Il Gelindo e la Divota Cumedia
La narrazione della storia di un pastore che vive la straordinaria avventura con l’incontro del Messia, Maria e Giuseppe
a cura di Mario Bocchio
Nel piccolo teatro dei Frati Francescani della città di Alessandria, nel periodo compreso tra Natale e l’Epifania, ci si ritrova per la visione dello spettacolo teatrale “Il Gelindo e la Divota Cumedia”; si tratta della narrazione della storia di un pastore che vive la straordinaria avventura con l’incontro del Messia, Maria e Giuseppe. Gelindo e la “Divota Cumedia” o “Devota Commedia”, hanno una storia molto antica e indubbiamente è un fatto culturale di tutto rispetto in cui molte persone se ne sono sempre occupate; infatti, questa sacra rappresentazione, che racconta la Natività è stata accolta anche nei più remoti centri della Provincia. Questo suggestivo spettacolo teatrale è andato in scena per la prima volta nel periodo di Natale del 1924 ed ancora oggi viene riproposto con una decina di repliche che si susseguono nello stesso periodo fino all’Epifania, anche periodo bellico, per la gioia sia dei grandi che dei piccoli. E’ una tradizione che per una giusta causa, porta un contesto sociale notevole; infatti questo spettacolo si è allacciato ad un testo scritto nella zona del Monferrato ed è stato tradotto in dialetto alessandrino nel 1840, grazie a quest’opera teatrale, Gelindo è diventato un amico ed un esempio per tutti coloro che lo seguono nelle sue avventure.
Si può altresì dire che la “Divota Cumedia”, ha uno scopo: quello di far avvicinare il popolo alessandrino a partire da bambini, passando dai ragazzi giungendo infine agli adulti cercando di creare uno stimolo per aiutarsi a vicenda ed essere gli uni vicino agli altri. La “Divota Cumedia”, si va a vederla spesso e volentieri per via della sua businà che viene rinnovata di anno in anno: ossia una satira costruita con la fantasia sui mali della città di Alessandria, dove ad essere presi di mira sono gli amministratori della città.
Alle origini il testo della Sacra Rappresentazione della Natività in Piemonte, è stato pubblicato sul Sacro Oratorio e aveva il titolo “I pastori di Betlemme”; ed era un componimento pubblicato nel 1797 a Casale Monferrato. Le elaborazioni popolari del testo sulla Natività di Gesù Cristo, hanno le sue origini fin dal 17°secolo ma, risonanze molteplici e nascenti del Gelindo si sono viste solo nello scorso secolo e comunque non ebbero mai cittadinanza nella cultura ufficiale dei piemontesi; infatti nei periodi addietro, questa Sacra Rappresentazione, ebbe varie versioni sia nel torinese, che nelle altre zone limitrofe di Alessandria. Studi approfonditi indicano che, il pastore Gelindo ha solo origini derivanti dall’alessandrino e dintorni; come opere sussidiarie di quelle di maggior impegno sono state scritte in dialetto che all’epoca era la lingua più idonea alle esigenze degli strati sociali umili. Nelle elaborazioni popolari non mancano delle questioni da modelli più vicini e da tradizioni contemporanee, tuttavia permaneva l’efficacia del copione più antico della tradizione natalizia; ne è un esempio la pastorella che compare nella seconda scena atto terzo del nostro Gelindo, dove gli elementi propriamente religiosi si accompagnano a spunti di carattere celebrativo: quest’opera, conserva una certa autonomia creativa per tutto lo studio che viene fatto dietro le quinte.
In passato sono state prese in esame quattro diverse edizioni che sono state suddivise in tre distinte elaborazioni: secondo le loro relazioni tematiche, la distinzione è stata ritenuta un punto di riferimento ed una nuova ricerca ha confermato ciò che è stato già descritto di cui ne esistono tre versioni:
- La prima è in dialetto piemontese costituita in 5 atti comprese le scene romane, erodiane, la fuga in Egitto e la strage degli Innocenti;
- La seconda è in dialetto monferrino costituita in 4 atti ad esclusione delle scene romane, erodiane, la fuga in Egitto e la strage degli Innocenti;
- L’ultima parliamo di uno scritto di redazione a scopo commerciale.
