Il canale nella roccia
Sopra Giaglione un canale di 500 metri scavato nella roccia per irrigare i campi. Una facile escursione su un’opera antica di ingegneria idraulica
di Pino Riconosciuto
Il Piemonte dispensa sorprese da tutte le parti. Come accade in Val Clarea, sopra Giaglione, un angolo della Val di Susa in cui si ipotizzò il passaggio degli elefanti di Annibale. Al di là della storica traversata, un’opera conclusa nel 1400 rimane ancora oggi a segnare il terreno, testimonianza dell’ingegno e della forte volontà degli abitanti di resistere alle avversità morfologiche e climatiche.
Parliamo di Lou Gran Blalhìe, noto dal 1900 come il Canale di Maria Bona, dal nome della nobildonna che lo finanziò. Un canale scavato nella roccia della Gran Rotsa, sede di numerose e frequentate vie di arrampicata, che permise di risolvere i problemi di siccità dei giaglionesi e delle loro coltivazioni. Un’opera di ingegneria idraulica di cui si parlava già nel 1200, data la difficoltà di approvigionamento dal torrente Clarea, che passava vicino a Giaglione ma inabissato nelle gorge. Un gran volume d’acqua che era però difficile da utilizzare.
Nel 1400 Maria Bona, moglie del feudatario locale Andrea Aschieri de Jalliono, una donna molto attenta ai bisogni della comunità, decise di finanziare l’opera. Si racconta che donò un’emina colma d’oro, cioè un contenitore che rappresentava l’unità di misura per il commercio del grano. Con quell’oro fu possibile scavare la roccia e costruire il canale lungo 500 metri, con a fianco un sentiero ancora oggi percorribile che permette di godere da vicino dell’opera centenaria. Nel 1914 fu posta una targa in ricordo della donazione e dell’ardito scavo, e da lì il canale prese il nome della benefattrice.
Dopo la realizzazione dell’opera Il paese ebbe un grande sviluppo. Ci fu un importante incremento delle nascite e della popolazione, grazie al rilancio delle coltivazioni dei terreni circostanti che non ebbero più problemi d’acqua. Furono anche nominati degli irrigatori, addetti alle manutenzioni dei canali di irrigazione, e si svilupparono litigi e cause sull’acqua e le tasse da pagare ai signori per i cambi d’uso dei terreni. Nel 1458 si arrivò a nominare quattro arbitri per risolvere le tensioni tra gli abitanti sull’utilizzo dei terreni e sulla gestione del sistema di canali.
Visitare il canale di Maria Bona e seguirlo lungo il suo fluire è una passeggiata quasi in piano che non richiede particolari doti o attrezzature, se non l’attenzione che occorre riservare in certi passaggi un po’ stretti e affiancati da strapiombi. Qualche rischio in più c’è d’inverno, per la caduta di pietre e neve. Ciò detto è un’escursione facile che in meno di un’ora porta a Grange Buttigliera, sopra Giaglione, da dove a 1100 metri il canale prende l’acque.
Per partire nella camminata occorre raggiungere Susa , via autostrada o statale, e da lì seguire le indicazioni per Giaglione e poi la Val Clarea. Dopo circa un chilometro si incontra Pian delle Ruine, dove si lascia l’auto a bordo strada. Da lì si prende il sentiero balcone (Sb 820b) che ci porta sul canale. Non ci si può perdere.
A ottobre e gennaio, poi, a Giaglione si può assistere a uno spettacolo particolare: la danza delle spade, le antiche “sabru”. Gli Spadonari ripropongono riti d’un tempo che servivano per propiziare i raccolti e la caccia. Non mancano le figure rituali che mimano il combattimento, in memoria della natura guerresca di tanti secoli fa, e l’affascinante abbigliamento d’epoca.