Fausto Coppi scherza con Andrea Carrea in maglia gialla al Tour

Il gregario indossa la maglia gialla

Nel 1952, per un solo giorno, Carrea, lo storico gregario piemontese di Coppi, comandò la classifica del Tour de France

Crpiemonte
4 min readAug 22, 2022

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di Mario Bocchio

“Siamo tutti d’accordo. Inizia domani la grande avventura che ci porterà attraverso 4.800 chilometri di strade in 23 giorni di gara, con solo due giorni di riposo, e il traguardo finale a Parigi. Iniziamo con il supporto di milioni di appassionati di sport consapevoli che come i più forti siamo i più presi di mira dai nostri avversari e con la speranza che per la terza volta in cinque anni un italiano tagli il traguardo di Parigi indossando la maglia gialla”.

(Alfredo Binda)

La pubblicazione di Alfredo Binda a ricordo del Tour del 1952

L’album fotografico del 1952 della Grande Boucle è una testimonianza dei valori del ciclismo e della vita. Fausto Coppi segna il suo posto nella storia del ciclismo con questo trionfo. Il passaggio di una bottiglia e il dono di una ruota, invece, testimoniano quanto così riassunto Alfredo Binda: “le due forature di Coppi hanno messo in luce, senza alcun dubbio, la collaborazione e l’amicizia all’interno della squadra italiana, esemplificata dalla azioni di Bartali e Magni”. Queste fotografie immortalano per sempre il senso e i valori epici del ciclismo.

“Fostò” e Fiorenzo Magni sorridono nel vedere alla partenza Carrea con la maglia gialla: chissà cosa gli avranno detto

Partenza da Brest e arrivo a Parigi furono, questa la squadra italiana in ordine alfabetico: Baroni, Bartali, Bresci, Carrea, Coppi, Corrieri, Crippa, Franchi, Magni, Martino, Milano e Pezzi.

In quello straordinario Tour fu esemplificato il valore del gregario per antonomasia, Andrea Carrea detto Sandrino, nato a Gavi, in provincia di Alessandria, nel 1924, scomparso nel 2013, durante la Seconda guerra mondiale fu anche internato in Germania.

Carrea, sempre in giallo, sulle rampe che portano all’Alpe d’Huez

Il 3 luglio 1952, nona tappa da Mulhouse a Losanna, Carrea conquista la maglia gialla. Il giorno successivo la indossò chiedendo scusa al suo capitano, Fausto, che si mise a ridere e gli diede una pacca sulla spalla.

Era prevedibile entrassero in scena gli svizzeri che volevano regalare al proprio popolo, molto sportivo, almeno una vittoria di tappa, dopo la defezione delle due K (Ferdi Kübler e Hugo Koblet) che avevano vinto le due precedenti edizioni del Tour.

In quella giornata Fiorenzo Magni perse ancora una volta la maglia gialla, che però passò al compagno di squadra Sandrino Carrea, piuttosto che a un avversario. Il coraggioso e umile Carrea, nato semplice contadino, stava gareggiando nel Giro di Francia per comprarsi un pezzo di terreno agricolo.

Ancora Coppi con il suo fedelissimo gregario. Notare il famoso “nasone” di Carrea

È sempre stato il gregario più prezioso e fedele per Coppi, disposto premere sull’acceleratore nell’inseguire le fughe. Ma quella volta superò i suoi doveri e balzò in prima linea, ottenendo una notorietà breve ma tutta sua.

Anche lui, come Magni al suo primo giorno di gara, non pensava che un povero “portatore di borracce” potesse battere l’uomo più forte del Tour, ed era agitato sin dalla mattina in hotel a Mulhouse prima della partenza della tappa. Il povero Sandrino, estremamente imbarazzato, piangeva di commozione mentre saliva sul podio per ricevere i suoi onori. Agitò il suo enorme naso a destra e a sinistra, un po’ come uno scacciamosche, mentre riceveva il tradizionale fascio di gladioli.

Fu al Tor de France del 1952 che il fotografo Carlo Martini, poco prima di girare al Col du Telegraphe, scattò una delle più famose fotografie della storia del ciclismo: il “passaggio della borraccia” tra Coppi e Bartali. O viceversa?

“In albergo continuava a piangere quando io, doveroso da Commissario tecnico, prima di chiunque altro, andai in camera sua e gli resi omaggio per la maglia gialla, e la magnifica vittoria. Piangeva perché aveva paura di aver sbagliato e di suscitare le ire di Coppi e di Magni. Non ci ho messo molto a rassicurarlo che Magni era contento di quello che era successo; la prova migliore sta nel fatto che Fiorenzo non era arrabbiato con la squadra. Felice anche Coppi per la fuga del suo fedele gregario, convinto che la maglia gialla indossata da Carrea sarebbe stata di buon auspicio per le tappe alpine che sarebbero iniziate proprio con Losanna-Alpe d’Huez, una salita molto impegnativa”.

Il 4 luglio il Campionissimo (Coppi) e Ginettaccio (Bartali), condividendo una borraccia d’acqua sul Col du Telegraphe, entrarono nell’immaginario collettivo degli appassionati di sport per esemplificare il fair play.

Per la cronaca, fu proprio Coppi a vincere all’ Alpe d’Huez e a sfilare la maglia gialla al suo gregario. E alla fine, il Tour fu conquistato per la seconda e ultima volta dal Campionissimo di Castellania.

Fonte: Alfredo Binda, “Coppi Bartali Magni al Tour 1952”, ed. GENIO)

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