Il Salone delle Guardie Svizzere a Palazzo Reale a Torino

Colmare una lacuna

Che la storia della Svizzera occidentale e del Piemonte si siano intrecciate fin dalla notte dei tempi, malgrado gli ostacoli naturali che dividono le due regioni, è un fatto relativamente noto

Crpiemonte
5 min readJul 17, 2024

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Il ducato di Savoia, ad esempio, nel XV secolo dominava gran parte dell’attuale territorio della Svizzera francese.

Meno noto è invece il lascito dei vari Pictet, de Fernex, Geisser, Leumann, Abegg, Wild, Kind, Boringhieri, Caratsch… Personalità che, oltre ad aver segnato la storia del Piemonte e di Torino in particolare, avevano anche un’altra caratteristica comune: erano tutte di origine svizzera.

Una lacuna che ormai è stata colmata grazie ad alcuni membri della colonia elvetica di Torino. Il volume “Svizzera-Piemonte, un confine che unisce”, presentato nel 2010 alla Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino, ritraccia i rapporti secolari tra Confederazione e Piemonte e soprattutto illustra l’importante contributo di molti svizzeri in ambito architettonico, industriale, finanziario, militare, sportivo.

L’ obiettivo era di riunire in un insieme organico varie informazioni sparse qua e là. Il volume racchiude i saggi di 18 autori, tra cui alcuni discendenti di queste famiglie svizzere stabilitesi in Piemonte.

“L’idea è nata in modo casuale. Tra le altre cose, questa opera ha il pregio di basarsi anche su una documentazione spesso inedita, proveniente dagli archivi famigliari”, aveva spiegato la coordinatrice editoriale Carla Gütermann, pronipote di Napoleone Leumann, un imprenditore svizzero che nel 1875 fondò un cotonificio a Collegno, alle porte di Torino.

Ad inaugurare la presenza elvetica su vasta scala in Piemonte furono, come in molte altre regioni europee, i soldati. La visita di Palazzo Reale di Torino inizia nel Salone degli Svizzeri.

Il villaggio fu edificato tra la fine dell’800 ed i primi del ‘900 ai lati dell’omonimo cotonificio

Qui sostava la guardia del corpo del Duca di Savoia, i cosiddetti Cent Suisses de la Garde, la prima unità permanente composta da mercenari elvetici istituita nel 1597 da Carlo Emanuele I e sciolta nel 1831.

Questa piccola truppa d’élite era solo la punta dell’iceberg: nel 1748 ben quattro reggimenti di mercenari svizzeri — per un totale di 10.600 uomini — erano al servizio del Re di Sardegna.

Cent-Suisses, alabardiere

Tra i militari illustri va ricordato in particolare il brigadiere ginevrino Gabriel Pictet, a cui nel 1774 re Vittorio Amedeo III affidò l’incarico di istituire un nuovo corpo per la sorveglianza delle frontiere e il controllo delle dogane, che prese il nome di Legione delle truppe leggere. Un corpo destinato a un brillante avvenire, diventato oggi la Guardia di Finanza.

In ambito architettonico, l’impronta lasciata a Torino dalle maestranze svizzere e luganesi in particolare è considerevole.

Nel suo saggio, Maria Vittoria Cattaneo ricorda che nel XVII secolo, stando ad una ricerca di Giuseppe Dardanello nel 1995, il settanta per cento degli appalti controllati dall’amministrazione ducale erano affidati ai luganesi.

Gabriel Pictet

Le decorazioni in stucco di Palazzo Reale, di Villa della Regina e di diversi altri edifici importanti, ad esempio, furono effettuate in gran parte dai luganesi Pietro e Pietro Filippo Somasso, mentre la ristrutturazione della Venaria all’inizio del XVIII secolo fu affidata all’architetto di Bissone Michelangelo Garove.

Anche in ambito gastronomico, diversi svizzeri svolsero un ruolo di primo piano, in particolare esercitando i mestieri di confettieri e cioccolatieri.

In tempi più recenti, la colonia elvetica ha contribuito in maniera importante al decollo industriale del Piemonte. I banchieri ginevrini de la Rüe e i sangallesi Geisser, ad esempio, furono tra i finanziatori di Camillo Cavour nella costruzione di diverse opere importanti, come le linee ferroviarie Torino-Alessandria o del canale artificiale per l’irrigazione della pianura tra il Po e il Ticino.

La prima ondata di imprenditori confederati, attivi in particolare nel settore dell’industria cotoniera, si insediò in Piemonte nella prima metà dell’Ottocento. La seconda ondata giunse dopo l’appello lanciato nel 1865 dalle autorità torinesi, che per il timore suscitato dal trasferimento della capitale a Firenze avevano invitato i capitalisti stranieri ad avviare attività nella regione.

In Piemonte si assistette così a tutta una fioritura di stabilimenti svizzeri: la Stamperia Ackermann a Omegna e Crusinallo (1876), il Cotonificio Leumann a Collegno (1876), la Filatura Vittorio Bass (1884), il Cotonificio Wild & Abegg a Borgone Susa (1881), la Tessitura F.lli Büchi a Caluso (1884), per citarne alcuni.

Villa Caratsch in stile Walser progettata da Pietro Fenoglio e un tempo compresa nell’area del birrificio

E per opera di uno svizzero, l’engadinese Giacomo Bosio, nacque pure nel 1845 la prima vera e propria fabbrica di birra. Sul finire del XIX secolo la birreria, divenuta Bosio & Caratsch, era famosa a livello mondiale, da un lato per il metodo di fabbricazione basato sull’uso di luppolo e orzo senza aggiunte di alcol, dall’altro per l’introduzione della bottiglia.

E dalla birra iniziò la sua avventura un’altra famiglia svizzera di Torino passata alla storia, i Boringhieri, conosciuta soprattutto per l’omonima casa editrice specializzata nella divulgazione scientifica fondata nel 1957 da Paolo Boringhieri.

Ed oggi? I legami tra Svizzera e Piemonte sono tuttora vivi, anche se negli anni più recenti si sono un po’ allentati, forse anche a causa del difficile processo di adesione della Confederazione all’Unione Europea. Le relazioni transfrontaliere sono comunque sempre intense, in particolare a livello economico.

Fonti: Daniele Mariani, Piemonte e Svizzera, fidanzati da secoli; Svizzera-Piemonte, un confine che unisce, ed. Vincenzo Bona, 2009.

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