Domodossola liberata

Il 76esimo anniversario della “repubblica partigiana” dell’Ossola

Domenica 4 ottobre a Domodossola verrà ricordato il 76esimo anniversario della Repubblica Partigiana dell’Ossola

Crpiemonte
7 min readOct 1, 2020

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di Marco Travaglini

Nel periodo più buio della storia italiana, durante l’occupazione nazifascista dell’Italia del nord, l’autogoverno partigiano dell’Ossola rappresentò il primo tentativo organizzato di rinascita democratica del paese.

Alfredo Di Dio. Il comandante Marco

Per più di quaranta giorni, dal 10 settembre al 23 ottobre del 1944, oltre ottantamila cittadini ne furono protagonisti in quel vasto territorio all’estremo nord del Piemonte, al confine con la Svizzera, dandosi un ordinamento repubblicano e una legislazione che sarà in parte riproposta e rivalutata nella Costituzione italiana entrata in vigore l’1 gennaio 1948. La commemorazione della ricorrenza si terrà in Piazza Matteotti, nei pressi della stazione ferroviaria internazionale di Domodossola dove sorge il Monumento dedicato alla Resistenza della Val d’ Ossola. L’orazione ufficiale sarà affidata a.Giovanni Cerutti, storico e saggista, già direttore scientifico dell’Istituto Storico della Resistenza di Novara, attualmente direttore della Fondazione “Marazza” di Borgomanero (No).

Bambini della Val d’Ossola durante l’appello al convento delle Orsoline di Briga (Svizzera) l’11 ottobre 1944 (foto Croce Rossa Svizzera)

Nell’occasione verrà consegnato il premio Repubblica Partigiana dell’Ossola allo storico elvetico Raphael Rues ‘’per aver contribuito attraverso una instancabile attività di ricerca a diffondere in Italia e all’estero la conoscenza delle vicende della Repubblica dell’Ossola, di Domodossola e del territorio ossolano durante la lotta di liberazione”.

Ettore Tibaldi, presidente della Giunta provvisoria

La vicinanza con la Confederazione Elvetica consentì di seguire con interesse e attenzione le vicende di questo territorio libero anche da parte della stampa internazionale. Nel territorio liberato dalle formazioni partigiane si trovavano 35 comuni con 85.000 abitanti. I centri principali erano Domodossola, Pieve Vergonte, Villadossola e poi tutti gli altri nel fondovalle e sulle sette vallate laterali: Vigezzo, Anzasca, Formazza, Bognanco, Divedro, Antigorio e Introna. Nel giorno stesso dell’occupazione di Domodossola, il 10 settembre 1944, Dionigi Superti, comandante della divisione Val d’Ossola, insediò la giunta di governo. Una nuova classe dirigente si trovò ad agire, motivata da intenzioni profondamente democratiche. In quel fazzoletto di terra un gruppo di personalità politiche e culturali di grande spessore immaginarono come potesse e dovesse essere l’Italia futura, liberata dall’oppressione nazifascista. Umberto Terracini, Concetto Marchesi, Gianfranco Contini, Mario Bonfantini, Carlo Calcaterra, Franco Fortini, Andrea Cascella e tanti altri si impegnarono per imprime all’esperienza del governo provvisorio un più vasto respiro, uno sguardo più largo ben oltre le necessità contingenti.

Gianfranco Contini

Nella Giunta erano rappresentate tutte le forze democratiche ed a presiederla fu indicato il dottor Ettore Tibaldi. Medico,primario dell’Ospedale di Domodossola, socialista. Nel novembre 1943 aveva contribuito a organizzare l’insurrezione operaia di Villadossola, rifugiandosi poi in Svizzera per sfuggire alla repressione. Umberto Terracini, nominato segretario della Giunta, venne incaricato di redigere l’organo ufficiale di stampa, il “Bollettino quotidiano d’informazione”. Uno dei primi atti fu la costituzione del CLN di Domodossola. In un affollato comizio tenuto il 23 settembre dagli esponenti del CLN e della Giunta, la cittadinanza sottolineò i discorsi applaudendo a scena aperta al punto da potersi considerare una sorta di approvazione per acclamazione degli organismi insediati. In breve tempo il nuovo governo diede prova dell’ampiezza dei settori sui quali intendeva intervenire. Vennero destituiti i podestà e i commissari prefettizi di nomina fascista. Si organizzano in tutto il territorio libero i Gruppi di difesa della donna.

I confini della Repubblica dell’Ossola

Cancellate le corporazioni del fascio si organizzano subito i nuovi sindacati, su base tripartitica comunista, socialista e cattolica. La Giunta regolamentò più equamente il mercato dei generi di prima necessità, i prezzi e la distribuzione dei generi di largo consumo; vennero avviate trattative commerciali con la confinante Svizzera per scambiare prodotti minerari e industriali prodotti in Ossola della con generi alimentari e sanitari. La Croce Rossa svizzera inviò in dono patate e farina. Sotto il profilo fiscale venne imposto un contributo straordinario agli industriali e ai commercianti ma se i primi versarono il dovuto per i secondi non vi fu il tempo né per fissare l’ammontare né per riscuoterlo. Vennero concessi aumenti salariali ai ferrovieri e ai dipendenti pubblici. Si riattivarono le comunicazioni ferroviarie, i collegamenti tra i paesi della valle con le corriere e si procedette al riordino dei servizi pubblici postali, telegrafici e telefonici. Una cura particolare venne dedicata al servizio sanitario e all’assistenza, sia per la popolazione civile che per le unità partigiane.

