
Colonia Valdense, tracce di Piemonte in Uruguay
Questa cittadina, così come tutto il Dipartimento di Colonia, ha una chiara impronta italiana, dato che la sua fondazione risale al 1856 quando un gruppo di famiglie di religione valdese si stabilì nella zona
di Mario Bocchio
A fare conoscere questa realtà è stata ItaliaUruguay.com, realizzando un interessante servizio sui membri dell’associazione Famiglia Piemontese di Colonia Valdese - paese dell’Uruguay, situato nel Dipartimento di Colonia a circa 120 chilometri da Monrevideo - riuniti per la classica polenta. Questa cittadina, così come tutto il Dipartimento di Colonia, ha una chiara impronta italiana, dato che la sua fondazione risale al 1856 quando un gruppo di famiglie di religione valdese si stabilì nella zona.

Polenta e tanta musica. Con questo spirito si è svolto il tradizionale pranzo organizzato dall’Associazione Famiglia Piemontese di Colonia Valdense. Oltre un centinaio di persone hanno potuto gustare uno dei piatti tipici del nord Italia molto comune anche in questo angolo d’Uruguay: la buonissima pietanza preparata al sugo con carne tritata.
Nonostante siano passati tanti anni - con gli italiani che sono sempre più pochi - questa località continua a mantenere una fortissima impronta italiana, e più precisamente piemontese. Nel 1856, infatti, un gruppo di 11 famiglie provenienti da Torre Pellice fondò Colonia Valdense. Come suggerisce lo stesso nome, queste famiglie appartenevano alla religione valdese.

Eppure non si tratta dell’unica cittadina del Dipartimento di Colonia con una chiara storia italiana. Nell’elenco ci sono anche Rosario, Juan Lacaze e le altre cittadine costiere della zona bagnate dal Río de la Plata che alcuni chiamano anche “costa dell’immigrato”, proprio per ricordarne le origini. Senza dimenticare La Paz, al cui nome è stato aggiunto quello di Colonia Piamontesa. Insomma, un vero e proprio piccolo Piemonte tra le praterie del sud ovest della Repubblica Orientale.
Tiziano Costabeli è stato tra gli ultimi italiani ad arrivare in queste terre nel 1967 a 17 anni. È cresciuto a Catelgomberto, in provincia di Vicenza; di Luserna San Giovanni, piccola località della Val Pellice, era invece la famiglia paterna che si era stabilita in Uruguay già dieci anni prima.

“Una nostra zia ci invitò a venire, c’era tanta terra disponibile e per noi poteva essere una grande opportunità” racconta questo imprenditore che oggi si dedica al commercio di prodotti tipici fatti in casa come marmellate, formaggi, e quant’altro offre la zona.
Proprio la cucina è stata un’importante risorsa a cui hanno fatto ricorso questi italouruguaiani: “Una decina di anni fa volevamo rinnovare l’associazione ed abbiamo deciso di incominciare ad offrire qualcosa di nuovo per far avvicinare gli altri italiani”. Ecco dunque l’idea di preparare la bagna cauda, tipica specialità della cucina piemontese che si consuma tra autunno e inverno.
La bagna cauda, che in italiano significa “salsa calda”, è composta da acciughe, aglio e olio a cui vanno aggiunte diverse verdure di stagione. Ogni anno, a Colonia Valdense, giungono tanti italiani provenienti anche da altri paesi per provare questo piatto e condividere il momento di compagnia. “La gastronomia può essere un modo efficacie per far riunire gli italiani, noi cerchiamo di fare questo e allo stesso tempo mantenere le nostre tradizioni culinarie” sostiene Costabeli.
Claudio, fratello minore di Tiziano, occupa il ruolo di segretario della Famiglia Piemontese: “Cerchiamo di conservare le nostre radici e diffondere la cultura ma non è sempre facile. Qui il fenomeno emigratorio si è ormai esaurito, oggi restano i discendenti e naturalmente con il tempo le cose si perdono”.

