Parco naturale dell’Alpe Veglia, il Monte Leone

A spasso fra le meraviglie naturali della Valle d’Ossola

Una passeggiata per conoscere flora e fauna del Parco dell’Alpe Veglia e Devero

Crpiemonte
5 min readJul 6, 2023

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di Elena Correggia

Istituito con legge approvata dal Consiglio regionale del Piemonte il 4 marzo del 1995, il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero, con la zona di salvaguardia che lo precede (il Preparco), è costituito da due ampie conche di origine glaciale, ai margini occidentali delle Alpi Lepontine: l’Alpe Veglia e l’Alpe Devero.
Diviso amministrativamente tra i Comuni di Varzo, Trasquera, Baceno e Crodo, il territorio protetto si estende così dal Monte Leone fino alla Punta d’Arbola, per più di ottomila ettari, confinanti ad est con l’Alta Valle Formazza, a sud est con la Valle Antigorio, a sud con la Val Divedro, a sud ovest con la Valle del Sempione, a nord con le valle laterali della Valle del Rodano, dove si trova la gemella Riserva Binn.

Il sentiero dei fiori, Parco dell’Alpe Devero

Risultato di un lungo cammino iniziato nei primi anni del secolo, il primo nucleo del parco è nato alla fine degli anni Settanta per tutelare l’Alpe Veglia, ma è solo all’inizio degli anni Novanta che finalmente anche l’area del Devero è diventata Parco Naturale. Da sempre il territorio del parco ha costituito una pratica via di passaggio di merci tra nord e sud; non a caso, le prime tracce della presenza umana risalgono alla preistoria.
Sin dal Medioevo, i pascoli dei due alpeggi sono stati intensamente sfruttati dagli abitanti del fondo valle, che, nel corso dei secoli, hanno modificato profondamente il paesaggio naturale piegandolo alle proprie necessità: incanalando le acque, bonificando i terreni paludosi, limitando il sottobosco per aumentare la superficie coltivabile, costruendo nuclei abitativi.

Parco naturale Alpe Devero, panoramica sul Lago di Agaro

L’interesse turistico per questi luoghi nasce verso la fine del secolo scorso, incentivato dalla moda dei viaggi, delle esplorazioni alpine e, non ultimo, dalla scoperta di una fonte di acqua minerale ferruginosa all’Alpe Veglia. Vengono costruiti i primi alberghi e il flusso dei turisti continua ad aumentare fino ai nostri giorni.
Ma, nonostante le modifiche apportate dall’uomo e dalle variazioni climatiche , il fascino e la bellezza di queste vallate si sono conservati integri e il parco continua a costituire un importante presidio per custodire e preservare il prezioso patrimonio naturalistico.

I percorsi escursionistici che attraversano il parco consentano di ammirare la varietà di ambienti e la ricchezza di fauna e flora.

Parco naturale Alpe Veglia, il Monte Leoneph

Una grande superficie del territorio, tra 1.500 e 2.000 metri, è occupata da boschi, costituiti soprattutto da larici, mentre scendendo d’altitudine, la presenza dell’abete rosso, dell’abete bianco e di latifoglie quali il sorbo degli uccellatori, il sorbo alpino, il sorbo montano, salici, ontani, rarissime betulle, si fa sempre più cospicua. Sui versanti delle montagne a componente calcarea, più dolci e senza grossi ostacoli, il bosco è più esteso, mentre sui versanti delle ripide montagne a carattere siliceo esso è più rado, interrotto frequentemente dai salti di roccia, dai canaloni delle valanghe o dalle frane.

Il tipico sottobosco del lariceto è costituito da un tappeto di rododendri e mirtilli, soprattutto sui versanti meno esposti al sole, dove la neve perdura maggiormente, proteggendo le gemme dal gelo, mentre su quelli più esposti si trovano i ginepri nani, più resistenti a condizioni estreme. Sui pendii un poco ombreggiati, è possibile scorgere uno dei fiori endemici alpini più belli, l’ormai rara Aquilegia alpina. Salendo oltre il limite del bosco, la vegetazione si fa sempre più bassa e rada. Alcune specie degli antichi pascoli riescono a sopravvivere, ad esempio la gialla margherita dell’arnica. A quote più elevate le aree aperte e soleggiate sono dominate da praterie di graminacee e piperacee. Se si giunge poi alle morene e alle rocce, le cromie dei fiori si fanno sempre più intense per attirare l’attenzione degli insetti impollinatori. Qui si possono ammirare, fra le numerose specie, i cuscinetti di silene, il crisantemo alpino, il miosotys azzurro, il ranuncolo glaciale e l’astro alpino, il genepì maschio e femmina (ovvero l’ Artemisia genipi e l’Artemisia mutellina).

Parco naturale Alpe Veglia, ancora il Monte Leoneph

Quanto invece alla fauna, i camosci sono da tempo una presenza costante così come i caprioli, che preferiscono tenersi nel folto dei boschi. Comparsa invece molto recente è quella dei cervi, che nel parco sono riusciti a trovare un territorio ideale per la riproduzione. Lo stambecco, reintrodotto negli anni Settanta, è ormai stabile. Non può poi mancare la marmotta, curiosa sentinella pronta a fischiare a ogni minimo pericolo. E’ molto spesso questo attento roditore ad avvertire chi si trova intorno con un caratteristico fischio d’allarme, della presenza della sua grande nemica naturale, l’aquila reale. Altri mammiferi più riservati sono la lepre bianca, le numerose volpi, l’ermellino, il tasso, lo scoiattolo. Oltre all’aquila, altri rapaci che popolano l’area sono la poiana, l’astore, lo sparviero, il gheppio e tra i notturni il gufo, la civetta capogrosso e la civetta nana. Sempre tra gli uccelli ricordiamo la pernice bianca e il gallo forcelle, che, proprio all’interno del parco, raggiungono la massima densità di tutto l’arco alpino. Ambienti da considerare con attenzione sono infine le zone umide e i laghetti: è qui che si possono osservare la rana temporaria e il tritone alpestre, mentre grosse libellule volteggiano sul pelo dell’acqua.

La piana dell’Alpe Veglia e il Monte Leone. Val Divedro

L’Alpe Veglia è conosciuta anche come l’alpe della luce, baciata dal sole e inserita in un ampio anfiteatro di montagne. I suoi pascoli sono raggiungibili solo fino a quando la neve non rende inaccessibile il percorso verso l’alpeggio che si mantiene quindi come luogo intatto con le sue tradizionali case in pietra. L’Alpe Devero è invece conosciuta come l’alpe del sorriso, per l’incredibile varietà di fioriture che riempiono di sfumature multicolori i meravigliosi prati in quota.
Il villaggio di Crampiolo, situato ai piedi della diga di Codelago, è caratterizzato da ampi pascoli che si fondono con il nucleo abitato: qui architettura walser e ossolana si sono unite contribuendo alla nascita di uno dei piccoli borghi alpini più belli d’Europa.

Fonti: https://www.comune.baceno.vb.it/

Foto: Marco Benedetto Cerini

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