Il libro che Giorgio Bocca dedicò alla Repubblica

Anche la “libera stampa” visse un momento di grande euforia e nella zona controllata dalle formazioni partigiane circolarono, oltre al “Bollettino” quotidiano della Giunta, pubblicazioni come “Liberazione” (primo giornale ufficiale dell’Ossola liberata), “Il Popolo dell’Ossola”, le edizioni straordinarie de “l’Avanti” e “l’Unità”, i giornali delle formazioni partigiane (“Unità e Libertà” dei garibaldini, “Il Patriota” della Matteotti, il bollettino “Valtoce” della divisione omonima). Venne stampato e distribuito anche un numero unico del Fronte della gioventù, la più nota ed estesa organizzazione unitaria dei giovani impegnati nella lotta di Liberazione, dal beneaugurante titolo “Per una vita migliore”.

Il manifesto che annuncia la formazione della Giunta provvisoria di Governo

L’esperienza democratica di governo non si limitò alla normale amministrazione muovendosi lungo linee profondamente innovatrici, riflettendo “una visione non municipale dei problemi“. Anche nella riorganizzazione del sistema giudiziario ogni provvedimento venne inserito in un progetto di ampio respiro che non solo rimosse la legislazione fascista ma affermò con chiarezza i principi democratici su cui intendeva fondarsi. La responsabilità della giustizia venne affidata ad un avvocato di formazione socialista, Ezio Vigorelli, che si dimostrò sempre attento a garantire i diritti degli imputati, compresi i fascisti di Salò.

La sala storica della Repubblica nella sede municipale di Domodossola

I prigionieri, radunati a Druogno in Val Vigezzo, vennero trattati con rispetto, come venne testimoniato dalla “Tribune de Genève“, una delle tante testate internazionali che seguirono con interesse l’esperienza ossolana. In campo scolastico e pedagogico, grazie alla collaborazione di intellettuali antifascisti come Gianfranco Contini, filologo, critico letterario e docente universitario, e il suo collega e accademico italiano Carlo Calcaterra, vennero sviluppati programmi molto avanzati, fondati su un ciclo iniziale di formazione comune a tutti e sulla successiva distinzione tra studi liceali e studi tecnico-professionali. Mario Bonfantini si mise all’opera per compilare un’antologia ispirata a nuovi criteri letterari e didattici. In pratica vennero gettate le basi per molte riforme e anche la vita democratica fu molto intensa e partecipata. Ma inevitabilmente molti progetti restarono sulla carta, data la brevità dell’esperienza maturata nella zona liberata. Sul finire dell’ottobre del 1944 la controffensiva di tedeschi e fascisti provocò la caduta della piccola repubblica dopo giorni di duri combattimenti.

Umberto Terracini

Furono migliaia gli uomini impiegati per la riconquista dell’Ossola, in gran parte truppe fasciste (meno di mille erano tedeschi), con un rapporto di forze superiore di quattro/cinque volte le brigate partigiane. Alle 17.40 del 14 ottobre i fascisti entrarono in Domodossola e si trovarono di fronte una città semideserta, abbandonata da più della metà della popolazione. Molti per evitare rappresaglie fuggirono in Svizzera, varcando il confine, venendo alloggiati a Briga in capannoni militari. Proprio in quei giorni fu organizzata dal governo Provvisorio , e in modo particolare da Gisella Floreanini ( nome di battaglia, Amelia Valli), commissario all’assistenza e ai rapporti con le organizzazioni di massa, un’importante operazione di salvataggio di 2500 bambini che, con alcuni treni, vennero inviati in Svizzera. Contrariamente a quanto avveniva normalmente per gli espatriati in Svizzera, i bambini dell’Ossola non furono trasferiti in campi di concentramento ma vennero accolti da centinaia di famiglie elvetiche che li nutrirono e accudirono come i propri figli. Quasi tutti i bambini rientrarono in Italia dopo la liberazione e la fine della guerra mantenendo , in molti casi,un legame affettivo con le famiglie che li avevano accolti nel “paese del pane bianco”. Le formazioni partigiane, invece, si divisero in tre spezzoni in val Divedro, in Val Formazza e in Valsesia. Molti ripararono oltre confine, altri continuarono la lotta armata. L’ultimo combattimento di un certo rilievo avvenne il 19 ottobre, con il contrattacco partigiano alle Casse del Toce. Quattro giorni dopo, lunedì 23 ottobre 1944, i “quaranta giorni di libertà” finivano anche se sarebbe per sempre restato, indelebile, il segno lasciato da quel “piccolo mondo pieno d’amore, di vita, di speranza e verità”.

Uno dei cippi che segnano il confine della Repubblica partigiana

La “repubblica” dell’Ossola, certamente la più nota e prestigiosa delle 18 “zone libere” partigiane che ebbero vita tra estate e autunno 1944 in piena occupazione tedesca, rappresentò un esperimento democratico di straordinaria importanza. Il lucido giudizio che espresse Gianfranco Contini nel 1989, quarantacinque anni dopo, offre ancora oggi un sintetico e chiaro riassunto di quella storica vicenda. Scrisse l’eminente filologo e critico letterario, nato proprio a Domodossola: “La Resistenza ossolana è stata un movimento di popolo, sia nei momenti della clandestinità, sia in quello palese della collaborazione al Governo provvisorio. La misura della partecipazione pubblica, in cui ognuno ebbe qualcosa da pagare o da perdere (e poi da non reclamare), fu un fatto civile di rara e non abbastanza sottolineata rilevanza”.

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