Il Forte di Gavi
Una storica fortezza di tipo difensivo costruita dai genovesi su un preesistente castello di origine medioevale
di Mario Bocchio
Difficile stabilire le origini del Castello di Gavi con minimo di attendibilità, vuoi per l’assenza di documentazione probante e vuoi per l’inevitabile proliferare di leggende che sempre, in questi casi, nascono e si tramandano.
Ciò che si può ragionevolmente supporre è che su questa preistorica “rocca” naturale, che ancora oggi sovrasta l’abitato di Gavi, una qualche remota fortificazione vi sia stata, forse anche di epoca pre-romana. L’esistenza del Castello di Gavi è testimoniata da un documento dell’anno 973 e, successivamente, grazie ad un “diploma” imperiale firmato da Enrico VI, figlio di Federico I detto il Barbarossa. Con quest’atto, datato 30 maggio 1191, il sovrano donò in feudo alla Repubblica di Genova il Castello ed il Borgo di Gavi con le relative dipendenze.
Seppure fra alterne vicende il Castello di Gavi rimase dominio genovese sino al 1418, quando la proprietà, a seguito di eventi bellici, passò sotto la Signoria dei Visconti di Milano. Da questi il feudo di Gavi con l’antico castello fu investito ai Fregoso e poi dagli Sforza, l’investitura fu trasferita alla nobile famiglia dei Guasco di origine alessandrina.
I Guasco, che erano anche signori di Francavilla, rimasero feudatari del borgo e del Castello di Gavi sino al 1528. Il 14 novembre del 1528 il conte Antonio Guasco vendette alla Repubblica di Genova tutti i diritti esistenti sul Castello di Gavi (unitamente al Borgo ed al territorio circostante) per “mille luoghi” del Banco di San Giorgio. La Repubblica di Genova ebbe così, nuovamente, il possesso del Castello di Gavi, questa volta senza soluzione di continuità, dal 1528 al 1815. Anno nel quale, dopo la caduta di Napoleone, anche l’antica Repubblica genovese fu soppressa ed annessa al nuovo Stato sabaudo.
Nel corso dei secoli il Castello di Gavi subì molteplici interventi architettonici i quali trasformarono l’antico castello in una possente fortezza. I primi radicali interventi di trasformazione dell’antico castello furono eseguiti nel 1540 da Giovanni Maria Olgiati, ingegnere militare a quel tempo al servizio della Repubblica di Genova. L’Olgiati progettò e ricostruì completamente l’intera cinta muraria che circondava il primitivo castello, realizzando nuovi bastioni e consolidando l’originale struttura. Con il suo intervento l’Olgiati trasformò l’originale struttura del Castello in una architettura che di fatto poté già chiamarsi forte.
Nel corso del XVII secolo, il castello, ormai diventato un forte, fu radicalmente trasformato nella fortezza che ancor oggi possiamo vedere. Sempre per volontà della Repubblica di Genova, il progetto di questo ulteriore ampliamento fu affidato al frate domenicano Vincenzo da Fiorenzuola, al secolo Gaspare Maculano. Costui, noto anche per essere stato, fra l’altro, l’inquisitore al processo contro Galileo Galilei, era, oltre che un religioso, un grande esperto in materia di architettura militare del suo tempo. I lavori per la trasformazione del forte in una grande fortezza iniziarono materialmente nella primavera del 1626 e terminarono, almeno formalmente, nell’estate del 1629.
In realtà i lavori di ampliamento, interni ed esterni, proseguirono sino agli albori del XIX secolo. All’esterno, sul lato di levante, fu costruita la “ridotta” di Monte Moro, collegata al forte attraverso una “galleria” fortificata. All’interno furono edificati alloggi per militari e ufficiali, cisterne, polveriere, corpi di guardia e piazze d’armi. Il tutto con l’ausilio e la progettazione dei più famosi ingegneri militari dell’epoca, da Stefano Scaniglia a Domenico Orsolino, da Pietro Morettini a Pierre De Cotte. Solo per citare alcuni fra i tanti artefici che si avvicendarono e contribuirono al perfezionamento di questa possente fortezza.
Nel 1859, sotto il governo di Vittorio Emanuele II, l’antica Fortezza genovese fu disarmata e privata della sua storica identità per essere trasformata in un reclusorio civile. Durante il primo conflitto mondiale diventò un carcere militare destinato a prigionieri di guerra austriaci e disertori italiani. Nell’interludio fra le due guerre in alcuni terrapieni della Fortezza furono impiantati vitigni sperimentali per conto del Consorzio antifilosserico. Con il sopraggiungere del secondo conflitto mondiale il forte di Gavì ritornò ad essere luogo di detenzione, prima ospitando prigionieri inglesi e, dopo l’otto settembre del 1943, militari italiani.
Nel 1946 il forte di Gavi fu consegnato alla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, la quale, a partire dal 1978, ha avviato una costante e progressiva opera di restauro e salvaguardia di questo raro esempio di architettura militare.
È poi stata costituita l’Associazione “Amici del Forte del Gavi”, sotto l’egida della Soprintendenza, la quale ha assunto il compito di promuovere e valorizzare questa pregevole struttura militare genovese
Fonti
Associazione Amici del Forte di Gavi; “Vita militare quotidiana nel forte del Castel di Gavi”, di Lucia Compagnino; Forte di Gavi, Polo museale del Piemonte, su polomusealepiemonte.beniculturali.it; Direzione Regionale Musei Piemonte