Dove osano le aquile
Il rifugio Selleries in val Chisone, nel parco dell’Orsiera Rocciavrè, non è solo il paradiso degli alpinisti, dei camminatori e degli amanti della natura; è anche una tappa abituale per le escursioni della domenica con la famiglia, oltre che una istituzione nella storia delle Alpi e delle discipline della montagna
di Pino Riconosciuto
Messo lì in una piccola conca circondata dai monti, a 2023 metri di altitudine, il rifugio Selleries, di proprietà della Regione Piemonte, controlla il versante sud dell’ Orsiera Rocciavrè da oltre 150 anni. Unico rifugio nel parco sul versante della val Chisone, è meta di uncampionario vario di persone che con la montagna hanno legami diversi: dallo scialpinista all’escursionista, esperto o no; dal fotografo naturalista alla famiglia che vuole passare una domenica in mezzo alla natura. Al Selleries trovano tutti un punto di riferimento: chi intende passare la notte per partire la mattina sulle due vie di arrampicata, la 906 e la 910, che portanoalla Cristalliera e all’Orsiera, vette che sfiorano i 2900 metri, e chi si apposta per fotografare le aquile che hanno nidificato sulle pareti rocciose di quel versante.
Chi vuole concludere il pomeriggio con una merenda sinoira o con una cena, e chi, partendo dal rifugio, può prendere il sole intorno al lago Laus (40 minuti di percorso) o al lago Manica (1ora e 10 minuti). Per non trascurare i gitanti della domenica che, partendo da Prà Catinat,in un paio d’ore superano i 300 metri di dislivello su una comoda strada sterrata che in 7 chilometri di percorso, tutto esposto a sud, li porta al rifugio. Una passeggiata al sole che tutti possono fare e che spesso si conclude ai tavoli del Selleries, alle prese con gli antipasti piemontesi e la polenta accompagnata da carni e formaggi.
Insomma, dentro e intorno al rifugio ce n’è per tutti i gusti. E’ possibile incontrare, soprattutto nei giorni meno frequentati, qualche capriolo o qualche cervo, immersi in lariceti e boschi di pino silvestre. Non mancano i cinghiali e, più in alto, camosci, stambecchi, marmotte. Manca l’orso, anche se il nome “Orsiera” e molti toponimi locali raccontano di una frequentazione abituale di quei luoghi in anni lontani. Per chi ama la foto naturalistica c’è comunque materia di prima scelta. E per chi ha voglia di camminare senza impegnarsi in difficoltà alpinistiche c’è anche il lago Ciardonnet (o Chardonnet),a 2560 metri, un’ora e mezza sulla via verso l’Orsiera. È il lago naturale più alto del parco, alimentato da sorgenti sotterranee, ed è molto profondo, tanto da assumere colori dalle tonalità cupe, quasi come certi laghi scozzesi che nascondono nelle profondità inquietanti leggende.
Il Selleries non è unico solo per la posizione e le opportunità che offre. E’ anche uno dei pochi rifugi piemontesi sempre aperti. Un vanto per Massimo Manavella che con la sua squadra provvede a fare in modo che chi arriva possa trovare una risposta alle sue esigenze, che si tratti solo di qualche informazione sul percorso da seguire, fino all’ospitalità che è garantita dalle 14 stanze con 70 posti letto e dall’ampio salone con 80 posti a sedere per il ristoro. Numeri che il Covid ha costretto a ridurre per garantire distanziamento e sicurezza, ma che non è riuscito ad annullare del tutto. Quando le misure antiepidemia lo permettono, il rifugio apre le sue porte e su prenotazione accoglie ancora gli amanti della montagna. Manavella è uno di quelli che ha deciso di far diventare la sua passione una ragione di vita. Da oltre 30 anni lavora nei rifugi, da 15 gestisce il Selleries: “Perchè chi è davvero appassionato di montagna fa di tutto per non tornare a valle”, spiega sorridendo. “Dopo 30 anni ho un pò di difficoltà a pensarmi altrove. Qui non ci si annoia mai, c’è sempre qualcosa da fare, qualche problema da risolvere per far andare avanti il rifugio e dare risposte a chi viene. La routine non sappiamo cosa sia”. Nel salone, appese alle pareti, ci sono le testimonianze della storia del rifugio. Dalla prima targa “Rifugio Baita Selleries — Cai di Pinerolo” alle foto d’epoca con gli illustri ospiti dei tempi passati. Perché il Selleries ha una storia importante. Il Cai nascedallo passione alpinistica del ministro biellese Quintino Sella, il primo italiano con la sua spedizione a conquistare il Monviso nel 1864.Il primo rifugio del Club alpino italiano, l’Alpetto, in valle Po, è del 1866. Subito dopo arriva il Selleries che, negli anni successivi vive l’epopea dell’alpinismo eroico. Da lì passa anche lo sci. Adolfo Kind,un ingegnere svizzero trapiantato a Torino, riceve alla fine del secolo due strani aggeggi di legno dalla Norvegia. Sono i primi sci importati in Italia. Kind se ne innamorerà e li utilizzerà anche sui pendii intorno al Selleries, come dimostra una foto ancora esposta nel salone.
Intanto arriva la prima guerra mondiale, il rifugio viene ceduto alla famiglia Berger che nel 1922 costruisce una seconda struttura e poi una terza, la principale, negli anni 60. Quando gli eredi dei Berger decidono di vendere il rifugio — siamo nel 1999 — per non perdere un patrimonio storico e di grande richiamo per gli appassionati, la Regione Piemonte lo acquista e interviene con la messa a norma e la manutenzione straordinaria. Manavella e i suoi collaboratori vincono la gara per gestirlo. Da allora sono lì ad aspettarci per perpetuare quell’amore per la montagna e la natura che ha toccato così tanti cuori.