“Il nostro obiettivo - continua il segretario - è preservare il più possibile l’identità di questa comunità. Cerchiamo di coinvolgere anche i giovani ma a volte non manifestano interesse. Comunque noi non ci arrendiamo e continueremo le nostre attività”. In seguito Costabeli fa una riflessione sulle istituzioni italiane: “Dovrebbero essere più presenti, li invitiamo a partecipare alle nostre riunioni ma non vengono”.
Marta Geymonat, che è attualmente la presidente, iniziò a frequentare l’associazione dagli anni novanta. I suoi bisnonni erano piemontesi ed arrivarono a Colonia Valdense nel 1870: “Nella mia famiglia, grazie ai miei nonni, abbiamo mantenuto tante tradizioni. Ho sempre sentito un sentimento di italianità molto forte. Daremo il massimo affinché non finisca tutto questo”.

L’incarico di vicepresidente è occupato da Maria Rita Aicardi. Suo nonno era genovese e si stabilì a Montevideo verso la fine dell’ottocento per poi trasferirsi a Juan Lacaze. Suo marito è invece originario del Piemonte e grazie a lui ha iniziato a frequentare questa collettività. “Credo che ci dovrebbe essere maggiore unità tra gli italiani, le divisioni non servono a niente” è il suo pensiero. Proprio per questo propone di “organizzare più eventi per cercare di coinvolgere il più alto numero possibile di connazionali. Qui siamo in pochi ma facciamo molto. Dobbiamo continuare così”.
A completare la commissione direttiva ci sono anche Elio Michelini, Alicia Oronoz e Raul Favat. “L’Italia l’abbiamo sempre nel cuore, le nostre famiglie ci hanno trasmesso tutto questo e noi continueremo con grande sforzo a mantenerlo”. Il caso di Alica Oronoz è emblematico. Nella storia della sua famiglia c’è una doppia discendenza, il nonno paterno era francese mentre la nonna materna era italiana. Eppure non ha dubbi: “Sono sempre stata innamorata dell’Italia, della sua lingua e della sua cultura. Non so perché ma è sempre stato così ed è per questo che frequento l’associazione italiana fin dalla sua nascita”.
Tra i fondatori della Famiglia Piemontese, nell’ottobre 1985, c’era anche Levi Long, nato a Pinerolo e giunto in Uruguay nel 1948 dopo aver combattuto in Jugoslavia la seconda guerra mondiale.

Oggi ha 92 anni e continua con grande tenacia a venire ai pranzi sociali. “Eravamo tanti italiani, sentivamo la necessità di incontrarci e stare inseme per difendere le nostre radici”. Fu così che cominciò la storia di questa associazione che attualmente organizza tre pranzi all’anno dove partecipano anche altri italiani dell’interno dell’Uruguay.
Ma il fiore all’occhiello della collettività di Colonia Valdense è il suo coro, dove attraverso le canzoni una ventina di persone difendono i ricordi e le musiche ascoltate fin dall’infanzia. Il gruppo si riunisce ogni martedì e prova molteplici brani italiani ed anche alcuni in lingua francese. Tra i maggiori successi del coro spicca sicuramente “Piemontesina bella”, una delle più note canzoni popolari della regione che affronta il tema del ricordo e della nostalgia dell’amore; con gli anni, il brano, è diventato anche un simbolo per i tanti piemontesi emigrati per il mondo.

Italo Romano, nonostante non sia piemontese, ha subito adottato questa canzone tra le sue preferite. Lui, settantatreenne bresciano, si è trasferito in Uruguay cinque anni fa per curare il morbo di Parkinson dopo aver vissuto tantissimi anni in Svezia. Giunto in questo paese, ha subito cercato l’associazione italiana proprio per cercare di cantare. “La musica - ammette - è sempre stato il mio debole, mi da tanta energia”. Sul futuro ha le idee chiare: “Finché vivo canto”.