Per una più attenta illustrazione letteraria, sarebbe necessario un’accurata valutazione della lingua dialettale sia alessandrina che di tutti i centri della Regione; quindi stabilire il grado della cultura in base al lessico, sfumature e quindi giungere poi al copione. Le prime stampe del Gelindo, pubblicate nel territorio piemontese, risalgono nello stesso periodo ossia nella tarda Restaurazione; la popolarità di quest’opera, è una vera e propria lettura per chi si vuole dedicare a leggere il copione della “Divota Cumedia” anziché seguire lo spettacolo vero e proprio.
Gelindo è presentato come una persona molto semplice, un po’ testone e, a volte, si dimostra anche molto astuto nel caso in cui bisogna evitare guai nei confronti dei potenti di turno; insomma si può dire che nelle sue vene scorre sangue “mandrogno”; si può intuire che Il Gelindo è un personaggio inventato per via di molte leggende di un popolo.
Il pastore si presenta con una barba fluente, eretto nella persona, con un bastone sopra al quale spesso appoggia il mento sotto le mani sovrapposte; è sempre seguito da un branco di pecore, da questa descrizione e da tutta la trama della “Divota Cumedia”, si può intuire che Gelindo è un bravo pastore, è un personaggio con parecchi amici con i quali condivide tantissime avventure; la più importante è quella descritta nello spettacolo “Gelindo e la Divota Cumedia”. “Gelindo è un personaggio storico o leggendario?” La domanda sorge spontanea. Dunque non si ha la pretesa d’innescare la polemica di interesse storico, piuttosto può servire a rintracciare qualche informazione utile reperibile in archivi di musei, comuni, teatri, ecc.. Gelindo, lancia un messaggio, quello di far comprendere che anche un uomo solo, può vivere grazie al duro lavoro, incitando e aiutando i suoi compari, i familiari, i collaboratori; nasce una generosità di un uomo il quale cerca di aiutare il prossimo, possiede doti meravigliose, come la generosità; nel contempo è ravveduto: un uomo dalle ottime referenze personali. A questo punto, si può dire che il Gelindo, non è un personaggio storico ma, è stato creato dalla fantasia di un popolo, nel contesto di una serie di circostanze popolari, che da sempre lo hanno visto vivere in mezzo ai campi allevando bestiame; infatti, vanta di essere uno di quei pochi pastori piemontesi che hanno assistito alla nascita di Gesù.
“Bona sira cari siuri” “Buona sera cari signori”, con questa famosa frase, Gelindo si presenta sul palcoscenico ed inizia la sua businà trattasi di una satira costruita con la fantasia sui mali della città di Alessandria, dove ad essere presi di mira sono gli amministratori e la classe politica. Si tratta del racconto di un pastore che giunge dall’alessandrino in cammino per ottemperare al censimento più famoso della storia secondo l’editto dell’imperatore Ottaviano; il percorso del pastore, viene allietato dall’incontro con Maria e Giuseppe, che sono in cerca di un luogo per trascorrere la notte; la notte del Santo Natale. Gelindo scende dai suoi monti per giungere a Gerusalemme per assistere alla nascita di Gesù; nel frattempo tenta di vendere le sue formaggette alla gente che è venuta ad assistere allo storico evento. Nessuno compra anzi, il vecchio pastore è deriso, sembra vi siano persone desiderose d’acquistare i suoi prodotti, piuttosto è una per umiliarlo. Nella confusione è urtato, cade la cesta nel fango; cerca di rialzarsi per raccogliere il contenuto, per riportarlo a casa. Una volta che il buon bimbo nacque, riparte per tornare a casa dalla moglie e dai suoi amici.
Or son già ben oltre novant’anni! Da quel dì, quando le scene hai per primo calpestato. Quanti alessandrini nei tuoi panni le tue pene, tuoi ansiosi affanni sul piccolo palco han interpretato. Tu vuoi bene alla città, in San Francesco, ogni anno, difendi la verità, sotto forma di businà. Vieni, o caro Gelindo! Ti aspettiamo ogni inverno! Vieni con Tirsi; con il buon Mafè, anche se malfermo, sempre in forma è. Racconti le nostre storie, nel teatro sempr’affollato, tu rinnovi le memorie. Mai! Poi mai! Sarai dimenticato! Tanta vita auspichiamo al Gelindo tanto amato. Tutti insieme t’attendiamo! Bon compleanno, t’auguriamo. Con affetto t’abbracciamo!
(Franco Montaldo)