17 dicembre 2007, il Dalai Lama sta per entrare a Palazzo Lascaris

Il Dalai Lama a Torino

Nel dicembre 2007 vennero organizzate in Consiglio regionale diverse iniziative per conoscere il Tibet e la sua storia

Crpiemonte
3 min readMar 5, 2024

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Il Consiglio regionale del Piemonte fin dal 2002 è capofila delle istituzioni italiane impegnate a sostegno della causa del popolo tibetano. In tutti questi anni sono state sviluppate una serie di iniziative di grande rilevanza, culminate nella visita a Palazzo Lascaris, sede dell’Assemblea legislativa piemontese, del Dalai Lama, avvenuta il 16 dicembre 2007.

Il maxi schermo in piazza Castello

Al termine dell’incontro, alla presenza del XIV Dalai Lama del Tibet Tenzin Gyatso, Premio Nobel per la Pace 1989, i rappresentanti delle diverse religioni hanno acceso il “Cero della pace”.

Oggi del Tibet e della sua indipendenza violata, si occupa il Comitato regionale per i diritti umani e civili.

Il Dalai Lama nell’Aula dove si riunisce il Consiglio regionale del Piemonte

La Biblioteca della Regione Piemonte ospitò la mostra sul Tibet nell’ambito delle iniziative promosse dal Consiglio regionale del Piemonte con l’Associazione nazionale Enti locali per il Tibet proprio per la visita del Dalai Lama a Torino, che espose, oltre a vari oggetti simbolici tibetani, una selezione di circa cinquanta testi scelti fra gli oltre cento posseduti dalla Biblioteca stessa.

La mostra nella Biblioteca della Regione Piemonte

Alcuni testi raccontano delle popolazioni così dette tibetane che si suddividono in due grandi categorie secondo i diversi habitat ed i modi diversi di vita: gli allevatori nomadi e gli agricoltori sedentari. I primi praticano l’allevamento estensivo degli yak, dei montoni e delle capre da cui ricavano l’essenziale per la loro sussistenza, sia sull’altopiano del nord e dell’ovest, così come nelle steppe d’altura che separano le regioni agricole situate nelle valli meridionali e orientali.

Altri ci narrano dell’importanza, non soltanto del Buddhismo tibetano ma anche delle sue espressioni popolari, che hanno ugualmente contribuito in quanto tali all’unità di quest’area culturale; infine come il Tibet abbia esportato la sua cultura dotta, con il Buddhismo, al di là delle sue frontiere verso certe popolazioni tibeto-birmane al sud e soprattutto verso i mongoli al nord. Sono essenzialmente la lingua e la religione, ma anche certi tratti sociali e psicologici, che definiscono l’area della cultura tibetana e le conferiscono unità.

La mostra fotografica di Fosco Maraini nel foyer di Palazzo Lascaris

Alcuni volumi descrivono Lhasa (in tibetano “trono di Dio”) che è la capitale tradizionale del Tibet, del suo meraviglioso palazzo del Potala, edificato nel XVI secolo (fino al 1959 la residenza del Dalai Lama), che si dice abbia più di mille stanze. Altri raccontano della difficile situazione che sta vivendo il popolo tibetano, della vita del Dalai Lama e del suo pensiero.

In Tibet, gli oggetti rituali e gli utensili d’uso quotidiano sono spesso intrisi di significato religioso. Da un punto di vista terreno gli oggetti rituali sono gli strumenti con cui si compiono i riti della fede. In Tibet le lampade a burro, gli incensieri, le coppe votive, i vasi per l’acqua, le

trombe ed i cimbali sono caratteristiche comuni a molte cerimonie. A volte questi oggetti simboleggiano le forze che s’incontrano nelle varie fasi dell’esperienza mistica.

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