I presidenti della Repubblica e il Piemonte
Tre sono stati quelli nati nella nostra regione
di Alessandro Bruno
Tra pochi giorni si terrà uno dei più importanti appuntamenti politici della vita pubblica italiana: l’elezione del Capo dello Stato, l’uomo o la donna che raccoglierà da Sergio Mattarella il prestigioso ruolo di Presidente della Repubblica. Il voto è previsto a partire dal 24 gennaio ma il confronto tra le forze politiche che lo precede è partito già dalla scorsa estate.
Al processo per l’elezione della più alta carica dello Stato ha partecipato anche il Consiglio regionale con la nomina dei tre delegati regionali che rappresenteranno il Piemonte. Saranno il presidente della Regione Alberto Cirio, il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia e il consigliere del gruppo Pd Domenico Ravetti. La decisione è stata presa, l’11 gennaio, dall’Aula di Palazzo Lascaris convocata in videoconferenza. La votazione si è svolta da remoto e con scrutinio segreto, tramite posta elettronica certificata personale.
I nostri e agli altri delegati regionali, in totale 58, insieme a deputati e senatori costituiranno i 1009 grandi elettori del successore di Mattarella al Quirinale.
Fra i tanti contributi che il Piemonte ha dato alla storia d’Italia e alla nostra Repubblica, vi è anche quello di aver dato i natali a tre delle dodici personalità che hanno svolto l’incarico di Presidente della Repubblica. Si tratta di Luigi Einaudi in carica dal 1948 al 1955, di Giuseppe Saragat, presidente tra il 1964 e il 1971 e di Oscar Luigi Scalfaro che fu inquilino del Quirinale dal 1992 al 1999.
Einaudi nasce a Carrù, in provincia di Cuneo, il 24 marzo del 1874 e muore a Roma il 30 ottobre 1961. Le sue spoglie riposano a Dogliani. Nella cittadina delle Langhe troviamo anche un museo in onore del grande statista ed economista piemontese che ripropone i vari aspetti che hanno caratterizzato la straordinaria personalità di Einaudi.
Sempre a Dogliani, troviamo i Poderi Luigi Einaudi dove lo statista dimostrò la sua grande lungimiranza ed ingegnosità anche come imprenditore agricolo. Basti pensare che diede ampia autonomia ai suoi dipendenti, una decisione rivoluzionaria per quell’epoca. La conduzione delle cascine e dei terreni, ai quali forniva i trattori ed i vari macchinari, aveva lo scopo di condividere con i mezzadri e le loro famiglie la ricchezza che concorrevano a produrre.
Einaudi è considerato uno dei padri della Patria, intellettuale ed economista di caratura internazionale. Componente della Assemblea costituente, prima di diventare presidente della Repubblica, fu ministro, vicepresidente del Consiglio e Governatore della Banca d’Italia.
Laureato in legge svolse anche l’attività di giornalista per importanti testate italiane e per The Economist, oltre a dirigere importanti riviste. Fu professore di Scienza delle finanze alla Bocconi ed alla Università di Torino.
Tra i tantissimi incarichi e riconoscimenti, molti a livello internazionale, ricordiamo l’essere stato membro dell’Accademia dei lincei e che iniziò la sua carriera politica come senatore del Regno nel 1919.
Fu eletto presidente nel maggio del 1948 al quarto scrutinio e fu il successore del Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola e quindi il primo a compiere il mandato di sette anni.
Vogliamo evidenziare le sue straordinarie qualità narrando solo alcuni aneddoti tra i più noti: quando Einaudi arrivò al Quirinale, trovò tutto come era stato lasciato dai Savoia perché De Nicola aveva, invece, scelto di risiedere a Palazzo Giustiniani. Per non rinunciare alla compagnia di sua moglie, Einaudi scelse di dormire in una camera per gli ospiti perché gli ex sovrani dormivano in camere separate. Leggendaria era anche la parsimonia dello statista piemontese che, non per nulla, aveva governato la Banca d’Italia: durante un pranzo con Mario Pannunzio ed Ennio Flaiano, come quest’ultimo ebbe a riferire, Einaudi, vedendo nel vassoio unicamente frutti di grandi dimensioni, chiese chi volesse fare a metà di una pera, evidentemente per non correre il rischio di avanzarla e sprecarla.