Da lj Brandé a Il Belvedere, quando il dialetto fa notizia
I periodici locali in lingua piemontese
di Mario Bocchio
I periodici locali in lingua piemontese servono a dimostrare l’adattabilità della lingua ai tempi e agli argomenti attuali. Forse manca loro quella patina di raffinata cultura che in passato, dagli anni Venti agli anni Ottanta ha sempre caratterizzato la scrittura e i contenuti di famose riviste come Ij Brandé e Musicalbrandé. Ma se teniamo conto del fatto che tutti i giornali e le riviste attuali escono senza sussidi, ai loro curatori e ai loro contributori bisognerebbe fare un monumento o assegnare loro una medaglia d’oro al valor civile.
La carta stampata, che offre spazio per testi in piemontese, è poi importante per la valorizzazione del patrimonio culturale della regione; pensiamo alla bella rubrica An piemontèis di Giovanni Tesio e Albina Malerba su Torinosette. Spesso su riviste e settimanali appaiono però testi che non contribuiscono affatto ad arricchire la cultura regionale ma la sviliscono per i temi trattati legati a forme retoriche da strapaese, a convenzioni retrive, a forme di basso umorismo… Mondovì da alcuni anni è diventata una sorta di officina, con i settimanali locali che spesso offrono spazi per la cultura in piemontese. Un’associazione storica come gli “Amici di Piazza” vanta molteplici pubblicazioni all’insegna della piemontesità, e organizza il concorso regionale di poesia in piemontese e occitano Salutme ’l Mòro, che ha superato di gran lunga le quaranta edizioni.
Il concorso prende il nome dal titolo di una famosa poesia del poeta monregalese Carlo Baretti (1888–1946) e fa riferimento all’automa meccanico del Settecento che batte le ore sul campanile della chiesa di San Pietro a Breo. Il Belvedere mensile culturale diretto da Ernesto Billò, uscì per trent’anni, dal 1963al 1993, e ospitò sulle sue pagine, in una soprattutto intitolata col sapido nome in piemontese l’ëmpiu-ra, il meglio della produzione in dialetto di quegli anni.