Il biosco in primavera

Il bosco che cura

In Giappone è il Bagno nella foresta, da noi è la Terapia forestale. Un libro racconta i suoi benefici, sulla scorta di una sperimentazione condotta dal Cai e dal Cnr. E quale migliore occasione dei boschi e delle foreste piemontesi per metterla alla prova? Anche i parchi cittadini, in tempo di Covid, possono essere utili

Crpiemonte
5 min readMar 26, 2021

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di Pino Riconosciuto

In Giappone lo chiamano Shinrin-yoku, letteralmente “Bagno nella foresta”. E’ una pratica terapeutica relativamente recente che consiste nell’immergersi nel bosco e percorrerne i sentieri, inspirando a pieni polmoni e godendo l’atmosfera creata degli alberi e dalla vegetazione: tutto ciò procura effetti benèfici al corpo e allo spirito. In Giappone il bagno nella foresta viene sovvenzionato dal sistema sanitario nazionale, e un apposito ramo di ricerca universitario, la medicina forestale, ne studia gli effetti. Dal paese asiatico questa pratica si è poi diffusa in tutto il mondo.

La strada nel bosco

Gli studi sul bagno nella foresta dimostrano che il nostro sistema immunitario trova grandi giovamenti dai terpeni, sostanze emesse dalle piante, che sviluppano in particolare le cellule killer nel sangue e le proteine anticancro, oltre ad abbassare la pressione. I terpeni agiscono anche sul sistema ormonale, riducendo gli ormoni dello stress, in particolare il cortisolo.

Ma l’azione altrettanto importante che il bosco produce su di noi è anche psichica, sul cervello, che attraverso la fascinazione (una sorta di rapimento che gli alberi esercitano su di noi), si rigenera, ricarica le pile e permette di trovare una nuova energia, allontanando ansie e preoccupazioni e ridandoci serenità.

Il bosco ai piedi dei monti

Quale migliore territorio di quello piemontese, con i suoi boschi di conifere e di latifoglie, per sperimentare la terapia forestale? C’è solo l’imbarazzo della scelta per chi vive fuori città. Chi invece è costretto alla città, può trovare giovamento da lunghe camminate nei parchi.

“Terapia forestale” è proprio il titolo di un libro realizzato dal Cnr e dal Cai (lo si può scaricare gratuitamente al link del Cai https://csc.cai.it/pubblicazioni/manuale-di-terapia-forestale/). Partendo da dati storici, dall’importanza delle foreste per l’uomo e dai suoi significati, anche mitologici e spirituali, il volume esamina lo stato delle conoscenze scientifiche sulla disciplina, confermando i benefici elencati all’inizio, senza dimenticare il legame millenario tra uomo e bosco.Si legge nel libro: “Lo stretto legame dell’uomo con la foresta, e i benefici psicofisici che ne derivano, si possono leggere nella cornice della cosiddetta “biofilia”, ovvero dell’attrazione istintiva che l’uomo prova per la natura e le altre forme di vita. Secondo questa teoria, elaborata a partire dagli anni ’80, ci sarebbe una componente innata, plausibilmente legata ai processi evolutivi e all’ancestrale abitudine dell’uomo a vivere in ambienti naturali, che spiega perché gli uomini preferiscono la visione di paesaggi naturali rispetto a quelli antropici”.

La luce che squarcia il bosco

Nel libro non manca l’aspetto concreto, portato dall’aver percorso centinaia di chilometri nelle foreste delle Alpi e degli Appennini per ricostruire la concentrazione nell’aria dei preziosi composti organici volatili emessi dalle piante, in funzione delle specie incontrate, dell’ora e della stagione. Specifiche sessioni di terapia forestale sono state condotte poi con la partecipazione di psicologi e psicoterapeuti che, secondo le specificità dei singoli partecipanti, hanno applicato precisi protocolli, alternando ad esempio meditazioni a prassi concrete, o momenti di creatività a momenti di razionalità.

Sulla base delle esperienze condotte, nel libro sono proposti anche alcuni consigli per rendere efficace la terapia forestale: “I risultati migliori si ottengono col cosiddetto “bagno di foresta”, una pratica meditativa che comprende una passeggiata nell’ambiente naturale, la contemplazione del paesaggio unitamente al riposo o a particolari tecniche di respirazione e rilassamento”. A tal proposito, alcuni consigli utili sono stati formulati dagli esperti: “Trascorrere nella foresta da 2 a 4 ore camminando per pochi chilometri (2.5–5.0 km) al giorno. Praticare solamente un’attività fisica leggera, come una camminata a passo regolare che non determini alcun affaticamento marcato. Fare delle pause di tanto in tanto durante la camminata. Rimanere ben idratati, portando con sé dell’acqua. Evitare l’utilizzo di dispositivi tecnologici a scopo ricreativo. Utilizzare solamente sentieri ben definiti e puliti, magari appartenenti ad una rete escursionistica conosciuta”.

La concentrazione delle sostanze volativi nell’aria forestale dipende anche dalle specie arboree, dalle ore del giorno e dalla stagione: le conifere emettono i terpeni più efficaci, mentre altre piante come il leccio e il faggio sono complessivamente più produttive. Per quanto riguarda la stagione, le maggiori concentrazioni si registrano nel semestre caldo. In particolare, la ricerca condotta ha potuto verificare un picco assoluto nelle ore più calde — generalmente al primo pomeriggio — e, almeno nei mesi più caldi, un picco secondario centrato circa due ore dopo l’alba. Queste evidenze sono poi state puntualmente confermate da un ulteriore studio svolto in foreste di leccio in Spagna.

Il bosco in autunno

Evidenze più recenti indicano che in montagna, nelle ore centrali e del primo pomeriggio delle giornate estive serene, l’aria che respiriamo sui crinali collocati fino a 300 metri sopra il limite del bosco offrono le concentrazioni massime di sostanze benefiche, grazie alle brezze di valle che “spazzano” i terpeni emessi dalle foreste sottostanti e li indirizzano proprio verso i crinali.

Insomma, le condizioni ideali in Piemonte ci sono tutte. Si sta avvicinando la stagione calda, Covid permettendo prepariamoci a immergerci nel bosco e a goderne gli enormi benefici che ci regala.

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