24 maggio 1915, le truppe italiane varcano la frontiera

“Il Piave mormorava, calmo e placido al passaggio…”

Era lunedì 24 maggio 1915, giorno dedicato alla Beata Vergine Maria Ausiliatrice. Erano passati dieci mesi dall’agosto del ’14 che aveva segnato l’inizio della Prima guerra mondiale

Crpiemonte
4 min readMay 5, 2020

--

di Marco Travaglini

Soldati di terra e di mare. L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l’esempio del mio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell’arte, egli vi opporrà tenace resistenza, ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarlo. Soldati, a voi la gloria di piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l’opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri”. Così parlò dal Gran Quartier Generale il Re d’Italia,Vittorio Emanuele III, con un discorso gonfio di retorica.

La Domenica del Corriere, maggio 1915

Era lunedì 24 maggio 1915, giorno dedicato alla Beata Vergine Maria Ausiliatrice. Erano passati dieci mesi dall’agosto del ’14 che aveva segnato l’inizio della Prima guerra mondiale. Quel ”maggio radioso”, preludio all’entrata in guerra dell’Italia, fu un mese di fermento diplomatico e di forte tensione politica. Il fervore interventista si concretizzò con manifestazioni in tutte le piazze della penisola e D’Annunzio arringava la folla incitandola contro Giolitti, fautore della linea della neutralità. L’Italia era ormai prossima a rompere l’antico patto con Austria e Germania, entrando in guerra a fianco dell’Intesa, secondo i piani segreti firmati a Londra il 26 aprile del 1915. Il 24 maggio i primi fanti marciarono contro l’ Impero d’Austria oltrepassando il confine, “per raggiunger la frontiera, per far contro il nemico una barriera”. Iniziava anche per l’Italia la “Grande guerra”. Incurante del patto sottoscritto fin dal 1882 ( la Triplice Alleanza) con l’Austria-Ungheria e la Germania, l’Italia decise di cambiare alleanza e si schierò con la Triplice Intesa formata da Francia, Inghilterra e Russia.

La Stampa, 24 maggio 1915

La Triplice Alleanza si basava su un trattato di carattere puramente difensivo, prevedendo il reciproco aiuto in caso di invasione esterna. Questa clausola permise all’Italia, considerato che l’Austria aveva dichiarato guerra alla Serbia senza avvisarla, di rimanere neutrale allo scoppio del conflitto, optando in un secondo tempo per l’alleanza con l’Intesa contro gli Imperi centrali (Austria-Ungheria, Germania e Impero Ottomano). In caso di vittoria l’accordo avrebbe garantito all’Italia il Trentino e il Sud Tirolo, con il confine al Brennero; Trieste e l’Istria fino al Quarnaro, ma senza Fiume; la Dalmazia, una sorta di protettorato sull’Albania e compensi indefiniti in caso di disgregazione dell’Impero Ottomano e di guadagni coloniali da parte inglese e francese.

L’Avanti, 24 maggio 1915

Il comando supremo delle operazioni venne affidato al generale Luigi Cadorna. Tre erano le zone del teatro di guerra italiano: Trentino, Cadore e la valle dell’Isonzo, nella Carnia. Un compito piuttosto difficile dal momento che il confine italiano era lungo oltre 600 chilometri ed era molto vulnerabile. Il confine col Trentino era decisamente montuoso, favorevole alle posizioni austriache, ben fortificate in quei territori come pure in Cadore e in Carnia, dove il fronte correva lungo la displuviale delle Alpi. Diversa era la situazione sull’Isonzo.

L’Illustrazione Italiana, 6 giugno 1915

Da Tolmino al mare Adriatico, le Alpi presentavano una serie di bassi altopiani che favorivano sì la difesa ma al tempo stesso avrebbero consentito anche di attaccare in forze, aprendo la via verso obiettivi strategici di grandissimo interesse come Trieste, la pianura di Lubiana e Vienna. Delle 35 divisioni a disposizione, Cadorna decise di destinarne sei alla I° armata che si trova verso il Trentino, cinque alla IV° armata in Cadore, due al corpo d’armata della Carnia e quindici alle armate II° e III° , destinate a sferrare l’attacco decisivo da Tolmino al mare ( dispiegando sulle stesse linee le rimanenti sette).

Il grosso delle forze era dunque concentrato sul fronte dell’Isonzo che diventò presto un simbolo della difficile guerra di logoramento italiana. Una realtà successivamente impressa nel fuoco della storia con un nome tragicamente noto: Caporetto! Fatto sta che quel giorno di centosei anni fa iniziava il conflitto che sarebbe costato al mondo milioni di morti.

--

--

Crpiemonte
Crpiemonte

Written by Crpiemonte

Il canale Medium ufficiale del Consiglio regionale del #Piemonte, dove raccogliamo notizie e approfondimenti.

No responses yet