Vittorio Amedeo III di Savoia e Napoleone firmarono l’Armistizio di Cherasco

Cherasco e il celebre armistizio

Viaggio in un luogo storico della vicenda napoleonica in Italia

Crpiemonte
4 min readMar 27, 2022

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di Mario Bocchio

Napoleone Bonaparte aveva solo 26 anni quando prese il comando dell’Armata d’Italia (Armée d’Italie), come era denominato l’esercito francese assegnato al teatro bellico italiano. Partendo da Nizza il 2 aprile, in una marcia inarrestabile lungo la costa, si cimentò in una stupefacente serie di battaglie e vittorie che sfociarono nell’Armistizio di Cherasco del 28 aprile 1796 con Vittorio Amedeo III di Savoia, e nel famoso proclama: “Popolo d’Italia, l’esercito francese viene a spezzare le tue catene…”.

Il generale Bonaparte durante la prima campagna d’Italia

L’armistizio, ratificato il 15 maggio successivo nel Trattato di Parigi, pose fine alla brillante prima fase della Campagna d’Italia, preludio del successivo mito napoleonico. Formalizzò l’occupazione francese del territorio sudoccidentale del Piemonte, dalla Valle del fiume Stura ad Alessandria, comprese le fortezze di Cuneo, Ceva e Tortona. Impose inoltre a Casa Savoia il ritiro dall’alleanza con gli austriaci e la cessione di Nizza e della Savoia alla Francia.

Il comandante di brigata Rampon difende la ridotta di Monte-Legino contro gli Austro-Sardi, presso Cairo Montenotte il 10 aprile 1796

Il 9 marzo 1796 Napoleone, dopo soli due giorni di matrimonio con Joséphine Tascher de La Pagerie, vedova Beauharnais, partì per l’Italia alla testa di circa 38.000 uomini mal equipaggiati. Fu questo l’inizio di un’operazione militare che, nei piani del Direttorio (l’organo politico che governò la Francia dal 1795 al 1799), avrebbe dovuto essere semplicemente una manovra militare, poiché il vero attacco all’Austria avrebbe dovuto avvenire dal fronte del Reno.

L’Armistizio di Cherasco, stampa

L’avvio della prima Campagna d’Italia di Napoleone portò invece alla luce il genio militare e politico del Corso che, nonostante l’inferiorità numerica e logistica, riuscì a sconfiggere più volte le forze austriache e piemontesi.

Contro di esse seguirono numerosi scontri — a Dego, Millesimo, Cairo Montenotte, Cosseria e a San Michele Mondovì — dove il 19 aprile 1796 si svolse una storica battaglia chiamata Battaglia del Passo San Giacomo (Battaglia della Bicocca di San Giacomo) o La presa di San Michele.

L’esercito di Napoleone occupa la fortezza di Cuneo, 28 aprile 1796. Opera di Giuseppe Bagetti

Con l’Armistizio di Cherasco Napoleone Bonaparte costrinse Vittorio Amedeo III di Savoia a fare dolorose concessioni, tra cui la cessione, come detto, della Savoia e di Nizza alla Francia.

Il 10 maggio 1796 Napoleone prese d’assalto l’ultima difesa austriaca nella battaglia al Ponte di Lodi e quattro giorni dopo, il 15 maggio, marciò su Milano. Si concluse così la prima fase della Campagna d’Italia.

Il torinese Giuseppe Bagetti, il “capitano-ingegnere-geografo-artista” dell’esercito francese, iniziò nel 1796–97, dopo la prima campagna napoleonica in Italia, a ricostruire magistralmente le scene di battaglia, realizzando una serie di vedute, paesaggi, disegni e acquerelli. Opere che illustrano con precisione geografica i momenti più importanti mettendo in risalto il protagonista: il generale francese e il suo esercito. Una vera e propria retrospettiva, equivalente di un servizio fotografico giornalistico, che esalta il valore dell’esercito napoleonico e del suo comandante.

Cherasco, Palazzo Salmatoris

Cherasco, in provincia di Cuneo, rientra così nei luoghi storici della vicenda napoleonica.

Palazzo Salmatoris è l’edificio più importante della cittadina. Qui venne custodita la Sindone di Torino nel 1706, e proprio in queste sale venne siglato l’armistizio napoleonico del 1796. La stanza della Sindone, detta Camera del Silenzio, è stata affrescata da Sebastiano Taricco, importante pittore locale. Degni di nota sono anche lo scalone monumentale e le decorazioni degli altri ambienti.

Cherasco ricopre anche una certa rilevanza per le sue testimonianze barocche. Lo spettacolare Santuario della Madonna del Popolo (1693) custodisce una statua lignea della Madonna del Rosario (sec. XVII) e fa parte dell’ex convento somasco; la Chiesa di Sant’Iffredo, ricostruita tra il XVI e il XVII secolo, conserva l’altare in marmi policromi e affreschi dell’Operti. La cinquecentesca Chiesa di Sant’Agostino concorda architettonicamente con l’attiguo Arco del Belvedere, e presenta il pregiato portale ligneo, gli affreschi dell’Aliberti e del Taricco e l’altare barocco.

L’Arco del Belvedere, costruito tra il 1647 e il 1688 per l’esenzione della peste del 1630; a lato dell’Arco, la Chiesa di Sant’Agostino

A Cherasco gli ebrei ebbero un ruolo importante nel Risorgimento grazie alla loro emancipazione da parte di Carlo Alberto nel 1848. Il primo ebreo laureato all’Università di Torino fu l’ingegnere cheraschese De Benedetti, dopo appena sei mesi di studio. Nascosta come vogliono le antiche leggi del ghetto, la sinagoga si trova quasi sulla via principale ed è aperta solo in occasioni speciali. Merita una visita, così come il Cimitero Ebraico, luogo di riposo di alcuni tra i più illustri ebrei italiani.

Bibliografia: Carlo Giuseppe G. Botta, Supplementi alla Storia d’Italia contenente la corrispondenza del governo francese col General Bonaparte, Nistri e Capuso, Pisa 1825; David G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, ed. RCS Libri-Superbur Saggi, Milano 2002.

Fonti: “Fondazione De Benedetti”

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