Il Salone, una gigantesca libreria
Un libraio che gira il mondo, un commercialista che ama i libri, una vicepresidente di Regione che ascolta i giovani. Dall’alleanza di questo inusuale mix di personalità inizia nel 1988 l’avventura del Salone del Libro di Torino
“Una storia che ha fatto crescere e consolidare un appuntamento che si rinnova ogni anno e che ha visto protagonisti i grandi e i piccoli editori, i maestri del pensiero e i polemisti del momento”: parola di Roberto Moisio, professore di comunicazione pubblica all’Università degli Studi di Torino e autore di “Un romanzo di carta”, libro che narra per la prima volta, in forma romanzata, la storia della manifestazione letteraria.
Il libraio giramondo si chiama Angelo Pezzana, l’imprenditore è Guido Accornero, che all’epoca aveva acquisito il 33% della casa editrice Einaudi, e la vicepresidente di Regione è Bianca Vetrino.
In quegli anni tutta l’editoria era a Milano, a Torino c’erano solo Utet e Einaudi. Ma nel 1988 iniziò il primo Salone a Torino che riesce ad andare avanti fino al ’98, quando Accornero fa fallimento e si dimette. Il Salone cambia così nome e diventa Fiera del Libro fino al 2009, poi riacquisisce il suo nome originale con in più l’aggettivo Internazionale.
La più importante manifestazione italiana nel campo dell’editoria si svolge al centro congressi Lingotto Fiere di Torino una volta all’anno, nel mese di maggio. Ospita case editrici di varie dimensioni e nelle sale convegni presenta un denso calendario di conferenze, spettacoli, presentazioni di libri e iniziative didattiche. Come il Salone del libro di Parigi, si rivolge sia ai professionisti del settore sia al pubblico dei lettori. Per numero di espositori è la seconda fiera del libro in Europa dopo la Buchmesse di Francoforte; per numero di visitatori è dal 2006 la prima, con più di 300mila partecipanti in 5 giorni.
Il primo logo del Salone era stato disegnato da Armando Testa. Il logo con le sette barrette colorate, disegnato da Adriano Benetti, accompagna la fiera dal 1999, da quando cioè le istituzioni pubbliche hanno rilevato il vecchio salone ripartendo con un nuovo brand.
Cosa rappresenta il Salone per Torino? Per Torino è l’evento culturale più importante dell’anno e ha segnato il cambiamento più evidente dalla città dell’automobile alla città della cultura e del libro. Già quando iniziò negli anni Ottanta, la Fiat se ne stava andando da Torino e la città si poneva il problema di come cambiare: negli anni Novanta parte il restauro di Venaria e la Reggia, insieme con il Museo Egizio e il Museo del Cinema, rappresenta oggi un’attrattiva enorme per Torino. Tra le varie edizioni, ricordiamo che mel 2013 il tema era La creatività, con il claim Dove osano le idee, c’è stato poi filo conduttore del Bene: un tema grandioso, lo possianovedere da tanti punti di vista ed è senz’altro legato anche alla scelta del Vaticano come ospite internazionale.
I protagonisti del Salone del Libro sono i lettori. C’è una partecipazione davvero mischiata. Il Salone ha investito sempre moltissimo sui piccoli lettori, con il premio Nati per leggere, o con lo spazio del Bookstock Village, perché quello che si sa è che l’Italia ha lettori molto forti ma che poi non crescono. Si sa che i bambini che leggono hanno un periodo critico in cui abbandonano la lettura, quindi al Salone c’è una parte enorme per i bambini e i ragazzi ed è frequentata anche perché ci vanno le scuole. Poi c’è un pubblico adulto dei lettori forti (dai 50 anni in su).
Chi legge di meno sono i giovani tra i 25 e i 45 anni perché c’è meno tempo, si lavora si studia. Salone
Il Salone del Libro di Torino è una gigantesca libreria, c’è tanto coinvolgimento, c’è una specie di gioia nell’esserci, oltre alla stanchezza micidiale di camminare e camminare tra gli scaffali. Adesso qualche panchina c’è, un tempo era come la Parigi-Dakar e poi tutti i bambini che girano e che pastrocchiano i libri… una bella immagine. Al Salone ci sono davvero incontri per tutti i gusti.
Fonti:www.salonelibro.it