Monte Vandalino, percorso

Il Monte Vandalino e le coppelle preistoriche

Un itinerario in Valle Pellice, tra bei panorami e resti preistorici incisi nella roccia

Crpiemonte
3 min readMar 10, 2022

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di Pino Riconosciuto

Un itinerario ben esposto a sud, panoramico, facile, ma lungo da percorrere per l’altimetria. E’ quello che porta al Monte Vandalino (2121 m.), che propone una spettacolare vista sulla pianura, sul Monviso e sulle vicine montagne della Val Pellice e della Val Germanasca.

Siamo in Val Pellice, si parte dalla frazione Ciarmis (740 m.) di Villar Pellice. Per arrivarci da Torino si va verso Pinerolo e poi verso la Valle attraversata dal Pellice. Poco prima di giungere a Villar si svolta a destra verso Ciarmis, come da cartelli stradali. Molti lasciano l’auto a Villar, nei pressi del ponte, altri arrivano alla frazione, dove però i parcheggi sono molto limitati.

Borgata Gardetta

Da Ciarmis si prosegue a piedi su una sterrata, direzione nord, su cui il traffico è vietato agli automezzi. L’itinerario si inoltra nel vallone di Rospard, con molti tornanti, attraverso boschi di castagni e faggete, supera la borgata Ciarbonil fino ad arrivare al crestone sud del Vandalino, alla panoramica borgata Gardetta.

Panorama di inimitabile bellezza

Da lì la salita riprende tra i faggi su una mulattiera lastricata fino all’uscita dal bosco, aprendosi su panorami di grande impatto. Il tracciato risale il versante ovest del crestone che separa il vallone di Rospard da quello di Carofrate fino a quota 1630, dove si scavalla il crestone e si procede scendendo leggermente con un traverso per poi riprendere a salire sul pendio erboso su un sentiero che porta a un belvedere a quota 1850. Da lì, sulla sinistra, si percorre la lunga cresta di vetta che porta fino alla cima del Monte Vandalino e al balcone d’eccezione sulla pianura e le montagne circostanti.

Ciarmis

Chi è particolarmente interessato ai reperti archeologici, può considerare le “coppelle” incise nella roccia con pietra dura, con un diametro tra i 3 e i sei centimetri, che caratterizzano il versante est del monte. Se ne contano circa 2000. Sono i segni rimasti delle popolazioni che vivevano nella zona per lo meno dal Neolitico, molto probabilmente dalla fine dell’ultima glaciazione, circa 8–10mila anni fa. La ricerca scientifica su questi e altri reperti preistorici fu cominciata negli anni 30 dello scorso secolo da Silvio Pons, uno studioso valdese. Non si conosce il motivo delle coppelle. Secondo alcuni sarebbero segnavia per condurre ad abitazioni o per tracciare la transumanza del bestiame. Ma è molto considerata l’ipotesi che le coppelle, rivolte a est, avessero un significato religioso e venissero utilizzate per riti di adorazione del sole al suo sorgere.

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