Conzano-Ingham-Conzano
Un pezzo di Piemonte in Australia
di Mario Bocchio
Un’opera d’arte di circa due metri quadrati, raffigurante un canguro e dei portici situata al di fuori della piazza municipale, denominata Australia: sono le prime immagini a salutare chi arriva a Conzano, ma sono le immagini che forse meglio di tutte descrivono la storia degli abitanti di questa graziosa cittadina del Monferrato Casalese. Si parla infatti abitualmente delle colline del Monferrato immerse nella cultura del vino più autentica, nelle verdi campagne piemontesi; Conzano si confonde con quella del Mount Fox, una montagna vulcanica di Ingham, in Australia, vicino alla quale lavoravano molti italiani proprio di Conzano come tagliatori di canna da zucchero.
Questa cittadina, situata nella regione del Queensland, affacciata sul Mar dei Coralli, è stata meta di emigranti conzanesi che dalla fine del XIX secolo avevano lasciato la loro patria per cercare fortuna lontano dall’Italia. Oggi Conzano, gemellata con Ingham, è chiamato anche il paese dell’Australia, ma è soprattutto conosciuto per essere la terra degli italiani di Ingham: più della metà della popolazione è infatti di originedel Belpaese. Il legame tra le due nazioni si rafforza ogni anno grazie al seguitissimo Festival italo-australiano, che con la maestria del surf wave, porta ogni volta un pezzo d’Italia in Australia.
Uno dei primi monumenti che ammiriamo passeggiando per Conzano è la Torre Civica, simbolo del paese, edificata intorno al 1200. Questa torre, realizzata con blocchi di tufo conchiglifero, ambiente tipico della deposizione marina poco profonda e ricca di fossili, era l’ultima visione degli emigranti che l’hanno sempre custodita nel cuore anche davanti alle cascate mozzafiato di Wallaman. Alcuni dicono che non è un caso che una popolazione che in qualche modo proveniva dal mare, abbia poi rivolto lo sguardo all’Oceano quando ha sentito il bisogno di migliorare le proprie condizioni di vita lontano da casa.
Durante il nostro giro nel centro storico, per i vicoli che corrono su e giù e a volte quando si apre un panorama mozzafiato sulle colline circostanti, abbiamo ammirato la Chiesa Parrocchiale di Santa Lucia, conosciuta fin dalla fine del XII secolo come Chiesa di Santa Maria Conzano, ma già esistita e più volte rimaneggiata nel corso della storia. Il nucleo architettonico del paese è rappresentato da Villa Vidua, residenza settecentesca dei Conti Vidua, restaurata dopo il 1996, anno della sua acquisizione da parte del Comune. Carlo Vidua, Conte di Conzano, morto nel 1830 a soli 45 anni, fu un famoso esploratore, etnografo e scrittore che contribuì anche alla fondazione del Museo Egizio di Torino. Spostandoci nella frazione di San Maurizio scopriamo la bella Chiesa Parrocchiale, originaria del 1400, edificata in epoca tardo gotica e restaurata negli anni ’60. La Chiesa di San Maurizio, fondata nel 1418 da Teodoro II, marchese di Monferrato, fu consacrata nel 1625 e custodisce importanti opere d’arte sacra.
Restiamo nell’affascinante borgo di San Maurizio per la nostra cena. Iniziamo a gustare cibi tipici monferrini, classici alla piemontese con un ricco antipasto: rosette di San Daniele al melone, carne cruda al coltello, insalata russa ad imbuto, sformatino di asparagi con quiche salata allo zabaione con porri e mandorle, Robiola, involtini con crema di tonno, peperoni grigliati e origano. Seguono buoni ravioli saltati con burro e scaglie di parmigiano, oltre a cialde di risotto alla parmigiana con funghi porcini. Innaffiando queste prelibatezze con i migliori vini della zona tra cui Cortese, Barbera e Grignolino, assaporiamo un delizioso arrosto di vitello al tartufo nero, i bocconcini di cinghiale, ma anche l’agnello al forno e il maialino arrosto. Chiudiamo con dolci fatti in casa, tra cui la zuppa inglese, il torrone, la mattonella e una bella crostata di fragole al cioccolato.
Questa bella giornata ci ha insegnato che per appropriarci delle delizie autentiche, a volte basta seguire le tracce dei canguri…
Sfuggire alla miseria, intesa come povertà, gli italiani hanno lasciato l’Europa in cerca di lavoro. Nel 1859 alcuni piemontesi lavoravano già nel Queensland costruendo ferrovie, come minatori, taglialegna, coltivatori di canna da zucchero e sacerdoti (questi ultimi a Stradbroke Island e a Warwick). Uno schema migratorio nel 1891 aumentò il flusso di italiani nel Queensland. Il progetto, orchestrato dall’imprenditore piemontese Chiaffredo Venerano Fraire, ha visto sbarcare circa 335 italiani per i distretti della canna da zucchero del fiume Herbert, Burdekin e Bundaberg. La maggior parte rimase a Ingham nella Contea di Hinchinbrook. La loro presenza dal 1891 suscitò un acceso dibattito in Parlamento e sulla stampa sulla loro capacità di assimilazione.