Siria, Aleppo, 2012, giovani combattenti (foto P. Siccardi)

“Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni”. Una mostra fotografica a Torino sulle guerre in nome di Dio

L’inaugurazione è prevista per mercoledì 28 febbraio

Crpiemonte
4 min readFeb 19, 2018

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di Marco Travaglini

Il Museo Nazionale del Risorgimento di piazza Carlo Alberto a Torino ospiterà, dal 1 marzo al 1 maggio 2018, la mostra fotografica “Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni”. L’inaugurazione è prevista per le 19.00 di mercoledì 28 febbraio. Un racconto in centodieci scatti realizzati dai fotoreporter Roberto Travan e Paolo Siccardi che svela un aspetto finora poco indagato: la fede in Dio e il dovere di combattere in suo nome, oggi come ieri.

Afghanistan, Kabul, 2002, nella Moschea Karta Sakhi gli sciiti celebrano il rito della flagellazione (foto P. Siccardi)

La mostra è organizzata dal Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte, con il supporto di Fujifilm Italia. Le foto di Siccardi e Travan catturano l’attenzione e generano forti emozioni. A condurre il visitatore le parole del giornalista e inviato Domenico Quirico: “Queste foto sono lampi di crudo dolore. La guerra e i segni di Dio: piccoli e grandi, pendagli e lapidi, chiese e moschee, segni tracciati sui muri e scritte che gridano dio come documentano queste fotografie strazianti che grondano ancora dolore. La fede ottiene dall’essere umano ciò che nessun’altra dottrina ha mai ottenuto. Nel bene e nel male”.

Bala Baluk, 2013, in volo verso la base avanzata del contingente multinazionale Isaf (foto R. Travan)

Roberto Travan, giornalista professionista e fotografo indipendente si è specializzato inreportage di guerra e sociale. I suoi lavori sono stati pubblicati principalmente da La Stampa — giornale in cui lavora dal 1989 — e tradotti in diverse lingue. Paolo Siccardi, giornalista e fotoreporter free-lance, è autore di diversi libri e mostre fotografiche e collabora da anni con il settore Esteri del settimanale Famiglia Cristiana.

Albania, 1997, madri piangono i figli morti nell’esplosione della base militare di Qafa Shatama (foto p. Siccardi)

I suoi reportage, prevalentemente a carattere sociale, sono stati pubblicati dalle più importanti testate giornalistiche: il Venerdì di Repubblica, Time International, Der Spiegel, Geo Japan, The Guardian, Courrier International. I due fotoreporter hanno selezionato tra le centinaia di fotografie scattate in conflitti sovente lontani dai riflettori dell’informazione: le vittime nei campi di battaglia, i villaggi depredati, i profughi in fuga.

La locandina della mostra
Bangui (Repubblica Centrafricana), 2014, i resti della chiesa protestante a Kokolo, sobborgo distrutto dalle bande islamiche (foto R. Travan)

Repubblica Centraficana, Sud Sudan, Kosovo, Siria, Afghanistan, Israele, Ucraina: sono solo alcuni dei luoghi del mondo devastati negli anni più recenti e ancora oggi da guerre. Conflitti innescati da motivi diversi (politici, economici, etnici), ma tutti accomunati da una sottile linea rossa, non sempre visibile, capace però di alimentare tensioni e drammi che per questo paiono non poter finire: la religione, il dovere di combattere in nome di Dio.

Gerusalemme, 2017, la capitale di Israele è anche la culla del cristianesimo (foto R. Travan)

Nasce da qui “Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni”, con foto che raccontano le testimonianze raccolte nelle trincee, nelle chiese e nelle moschee distrutte, tra le popolazioni ridotte in miseria e disperazione. Un progetto ambizioso e innovativo, teso a fare emergere i modi in cui la fede viene vissuta nelle zone teatro di conflitti.

Nagorno-Karabakh-Talish, 2016, un sacerdote abbandona il villaggio dopo una violenta offensiva azera (foto R. Travan)

Un’idea originale che sfrutta appieno il potere delle immagini rispetto ad altri mezzi di comunicazione. Il linguaggio scelto infatti è quello della fotografia di reportage, genere che coniuga ricerca personale e rigore giornalistico e garantisce una narrazione omogenea e profonda, in linea con la tradizione del fotogiornalismo di guerra.

Sud Sudan-Bor, 2014, nella chiesa cattolica di Saint Andrews si prega per i cristiani Dinca massacrati dalle truppe di etnia Nuer (foto P. siccardi)

L’esposizione è suddivisa in quattro macro aree,luoghi in cui si continua a pregare. E a uccidere — e morire — in nome di Dio: i Balcani (Bosnia, Serbia, Kosovo, Albania); l’Europa e il Caucaso (Ucraina, Nagorno-Karabakh); il Medio Oriente (Afghanistan, Iraq, Cisgiordania, Golan, Siria, Isreale,) e l’ Africa (Repubblica Centraficana, Sud Sudan).La mostra sarà visitabile dal 1 marzo al 1 maggio 2018, dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 18(ultimo ingresso ore 17.00), lunedì chiuso. Biglietto unico mostra + museo: 10 euro, ridotto 8 euro. Gratis con abbonamento Musei e altre card.Info: www.museorisorgimentotorino.it.

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