
Il “Coda Rossa”, quando la leggenda si fa storia
Pisano è riuscito a dimostrare che quella storia non è una leggenda, associando un nome e un cognome al leggendario bracconiere della Val Grande
di Marco Travaglini
Dopo aver pubblicato il racconto “Monte Pedum.La leggenda del Coda Rossa”, Pietro Pisano, fondatore del “Gruppo escursionisti Val Grande” e appassionato cultore della storia locale (tra le sue opere un importante volume sull’esploratore Giacomo Bove), con una scrittura avvincente e documentata ha consentito al “Coda Rossa” di materializzarsi, prima che la sua storia sbiadisse dalle memorie, fino a perdersi per sempre.

Dopo di un minuzioso lavoro di ricerca, per i tipi del Magazzeno Storico Verbanese, ha dato alle stampe “Il Coda Rossa. Dalla leggenda alla storia”. Dopo un minuzioso lavoro di ricerca, interrogando numerosi documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Verbania, Pisano è riuscito a dimostrare che quella storia non è una leggenda, associando un nome e un cognome al leggendario bracconiere della Val Grande.

Così ha preso corpo la storia di Giovanni Bertoletti, morto accidentalmente a 45 anni nel 1874, precipitando dalle balze dirupate del Pedum, la montagna “simbolo” della Valgrande. In quell’epoca di freddo e fame, ben prima che l’Italia fosse unita, la gente di montagna viveva in condizioni d’estrema povertà e uomini come il “Coda Rossa” erano costretti ad esercitare il bracconaggio ”per necessità”.

Bertoletti, tra questi, era forse il più temerario, tanto bravo a saltare di roccia in roccia, muovendosi con disinvoltura tra crepacci e forre, al punto che i valligiani finirono per assimilarlo al “codirosso”, l’uccellino che per predare gli insetti è capace d’involarsi tra le rocce più impervie. Il bracconiere fu rinvenuto cadavere quasi otto mesi dopo la sua scomparsa, “tra dirupi praticati ben da pochi, pericolosissimi e spaventosi anche per gli intrepidi”, come si legge sui documenti d’archivio. Teresio Valsesia, giornalista e scrittore, nella presentazione del libro, scrive:”Non era una leggenda immersa nelle storie e nei misteri della Val Grande. È invece una storia vera quella del Coda Rossa, onesto bracconiere della fine Ottocento, quando la gente delle nostre valli aveva fame. Dobbiamo essere grati a Pietro Pisano che ha recuperato questo personaggio, ipotizzandone per primo l’esistenza dopo averne ricostruito la storia che sembrava strettamente limitata alla cornice della leggenda”.

E’ lo stesso Pietro Pisano, autore di questa piccola e preziosa “impresa” non solo letteraria, a raccontare chi fosse quel montanaro che conosce ormai meglio di ogni altro: “Era un eroe semplice, costretto a combattere una lotta continua contro la povertà. Aveva svariati fratelli e sorelle, si sentiva responsabile per loro. E’ nato povero ed è morto povero, ma amato da tutti, per questo il suo ricordo ha superato il tempo”.

I due libri, il racconto e la storia, fanno parte della collana editoriale del Magazzeno Storico Verbanese , curata da Fabio Copiatti e Carlo Alessandro Pisoni. Per le stesse edizioni, Pisano ha pubblicato, oltre al già citato “Giacomo Bove. Un esploratore e un sentiero tra Verbano e Ossola” anche “Il Piccolo Telegrafista delle Ferrovie Nord Milano. Fedele Cova. Una Storia di Valgrande tra Orfalecchio e Corte Buè”. Libri importanti, che testimoniano lo sconfinato amore di Pietro Pisano per le montagne del Parco nazionale della Val Grande, la zona selvaggia più estesa delle Alpi, un “piccolo Nepal alle porte della civiltà”, nel cuore della provincia più a nord del Piemonte.