportati in famiglie cattoliche per la loro conversione. L’armistizio viene siglato ad agosto, grazie alle pressioni dei paesi protestanti sul ducato di Savoia.

Nel gennaio 1686, però, il ventenne duca Vittorio Amedeo II firma l’editto ufficiale che vieta il culto di Valdo e intima l’esilio degli “eretici”. Lo fa di malavoglia, in ossequio al potente alleato francese Luigi XIV, suo zio, che gli impone la persecuzione. Amedeo II muove i suoi uomini , spalleggiato dalle truppe francesi di Catinat, contro “gli eretici” che contano un esercito di circa 2000 uomini. In tre giorni le truppe vengono massacrate, molti civili uccisi, imprigionati o costretti a convertirsi al cristianesimo. Il duca era ormai convinto di aver sterminato i valdesi. Ma un eroico manipolo aveva resistito e si era rifugiato in un vallone secondario sopra Villar. In circa 200 si erano accampati in caverne inaccessibili e lì vivevano cibandosi di erbe, radici e selvaggina. I 200, al comando di Paul Pellenc, non si limitarono a nascondersi. Approfittando delle tenebre e della profonda conoscenza della valle, inflissero pesanti perdite in veloci rappresaglie ai militari ducali che avevano occupato le loro case. Le azioni si susseguirono con tale efficacia che il duca Amedeo II fu costretto ad arrivare a patti. Alla fine di settembre viene concesso agli invincibili di espatriare in Svizzera, con l’onore delle armi, e portando con sé i familiari più stretti, liberati dalle prigioni piemontesi.

La vista dal rifugio

Il mito degli invincibili da allora è arrivato fino a noi. Il rifugio, che si trova a 1356 metri di altitudine, si chiama infatti il rifugio degli Invincibili. E’ nato dalla ristrutturazione di un “fourest” ottocentesco, un bivacco attrezzato che veniva utilizzato per la notte dai pastori che si spostavano tra la pianura e gli alpeggi. Nella ristrutturazione si è conservata la struttura architettonica del tempo. La cucina al rifugio è semplice, montanara, con i prodotti locali e le ricette valdesi e occitane di una volta. Le occasioni offerte nella zona sono molteplici: dall’alpinismo alle gite sci alpinistiche d’inverno, dall’escursioni all’arrampicata d’estate.

Le rocce vicino al rifugio

Per arrivare al rifugio occorre percorrere la provinciale 161 della Val Pellice, superare Torre Pellice e Villar. Prima di entrare in Bobbio Pellice, al ponte sul torrente Subiasc, si prende la piccola strada asfaltata sulla destra che porta alla borgata Bessè. Superata la borgata, si sale ancora fin quasi alla fine dell’asfalto, per lasciare l’auto nelle piazzole sulla strada. In inverno con la neve è obbligatorio lasciare l’auto alla borgata. Dal punto di partenza, a 1030 metri d’altitudine, si prende la strada dell’Alpe Caougis, che arriva al rifugio dopo aver toccato alcune case diroccate e altre ristrutturate tra i 1148 e i 1260 metri d’altitudine.

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