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Battaglie in Valle Grana

Nel 1742 in Valle Grana la situazione precipita, quell’anno scoppia la guerra per la successione al trono austriaco

Crpiemonte
7 min readJul 27, 2023

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Il Piemonte si allea con l’Austria, ma si vede presto minacciato dalle truppe gallo-ispaniche; il pericolo è grave soprattutto in alta Valle Stura perché di là il nemico prepara il passaggio in Piemonte.

Truppe di ordinanza, al comando del marchese Pallavicini di Frabosa, si trincerano alle Barricate, contingenti di milizia paesana nel giugno sono richiesti ai Comuni dal conte Giuseppe Viterbo di Lemie, governatore della città e provincia di Cuneo, del forte e valle di Demonte.

ll contingente fissato per Montemale è di 10 uomini, per Monterosso di 42; Valgrana da parte sua arruola e arma 24 uomini.

Il Colle Fauniera

Nel luglio del 1744 l’esercito dei gallo-ispanici forte di 24.000 uomini scende dall’Argentera giungendo alle Barricate che ne dovrebbero bloccare il passaggio; il luogo infatti già naturalmente ben munito è stato consolidato con trinceramenti e muraglioni di difesa; anche le posizioni dell’ala sinistra sono state rinforzate e tutte le ipotesi si sono fatte, temendosi l’aggiramento del nemico che dal Colle della Maddalena, per il Passo della Scaletta, potrebbe giungere fino alla Gardetta o da Acceglio in Valle Maira, salendo per la strada di Unerzo, potrebbe raggiungere la stessa località tanto piú che “…le due strade sono traghettabili con bestie mulatine, o infine, per i Colli del Preit, del Mulo e di Valcovera, salendo da Marmore, potrebbe introdursi in Valle Stura…”

Considerata l’importanza strategica dei quattro colli che dominano il passaggio tra Valle Maira e Valle Stura, secondo i piani del generale Guibert, un battaglione di 700 uomini è stato disposto a guardia del Colle del Mulo e di Valcovera ed un altro battaglione ai Colli della Scaletta e della Gardetta con distribuzione di carabine rigate ai soldati e il piazzamento di quattro pezzi d’artiglieria alla Gardetta allo scopo evidente d’impedire l’aggiramento da Valle Maira per il Vallone di Marmore e di bloccare il nemico nel caso che, superate le difese avanzate della Scaletta e della Gardetta, tentasse di scendere per il Vallone dell’Arma su Demonte.

Come è prevedibile, l’attacco contro le Barricate si scatena il 17 luglio con una vigorosa offensiva contro la Gardetta.

ll conte di Lautrec, portatosi ad Acceglio, marcia prima su Prazzo, poi, avendo avuto sentore che i Piemontesi si sono fortemente trincerati alla Gardetta, adottate tutte le disposizioni che ritiene necessarie, alla testa di un grosso distaccamento preceduto da granatieri muove all’attacco, ma è ricevuto da una nutrita salva di fucileria; il generale fa rispondere al fuoco, ma, siccome non conosce né la forza né le risorse dei difensori né tanto meno la posizione in cui si trova, avvicinandosi la notte, non si impegna troppo e preferisce combattere temporeggiando anche per non esporsi al pericolo d’un rovescio in caso d’insuccesso. Cosi almeno narra il marchese di Saint-Simon.

Il D’Agliano invece racconta che l’azione fu diretta contro il Colle del Mulo e, iniziata ad un’ora di notte, durò più di quattro ore non senza perdita dei franco-spagnoli che, sopravvenuta una forte pioggia, furono costretti a desistere dal combattimento e a ritirarsi, tanto più che, appena incominciato l’attacco, truppe piemontesi dislocate nelle vicinanze accorsero in rinforzo dei difensori.

Ancora oggi a Castelmagno si ricorda “il vallone dei morti” ove più aspro sarebbe stato il combattimento e più numerosi i caduti.

Nella notte seguente il Pallavicini, sia perché teme di non poter tenere la posizione sia perché gli mancano le munizioni, ordina la ritirata; i franco-spagnoli, avvicinatisi fino verso i nostri trinceramenti, non udendo alcun rumore, vi penetrano dentro e, dopo averl trovati sguarniti, allo spuntare del 18 si danno ad inseguire i Piemontesi ai quali fanno alcuni prigionieri.

A pagare lo scotto di quei combattimenti sono le frazioni Chiappi e Chiotti di Castelmagno che vengono saccheggiate dai gallo-ispanici.

Cinquant’anni dopo con lettera da Caraglio, in data 11 novembre 1792, il segretario comunale Giovan Battista Martini ricorderà ancora “…che nella passata guerra le truppe nemiche occuparono il Colle denominato del Mulo posto nei limitrofi d’esso luogo di Castelmagno e delle due valli di Macra e di Stura e quindi saccheggiarono la parrocchia superiore del già detto luogo…”.

Il nemico non ardisce scendere per la Valle Grana, ma tanto e il timore incusso nei paesani che il Comune di Valgrana decide d’inviare 15 guastatori a rompere la strada che da Castelmagno porta a Caraglio.

Superate senza gravi difficoltà le Barricate, i gallo-ispanici ai primi di agosto pongono assedio al Forte di Demonte che a detta degli esperti dovrebbe resistere a lungo.

