
Ermanno Olmi e la pattuglia del Passo San Giacomo
La scalata del traliccio offre un’immagine di forte impatto, narrando con piglio neorealista una sorta di “alpinismo elettrico”
di Marco Travaglini
ulle pendici innevate del Passo San Giacomo in alta Val Formazza, estremo nord del Piemonte al confine con la Svizzera, un albero abbattuto malamente ha tranciato i cavi dell’alta tensione. Dalla centrale elettrica, inforcati gli sci, partono i tecnici per controllare il guasto. La pattuglia dei riparatori si mette in cammino su un percorso difficile, faticoso . Muovendosi nel bagliore accecante della neve, questi uomini si portano appresso il necessario per riparare il guasto. La scalata del traliccio offre un’immagine di forte impatto, narrando con piglio neorealista una sorta di “alpinismo elettrico”.

“La pattuglia di Passo San Giacomo” è uno dei numerosi documentari in cortometraggio che Ermanno Olmi girò negli anni ’50 su commissione della Edison, l’azienda elettrica per cui a quel tempo lavorava. L’Edison impose come unico limite all’opera del poco più che ventenne regista il tema da trattare, cioè il lavoro, narrando per immagini la rapidità di risposta dei tecnici Edison anche nelle condizioni più difficili. Olmi realizzò così una serie di “corti”, tra il 1954 e il 1958, con interpreti non professionisti, diretti con grande abilità dal regista de “L’albero degli zoccoli”. Ne “La pattuglia del Passo San Giacomo” la narrazione venne affidata a una voce esterna, con un testo scritto da Silvano Rizza, che firmò anche il commento per “La diga del ghiacciaio”, che il regista diresse l’anno successivo.

Nel film, undici minuti di durata in tutto, viene narrata una vicenda ben lontana da intenti celebrativi e priva di slanci retorici, attenta a testimoniare l’attività di umili e anonimi individui che — davanti alla macchina da presa — diventano protagonisti di una vicenda corale raccontata con modi e ritmi inconsueti. La pellicola vinse il primo premio nella categoria “I problemi industriali della montagna” al Festival di Trento del 1954.

Nelle sale cinematografiche venne proiettata e vista da otto milioni di spettatori in abbinamento con “La donna del fiume” di Mario Soldati, un melodramma padano al quale lavorarono otto soggettisti e sceneggiatori tra cui Bassani, Moravia e Pasolini, mettendo in risalto la recitazione di Sophia Loren che poco dopo spiccò il volo verso Hollywood. La Feltrinelli, nella collana Real Cinema, nel 2009 ha pubblicato il cofanetto “Ermanno Olmi. GLI ANNI EDISON. Documentari e cortometraggi 1954–1958“. Un Dvd bello e importante che raccoglie “i meravigliosi, inediti “piccoli film” del giovane Olmi, racconti di lavoro, tra campagne e fabbrica, già pieni della grazia e della forza di un maestro che non ha mai smesso di cercare“, accompagnato da un agile libro, “I volti e le mani”, a cura di Benedetta Tobagi.