Atelier Campese, le opere di Nino e Giuseppe

I Campese, famiglia di artisti monferrini tra Otto e Novecento

Tra gli artisti monferrini distintisi tra 800 e 900 è davvero singolare la storia della famiglia Campese

Crpiemonte
2 min readDec 18, 2020

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di Cristiano Bussola

Un’autentica saga familiare artistica la loro che, attraverso generazioni, ha prodotto esponenti geniali ed estrosi a cominciare dalla fondazione della famosa “Ditta Fratelli Campese”. Questa, nel XIX secolo, oltrepassando la sottile linea di demarcazione tra artigianato e arte vera e propria, si occupò di manufatti in ferro, carri dipinti e originali cavallini in legno scolpito per giostre, senza dimenticare l’organizzazione di teatri e balli a palchetto. Da questa famiglia creativa nel 1893 nacque Nino che, sia per temperamento sia per l’ambiente in cui si formò, si dedicò all’arte diplomandosi all’Accademia Albertina sotto la guida di Giacomo Grosso e Paolo Gaidano

Artisti famosi dai quali assorbì la predilezione al ritratto. Ma la curiosità lo spingeva a sperimentare orizzonti più innovativi. L’occasione si presentò nel 1915 quando, arruolatosi, conobbe il commilitone Filippo Tommaso Marinetti col quale instaurò immediata empatia. Si creò tra loro quel clima di “eroismo dismesso”, quando i soldati si confidavano tra loro, così ben descritto da Emilio Lussu in “Un anno sull’altipiano”. Campese, appena uscito dall’Accademia, religioso, timido e Marinetti ardito interventista anticlericale con alle spalle la rivoluzionaria esperienza del Futurismo parlavano appassionatamente di arte.

Ritornato a casa Nino si ispirò alle avanguardie attraverso collages di materiali poveri e dipinti a smalti industriali per carrozzeria al fine di “far cantare il colore”, memore dei discorsi futuristi. Purtroppo suscitò disapprovazione in un ambiente provinciale. Fu allora che, preso da sconforto, distrusse quasi tutta la produzione ritornando alla ritrattistica tradizionale ma con una impronta fresca e personale. Il figlio Giuseppe (1924–2000), definito dal grande Raffaele Degrada il più bravo acquerellista italiano, intraprese una strada opposta al padre escludendo i valori volumetrici a favore della forma creata dalla luce e dal colore diafano Ne sono nate nature morte chiariste, in particolare fiori impalpabili ed evanescenti oltre a paesaggi fuggevoli, di leggerezza arcadica intrisa di lievi sospiri.

Pochi come Giuseppe hanno saputo trasmettere alle opere il proprio spirito di uomo intimista, sincero e generoso, qualità che l’hanno fatto amare non solo per la grandezza artistica ma anche umana La tradizione della famiglia Campese è portata vanti attualmente da Cristina e Grazia che, nella loro Casale Monferrato, si dedicano anche al restauro conservativo con eccellente capacità.

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