Per poter investire appieno la piazzaforte al nemico è necessario ridurre in suo potere anche le alture sulla sinistra della Stura, cioè il Colle di Valloriate che per il Vallone di Valloria conduce a Gaiola e al ponte dell’Olla e il Colle dell’Ortica per il quale si passa in Valle Grana.

Il Colle dell’Ortica, difeso dapprima da trecento uomini comandati dal maggiore cavaliere di Polonghera, è ora rinforzato da altri cinquecento soldati sotto il comando del colonnello marchese di Garessio con ordine di resistere ad oltranza in caso di un attacco nemico.

Questo ha luogo il 7 agosto con oltre duemila uomini disposti in tre distinte colonne; gli avamposti piemontesi tenuti dalla milizia paesana rispondono senza tentennare al primo fuoco, poi sono costretti ad indietreggiare fino alle alture dove si trova il grosso dei difensori; gli spagnoli, nonostante le asperità del terreno, riescono a raggiungere la sommità del colle, respingono i contadini armati che loro contrastano il passo e si appostano per sostenere l’urto delle truppe regolari.

Il combattimento ravvicinato dura violentissimo per circa quattro ore; i difensori, soverchiati dal gran numero degli avversari in cui rinforzo sono giunte truppe fresche, abbandonano la posizione, non tralasciando di far fronte al nemico che l’incalza. Dei nostri cadono non più di 150 uomini tra cui due ufficiali subalterni, il capitano cavaliere d’Orbassano e il capitano Fontana sono fatti prigionieri; il nemico conta 600 uomini tra morti e feriti.

Avvertito dell’insuccesso del marchese di Garessio, il marchese Pallavicini e il conte della Rocca con granatieri e picchetti di soldati si muovono da Busca per proteggerne la ritirata, raggiungendolo quando già è a Valgrana.

Cuneo

Caduto dopo pochi giorni il Forte di Demonte, il nemico dilaga verso Cuneo che è sottoposta ad un rigoroso assedio, mentre distaccamenti di truppe a piedi e a cavallo occupano le posizioni strategicamente più importanti attorno alla Città.

A Caraglio i gallo-ispanici al comando dei principi di Conti e Filippo di Borbone giungono il 19 agosto mettendo a ferro e fuoco il paese e razziando quanto possono; il 25 viene inviato a Valgrana un distaccamento di cavalleria con l’ordine di arrestare e condurre a Caraglio gli ufficiali del Comune cui è imposto il versameno entro 24 ore di L. 3500 e la contribuzione di 3000 emine di frumento, 1000 di segala, 1500 di biada; per le proteste dei sindaci la contribuzione è poi ridotta a 1500 emine di frumento che, per evitare il saccheggio del paese, dovrà essere condotto a Borgo S. Dalmazzo.

Durante l’assedio che si prolunga contro ogni aspettativa del nemico, questi, avendo bisogno di legname, ordinerà il taglio straordinario di piante: a Valgrana saranno ottomila le piante abbattute; a Monterosso San Pietro per causa bellica verranno abbattuti frassini, pioppi e querce in gran numero.

Alla partenza dei gallo-ispanici che dopo un inutile assedio sono costretti a ritirarsi in disordine, i Comuni sono prostrati sia per le spese sostenute a causa della guerra sia per le razzie che il nemico vi ha perpetrato.

A Monterosso San Pietro il Consiglio comunale in seduta 3 febbraio 1745 ordina “…doversi porger a S. M. supplica per ottener la grazia sudeta (condono della paga del sale non levato nel 1744) et in essa rappresentarsi le miserie di questo luogo e danni causati dalla mortalità delle bovine, oltre li causati dalla guerra nella scorsa campagna, qual durante, sendosi contribuito, dissipato e consonto il poco fieno raccoltosi in questo luogo nel suddetto anno, vensero perciò li particolari necessitati d’ezitare li pochi loro bestiami per non aver piú di che nodrirli, gionto il tagliamento straordinario fattosi dalle truppe di tutte le piante di frassini, quercie e piobe, delle di cui foglie si valevano li poveri particolari per sostentare le poche loro bestie minute, stante la scarsezza ordinaria de’ (?) eni… et ciò oltre la morte causata a piú persone dal timore e fuga per evadersi dalle mani della truppa nemica che si trovava al Colle dell’Ortica in vicinanze de’ foresti di questo luogo… “.

A Valgrana, che l’8 novembre 1744 ha avuto l’onore di una visita dello stesso re Carlo Emanuele III, fermatosi in paese per il pranzo, nella seduta del 19 ottobre 1745 il Consiglio comunale, elencando i danni subiti durante l’occupazione nemica, delibera di presentare supplica per ottenere la bonifica delle tasse da versare all’erario.

Carlo Emanuele III di Savoia

Monterosso S. Pietro ancora nel 1751 chiederà il rimborso delle spese sostenute nella passata guerra quando truppe regie si accamparono nelle borgate Chiassorino, Alborné e Marchio, ottenendo un condono sulle tasse di L.888 e poi ancora di L. 482.

Fonte: “La Valle Grana nei Secoli” di don Maurizio Ristorto

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