Il Carnevale di Ivrea e la battaglia delle arance

Carnevale in Piemonte, la storica tradizione di Santhià e Ivrea

Dopo due anni di manifestazioni sospese per il Covid e poi ripristinate un po’ in sordina, quest’anno i festeggiamenti pubblici del Carnevale tornano pienamente nella programmazione di molti Comuni e Pro loco. È l’occasione dunque per ripercorrere storia e origini di una tradizione popolare profondamente radicata in Piemonte

Crpiemonte
4 min readFeb 10, 2023

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di Elena Correggia

Fra i Carnevali storici più antichi d’Italia c’è quello di Santhià, organizzato tramite una sezione dell’Associazione turistica Pro Loco della città denominata “Antica Società Fagiuolesca”. Documenti presenti nell’archivio comunale attestano che già nei primi anni del Trecento a Santhià esisteva un’associazione giovanile laica, l’Abadia, che si occupava di organizzare balli e festeggiamenti in occasione del Carnevale. In un altro foglio risalente al 1893, in possesso della Pro Loco, si legge che quell’anno correvano le celebrazioni per l’ottavo centenario dell’Antica Società Fagiuolesca, il che permetterebbe di retrodatarne l’esistenza almeno al 1093.

Il Carnevale di Santhià

L’evento carnevalesco è molto sentito e partecipato dalla cittadinanza: sono oltre 2mila i figuranti in una città di appena 9mila abitanti. Le diverse compagnie che animano la kermesse collaborano strettamente: c’è chi sfila sui carri e a piedi, chi suona, chi prepara la grande fagiolata. Fra i riti che contraddistinguono la festa si ricorda la sfilata dei maiali, evento che deriva dalla Salamada, una processione che anticipava di quindici giorni la Fagiuolata e nella quale sfilavano per le vie della città dodici suini diretti al macello per la preparazione dei salami. Dagli anni ’90, grazie a una maggiore sensibilità ambientalista, i protagonisti dell’evento non sono più gli animali ma le persone travestite, capeggiati da una mascotte in cartapesta. I salami per la Fagiolata sono invece confezionati dai “Salamat”, che 20 giorni prima dell’inizio del Carnevale si occupano per tre giorni consecutivi della preparazione, coadiuvati dagli “Appenditori”, che hanno il compito di appendere gli insaccati per garantirne la corretta maturazione.

Stevulin e Majutin

Curiosamente Santhià non ha avuto maschere ufficiali per lungo tempo. C’erano infatti gli Abbà, che già rappresentavano le diverse autorità carnevalesche. Nel 1929 però vennero creati due personaggi locali, Stevulin e Majutin, molto simili alle maschere torinesi di Gianduja e Giacometta. Stevulin dla Plisera (Pellizzera in italiano), una cascina non lontana dal confine con Tronzano, è il tipico contadino dalle “scarpe grosse e dal cervello fino”, furbo e pronto a denunciare storture e malcostumi locali. Majutin dal Pampardù (Panperduto in italiano) è la regina della casa, laboriosa, ubbidiente e modesta.

Manifesto storico del Carnevale di Ivrea

Fra le antiche consuetudini un po’ goliardiche non si sono perse le “sveglie”, suonate dal Corpo Pifferi e Tamburi per svegliare l’esercito carnevalesco impegnato nella preparazione della festa. Molto caratteristica anche la cerimonia di chiusura del Carnevale, incentrata sul Rogo del Babàciu, un pupazzo di cartapesta dal significato simbolico. La fine della festa inoltre è accompagnata dall’ammainamento della bandiera del Carnevale di Santhià e dalla discesa dal trono della statua di Gianduja, che viene baciata dai carnevalanti.

A Ivrea la battaglia delle arance rievoca la ribellione contro il tiranno

Noto a livello nazionale e internazionale soprattutto per la Battaglia delle arance, il Carnevale storico di Ivrea si ammanta di un profondo significato simbolico, che richiama un episodio medioevale di affrancamento dalla tirannide da parte della comunità eporediese.

Ivrea, il cappello frigio

Un barone (il Marchese del Monferrato), che affamava la città, venne scacciato grazie alla ribellione di Violetta, la figlia di un mugnaio che non volle sottostare allo jus primae noctis e che, uccidendolo, accese la rivolta popolare. La celebre Battaglia delle arance rievoca proprio questa insurrezione: il popolo è rappresentato da squadre di aranceri a piedi che combattono privi di qualsiasi protezione contro gli aranceri sui carri che indossano invece protezioni e maschere di cuoio. Gli scontri hanno luogo per tre giorni nelle principali piazze della città e l’evento si arricchisce di un complesso cerimoniale, che culmina nel corteo storico e attinge a leggende ed episodi di epoche passate, dalle sommosse popolari medioevali all’epoca napoleonica. In ricordo della figura di Violetta, la maschera beniamina della festa è la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà, accompagnata dal Generale, che ha origini napoleoniche.

In segno di partecipazione al Carnevale i cittadini, su ordinanza del Generale, a partire dal Giovedì grasso scendono in strada indossando il berretto frigio, un cappello rosso a forma di calza. Un accessorio che esprime l’adesione ideale alla rivolta per la libertà come fu per i protagonisti della Rivoluzione francese.

Fonti: Carnevale in Piemonte. Maschere, personaggi e costumi della tradizione, edito dal Consiglio regionale del Piemonte, 2020.

Siti web

www.carnevalestoricosanthia.com

www.storicocarnevaleivrea.it

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