Il romanzo scritto sulla carta intestata dell’azienda
“La paga del sabato” fu pubblicato da Einaudi postumo, nel 1969, grazie al ritrovamento fortuito da parte della scrittrice Maria Corti tra le carte del Fondo Fenoglio
di Mario Bocchio
Questo romanzo di Beppe Fenoglio ha come tema centrale il difficile ritorno alla normalità di chi ha vissuto situazioni estreme, quali la guerra partigiana.
La guerra, o meglio il ricordo di essa, è ormai lontana dalla memoria del protagonista; egli tuttavia non sa, e non vuole, rinunciare all’esperienza di una vita esaltante, forte, né si arrende alla routine di un lavoro dipendente. La sua difficile ricerca interiore lo induce a scelte sbagliate, a facili guadagni, frutto di soprusi e di traffici illeciti.
Lenta e difficile è l’evoluzione del protagonista nel breve cammino della sua vita e problematico il suo adeguarsi ad essa. Ettore, giovane partigiano, tornato dalla guerra, trova difficoltà ad integrarsi nella tranquilla e pacifica vita quotidiana, accettando un lavoro qualunque. Il padre del ragazzo gli trova un impiego presso una fabbrica di cioccolata.
Il giovane tuttavia, mentre vi si reca, per la prima volta, capisce che quello non è un lavoro adatto a lui. Decide di rinunciare ad esso e, anziché entrare in fabbrica, varca la soglia del Caffè Commercio, dove sa di trovare Bianco, anch’egli ex partigiano, diventato boss di traffici illeciti.
Stabilisce con lui un’alleanza, che lo vedrà secondo al capo, ma con un ruolo molto speciale, superiore a quello di Palmo,”il cretino”, già uomo di Bianco. I tre organizzano, e portano a termine, con successo, vari colpi, ricavando notevoli somme di denaro.
Ettore, con parte di essi, tacita la madre, ma la maggior parte li affida ad un usuraio, affinché glieli custodisca. Senza che le famiglie ne siano al corrente, frequenta intanto una ragazza, Vanda, che ama e dalla quale è ricambiato. Quando resterà incinta,il giovane deciderà di sposarla. Sarà costretto ad affrontare, e vincere, il duro dissenso dei genitori di lei. Abbandonerà i traffici illegali e, con i soldi accumulati grazie ad essi, si metterà in proprio, come autotrasportatore ed inizierà la costruzione di un impianto di distributori di benzina.
Quando ormai tutto sembra rientrare nei binari della normalità, un banale incidente chiude, in modo crudele, inaspettato, la vicenda. Palmo ,il vecchio compagno ,un pò imbranato, che dalla morte di Bianco era passato alle dipendenze di Ettore, lo investirà accidentalmente con il suo camion, guidato maldestramente da mani inesperte.
Beppe Fenoglio in “La paga del sabato” ha voluto dar voce, attraverso Ettore, all’irrequietezza, all’irritazione e allo scontento di chi, tornato dalla guerra, non riesce a integrarsi in una vita mediocre e spenta come lo è ,a volte, l’esistenza quotidiana. Il racconto colpisce soprattutto per il suo linguaggio schietto e per il ritmo veloce della narrazione.
Fenoglio ha scritto questo libro tra una sigaretta e l’altra, mentre lavorava come rappresentante per l’estero dell’azienda vinicola Marengo: alcune pagine sono addirittura scritte sulla stessa carta intestata dell’azienda.
È impossibile non pensare che Fenoglio abbia scritto questo romanzo per fuggire a un destino di lavoratore dipendente che percepiva come imposto dalla società per cui aveva lottato rischiando la vita.
Fonte: “Associazione Centro Studi di Letteratura, Storia, Arte e Cultura Beppe Fenoglio”