“Abbassate le luci, spegnete i telefonini. Lasciamoci così”
Amava la Cappella del Barolo a La Morra e proprio lì lo scorso settembre salutò tutti come se sapesse che tutto sarebbe finito presto
di Mario Bocchio
Ci ha insegnato che l’arte e la cultura non hanno disabilità, possono superare qualunque limite e vinceranno sempre. Ezio Bosso ci ha lasciati a 48 anni. Soffriva di una malattia neurodegenerativa dal 2011. Ha inizialmente continuato a suonare il piano, ma dal 2017 si è concentrato sulla direzione e la composizione. Ha imparato a leggere e suonare musica prima dei quattro anni e all’età di 14 anni era diventato il bassista della band Statuto.
Nel 2011, a seguito di un’operazione dovuta alla rimozione di una neoplasia, era stato colpito da una sindrome neurodegenerativa che, tuttavia, non gli ha impedito di continuare a comporre e dirigere, una sindrome che inizialmente era stata erroneamente indicata dai media come Sla. In seguito Bosso ha abbandonato la musica popolare per diventare direttore d’orchestra e compositore classico. Ha diretto orchestre di spicco come la London Symphony Orchestra. Il 30 ottobre 2015 è uscito il suo primo grande album, The 12th Room, e ha raggiunto il terzo posto nella classifica degli album Fimi italiani. Bosso ha vinto numerosi premi per le sue composizioni, tra cui l’Australian Green Room Award, il Syracuse NY Award e due David di Donatello Awards.
Le sue composizioni sono apparse in vari film, performance art e produzioni teatrali. Nel settembre 2019 Bosso ha fatto sapere che, a causa della malattia, stava perdendo il controllo di due dita. Pertanto non era più in grado di suonare il piano. Aveva chiesto ai suoi fans di smettere di implorarlo di suonare il piano quando due dita “non rispondono più bene”.
Stava dirigendo la sua Orchestra Filarmonica d’Europa in un teatro a Foggia, quando è stato messo sotto pressione dal pubblico per suonare. “Se mi ami, ti prego, non chiedermi più di suonare”… “Non conosci la sofferenza che mi provoca … Ho due dita che non rispondono più bene e quindi non posso dare così tanto alla musica”. Sapeva benissimo che tutto sarebbe finito presto, per sempre. A La Morra, terra di vigneti pregiati, si nasconde una incredibile chiesetta colorata unica nel suo genere. Costruita nel 1914 come riparo per i lavoratori dei filari circostanti in caso di temporali o grandinate, la Cappella di SS. Madonna delle Grazie, meglio conosciuta oggi come Cappella del Barolo, fu acquistata dalla famiglia Ceretto nel 1970 insieme ai sei ettari del prestigioso vigneto di Brunate. Bosso amava profondamente questo luogo. C’era stato lo scorso settembre, insieme all’amico artista inglese David Tremlett, e aveva suonato al pianoforte per pochi fortunati.
“Qualcuno che ama questa terra ha chiamato due artisti che hanno saputo creare un luogo in cui perdersi in un pensiero sacro, in cui trovare se stessi. Solo gli artisti lo sanno fare e pochi lo sanno fare bene. Uno di questi, per me, è Tremlett, con cui ho avuto la fortuna di condividere un pezzo di percorso. Lui è stato una delle mie ali per essere felice. Quando mi chiedono chi mi ha ispirato nelle mie composizioni, io cito sempre pittori e scultori”. Poi la precisa richiesta del maestro: “Abbassate le luci, spegnete i telefonini. Lasciamoci così”. Sapeva che sarebbe finito tutto. Ce lo ha detto con grande dignità.