A un passo dal tetto del mondo
La capanna Margherita, sul Monte Rosa, è il rifugio-laboratorio più alto d’Europa
di Pino Riconosciuto
E’ il rifugio alpino più alto d’Europa, con i suoi 4559 metri di quota sulla Punta Gniffetti, una delle più elevate del massiccio del Monte Rosa. E’ la capanna Regina Margherita, la cui storia si intreccia con i primi lustri di attività del Club Alpino Italiano. Nato nel 1863 a opera di Quintino Sella, nel 1889 l’assemblea dei soci del CAI decide di realizzare quella che per l’epoca fu la più importante opera di ingegneria alpina, e ancora oggi rimane tra le più significative della storia delle Alpi.
Basti dire che la capanna fu organizzata e predisposta in tutti i particolari a valle, per poi essere portata su sul dorso dei muli e, nell’ultimo tratto, a spalla dagli scalatori che la depositarono sulla roccia, spianata a colpi di dinamite. Lì i pezzi vennero montati in sicurezza nel giro di un paio d’anni, dal 1890 al 1892. Completamente in legno, venne rivestita in rame per isolarla dai fulmini e fu ancorata al terreno con una struttura di ferro, in modo che potesse resistere ai forti venti dell’alta quota. Il 30 agosto del 1893 avvenne l’inaugurazione ufficiale, alla presenza della Regina Margherita di Savoia che salì in quota per presenziare all’evento cui aveva collaborato con importanti finanziamenti. Dopo qualche anno venne allargata per ospitare studiosi di astronomia, meteorologia, fisica terrestre e fisiologia, che intendevano sfruttare la particolarità dell’altissima quota per effettuare osservazioni, studi ed esperimenti. Per quasi 90 anni la struttura originaria venne preservata e utilizzata. Solo nel 1979 venne smontata e sostituita con l’attuale rifugio-laboratorio, che venne inaugurato il 30 agosto 1980. Dal 2000 è sede della più alta stazione meteorologica d’Europa.
La capanna Margherita è meta ambita degli alpinisti che amano cimentarsi con le cime oltre i 4 mila metri. La salita al rifugio è considerato quasi un battesimo dei 4 mila per chi non è ancora esperto di quelle quote. Questo non significa che si tratti di una escursione banale, tutt’altro. Le alte quote non lo sono mai, oltre alla fatica immane che deriva dalla rarefazione dell’aria, crepacci e seracchi sono pericoli molto seri che anche in questa ascesa possono sempre colpire l’alpinista. Naturalmente per i principianti delle escursioni sulla neve e il ghiaccio è necessario l’accompagnamento di una guida alpina, che comunque è consigliato anche per chi non è un principiante. Non perché il tragitto presenti serie difficoltà tecniche, quanto perché si tratta di una escursione lunga e faticosa, da compiersi in due giorni, e perché i pericoli dell’alta quota sono sempre presenti e consigliano prudenza e il sostegno di una guida esperta.
In Piemonte si parte da Alagna Valsesia e, utilizzando gli impianti di risalita, si raggiunge punta Indren a 3275 metri. Da lì i quasi 1300 metri di dislivello, che data la quota portano con sé un maggiore dispendio di energia e stanchezza, consigliano una sosta notturna, da effettuare alla capanna Gniffetti, a 3674 metri di altitudine, dove è utile fermarsi anche per abituare un po’ il corpo all’alta quota e recuperare energie. La mattina successiva si parte poco dopo le 5 per l’ultimo tratto che si percorre in un tempo che va dalle 3 alle 5 ore, secondo il livello di allenamento. Perché è evidente che salire alla capanna Margherita richiede un certa abitudine al ghiaccio, alla fatica e all’altezza, oltre a una attrezzatura di primordine. In compenso dall’alto della capanna si gode di una vista impareggiabile, con da una parte tutta la catena del Monte Rosa, dall’altra il Monte Bianco e le cime svizzere. Si è lì, a un passo dal tetto del mondo, sospesi nella natura più forte e affascinante.