Dichiarazione universale dei Diritti umani: una storia lunga 76 anni
Adottata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite
di Carlo Tagliani
“Ci troviamo oggi alla soglia di un grande momento nell’esistenza delle Nazioni Unite e dell’Umanità. Questa dichiarazione potrebbe diventare la Magna Carta internazionale, per ogni uomo e in ogni luogo”. Con queste parole tre quarti di secolo fa, il 10 dicembre 1948, la presidente della Commissione Diritti umani delle Nazioni Unite Eleanor Roosevelt — vedova del presidente americano Franklin Delano Roosevelt — sostenitrice dei diritti delle donne, dei lavoratori, dei rifugiati e delle minoranze, presentò all’Assemblea generale delle Nazioni Unite la Dichiarazione universale dei diritti umani, che venne adottata all’unanimità dai 58 Paesi aderenti alle Nazioni Unite: 48 votarono sì, 8 si astennero e 2 non parteciparono al voto.
Non si tratta di un documento qualunque, ma del frutto di un lungo lavoro scaturito dalla volontà e dal desiderio di evitare il ripetersi delle atrocità commesse nel corso del Secondo conflitto mondiale. Un documento di ampio respiro, che ha ispirato e ispira la legislazione internazionale sui diritti inalienabili della persona ed è alla base di un gran numero di battaglie e di conquiste civili del dopoguerra.
Due sono gli assunti generali su cui si basa: la dignità inalienabile di ogni componente della famiglia umana e l’impegno di far rispettare tutte le libertà enunciate senza distinzioni né discriminazioni. La sua struttura è semplice e lineare e si compone di un preambolo e di trenta articoli.
Il preambolo illustra le ragioni storiche e sociali che hanno reso necessaria la Dichiarazione, specificando — tra l’altro — che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i componenti della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà”, denunciando, senza mezzi termini, che “il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità” e indicando come più alta aspirazione dell’uomo “l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno”. Indica, inoltre, la Dichiarazione quale “ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo e ogni organo della società si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione”.
I primi due articoli ribadiscono i concetti di uguale dignità, libertà e fratellanza tra esseri umani.
Quelli dal tre al venti delineano i diritti civili e politici come quello a non essere torturati, arrestati o detenuti arbitrariamente, il diritto di avere una cittadinanza e di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni, il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.
Gli articoli dal ventuno al ventisette approfondiscono i diritti economici, sociali e culturali come quelli al lavoro, a una giusta remunerazione, alla maternità e alla protezione sociale durante l’infanzia, all’istruzione gratuita, al riposo, a godere delle arti e a partecipare al progresso scientifico e culturale.
Gli ultimi tre articoli — infine — sanciscono il diritto di vivere in un contesto in cui le libertà enunciate siano pienamente realizzate, i doveri necessari a garantire il rispetto delle libertà altrui e l’impossibilità di usare la Dichiarazione per negare ad altri i diritti o le libertà.
La promessa di dignità e di uguaglianza dei diritti, a distanza di 76 anni, è stata ed è ancora oggetto di continui attacchi che il mondo è chiamato ad affrontare affrontando sfide sempre nuove che mettono in bilico non solo i diritti ma le vite di molti, dalle pandemie ai conflitti, dalle disuguaglianze alla crisi dei sistemi finanziari e al cambiamento climatico…
“I diritti umani universali — era solita ripetere Eleanor Roosevelt — hanno inizio in posti piccoli, vicino a casa, così vicini e così piccoli che non possono essere visti su nessuna mappa al mondo. Però sono modi di individui, del vicinato in cui vivono, della scuola che frequentano, della fabbrica, della fattoria o dell’ufficio dove lavorano. Questi sono i posti dove ogni uomo, donna e bambino cerca pari giustizia, pari opportunità, pari dignità senza discriminazione. Se questi diritti non hanno un significato lì, hanno poco significato altrove”.
Il testo della Dichiarazione universale dei Diritti umani è consultabile online all’indirizzo https://www.ohchr.org/sites/default/files/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf