
Il progetto ALI: un Atlante per viaggiare tra le Lingue Italiane
Storia e presente dell’Atlante Linguistico Italiano
di Michela Del Savio
La sigla “ALI” identifica l’Atlante Linguistico Italiano, un progetto scientifico di ormai storiche origini tutt’ora in corso, il cui Istituto ha oggi sede a Torino presso l’Università degli Studi.

Che cos’è un atlante linguistico?
Quando si pensa genericamente ad un atlante la mente corre verso l’immagine di una raccolta di carte geografiche; l’atlante linguistico presuppone che su queste carte non siano marcati solo i riferimenti geografici, ma anzi che essi siano ridotti allo stretto necessario in favore dell’inserimento sulle carte di informazioni di tipo linguistico, soprattutto lessicale (quindi inerenti alle parole).

L’ALI — iniziato nel 1924 sotto la direzione di Matteo Giulio Bartoli — rende consultabile un patrimonio di carte rappresentanti l’Italia sulle quali sono marcati dei punti (le località d’inchiesta) a cui corrispondono le traduzioni dialettali di un concetto, di una nozione o di una frase a cui la carta è dedicata (es. la carta n.820 — vedi foto). Le traduzioni dialettali sono raccolte dalla viva voce dei parlanti da parte di uno o più raccoglitori.
Un atlante linguistico è, all’atto pratico, la fotografia in un dato tempo di un movimento di espansione e innovazione linguistica, rappresentando, oltre che una risorsa per i linguisti, anche una ricca fonte di informazioni per gli aspetti più etnografici della lingua, permettendo l’indagine di attitudini culturali e sociali specifiche di un luogo e di un tempo.

Il patrimonio linguistico
Il patrimonio posseduto dall’ALI ammonta a oltre 5 milioni di schede dialettali (si tratta di schedine in cartone su cui viene registrata la parola e marcato il punto d’inchiesta in cui la voce è stata raccolta) e circa 10.000 fotografie etnografiche di altissimo valore documentario. Sono stati pubblicati ad oggi 8 volumi di carte (il nono è in corso di edizione), che possono essere consultate dagli utenti presso l’Istituto dell’ALI e la Biblioteca Nazionale di Torino.
Storia delle inchieste
Il primo raccoglitore di inchieste per l’Atlante fu Ugo Pellis. Il 29 ottobre 1925 a Belvedere d’Aquileia Pellis iniziò le inchieste vere e proprie, utilizzando un esteso questionario alla cui redazione aveva contribuito in larga misura.

Pellis percorse a piedi territori molto vasti, carico del suo bagaglio professionale fatto di album per le illustrazioni, fascicoli del questionario, taccuini per gli appunti, carte geografiche e topografiche e una macchina fotografica, nonché dei propri effetti personali. Nel 1927 l’Istituto dell’Atlante ricevette in dono un’automobile Balilla con cui Pellis poté più comodamente e velocemente spostarsi da un punto all’altro. In tutto Pellis poté effettuare 727 inchieste: il suo lavoro titanico fu interrotto soltanto dalla morte nel 1943.

Il torinese Benvenuto Terracini riprese poi il lavoro soltanto nel 1952, ultimando la raccolta delle restanti 282 inchieste (il totale era stato fissato a 1000) nel 1965. Ad oggi il totale delle inchieste è di 1009 per 947 punti, quasi il doppio dei numeri pur imponenti raggiunti dall’AIS, l’Atlante linguistico Italo-Svizzero.
Fu poi grazie al lavoro del direttore Arturo Genre se durante gli anni Settanta e Ottanta il materiale raccolto venne armonizzato e unificato; successivamente, la collaborazione dell’Atlante (a quel punto diretto da Lorenzo Massobrio) con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato portò all’elaborazione di un software che permise la digitalizzazione dei record (ancora oggi in corso) atta alla cartografazione automatica delle mappe. Il primo volume venne quindi pubblicato nel 1995.
ALEPO — Atlante Linguistico e Etnografico del Piemonte Orientale
Il Piemonte non ricevette in questo progetto uno sguardo privilegiato, poiché oggetto d’indagine fu l’intera Penisola, ma la presenza torinese di Bartoli, di Terracini e poi di Genre, fece sì che nascesse presso l’Università una scuola geolinguistica importante, che si costituì nel tempo grazie alla presenza di C. Grassi, T. Telmon, G. Berruto, L. Massobrio, S. Canobbio. Da un’idea di Genre fu ideato l’ATPM (Atlante Toponomastico del Piemonte Montano), e da un progetto di alcuni allievi di Grassi (Telmon e Canobbio) nacque l’ALEPO(Atlante Linguistico e Etnografico del Piemonte Orientale); l’elaborazione teorica e metodologica che l’esperienza dell’ALI aveva portato con sé permise dunque l’indirizzarsi delle ricerche anche verso una dimensione regionale, nel quadro di una temperie culturale in cui l’ente pubblico (nello specifico la Regione Piemonte con il progetto Alpi e cultura) si rese partner importante, sensibile alla conservazione e alla valorizzazione di questi materiali linguistici ed etnografici.
L’ALI oggi

L’ALI continua con il suo lungo e complesso progetto di redazione delle carte; i preziosi materiali dell’ALI rendono possibile l’ideazione di progetti collaterali, come ad esempio il Piccolo Atlante Linguistico del Piemonte (PALP), elaborazione e raccolta di carte sintetiche e commenti atti a dare risalto al solo territorio piemontese. Vi lavorano G. Ronco (vicedirettore ALI), M. Rivoira (caporedattore ALI), F. Cugno (redattrice ALI).
Presso l’Istituto sono impiegati inoltre ricercatori e borsisti, e ogni anno vengono ospitati alcuni studenti dell’Università che vogliono compiervi il proprio tirocinio curricolare. Nel medesimo luogo (via Sant’Ottavio 20) è presente una biblioteca molto specializzata che l’utente esterno può consultare previo appuntamento. Il catalogo completo del posseduto è cartaceo e si trova presso l’Istituto.
Approfondimenti
Le fotografie di Ugo Pellis sono consultabili in formato digitale sul sito della Società Filologica Friulana — Fondo Fotografico Pellis: una realtà che comprende oltre 7.000 negativi, su lastra e pellicola, opera di Pellis tra il 1925 e il 1942.
Con questo articolo inizia la collaborazione con la rivista Savej — Cultura e identità piemontesi, che ha gentilmente concesso la pubblicazione dei propri contenuti anche sul canale Medium del Consiglio regionale del Piemonte.