Nino Defilippis vince la tappa del Tour de France che si concluse allo stadio “Comunale” di Torino

Il Tour a Torino nel ricordo del Cit

Nino Defillipis vinse la tappa Gap - Torino della Grande Boucle il 23 luglio 1956

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4 min readJun 28, 2024

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di Mario Bocchio

Non possiamo non parlare dell’arrivo del Tour de France a Torino senza ricordare il mitico “Cit”, Nino Defillipis. Vinse la tappa Gap — Torino della Grande Boucle il 23 luglio 1956, con arrivo allo stadio Comunale.

Un po’ di dati: Nino nasce a Torino il 24 marzo 1932 e muore sempre nel capoluogo piemontese per via di un cancro il 13 luglio 2010. Vincitore di 9 tappe al Giro d’Italia, 7 al Tour de France, 2 alla Vuelta e riuscito a piazzarsi bene e a togliersi soddisfazioni anche in altri modi: 3° alla corsa rosa nel 1962, 5° alla Gran Boucle nel 1956, stesso anno in cui in Spagna vince la maglia di miglior scalatore. Per le corse di un giorno invece spicca il Lombardia del 1958, 3 secondi posti: uno sempre nella classica delle foglie morte nel 1952, e nel 1961 al Giro delle Fiandre e ai Mondiali di Berna. Inoltre è stato per due volte campione italiano, e vanta successi nel Giro del Piemonte, del Lazio, della Toscana, del Veneto e dell’Emilia. Fu inoltre un grande pistard e Commissario tecnico della nazionale italiana nel 1973–1974.

Così “Tuttosport” raccontò l’impresa del “Cit” a Torino

Sembra che abbiamo detto tutto: ma non ci siamo spinti in fondo. Perchè qui citeremo alcuni passi del suo libro, scritto insieme a Beppe Conti nel 2000 dal titolo ”I miei campioni”, edito da Graphot Editrice. D’ora in poi citeremo direttamente il dialogo tra il Cit e il noto giornalista. Accanto a Nino ci sono i nomidi chi ha corso con lui e contro di lui, ricordi di vita privata e quotidiana: tra i conterranei da citare Messina, Favero, Colletto, Astrua, Conterno, Balmamion e Zilioli e altri. Tra i campioni invece sembra quasi un pantheon: Coppi, Bartali, Koblet, Bobet, Van Steenbergen, Baldini, Magni, Nencini, Bahamontes, Gaul, Van Looy, Anquetil e Poulidor.

Nino Defilippis su Miguel Poblet al Lombardia 1958

Ecco come si presenta Nino nel libro: “sono nato a Torino, in via Cibrario il 24 marzo ’32. Mio padre Angelo era barese, mia madre Maria astigiana … Mi ha cresciuto mia nonna Angela … a Berzano S.Pietro … Mi misero in anche in collegio scappai due volte per correre dalla nonna a piedi sino a Casalborgone. Però vorrei soprattutto sfatare quel luogo comune di Defilippis corridore borghese e benestante di famiglia. Tutto falso. Poi nel’51 i miei rilevarono il famoso pastifico e lì incominciarono i buoni affari. E io correvo e lavoravo”. Del pastifico si parla già, nella prefazione di Gian Paolo Ormezzano, altro grande nome della stampa torinese e buon amico di Defilippis: “Ma devo dire che Nino era entrato nella mia vita già nel 1956, quando il Tour de France era arrivato a Torino, allo stadio Comunale gremito, e lui aveva fatto la più sontuosa volata ‘di popolo’ di tutta la storia del ciclismo e io avevo scritto per Tuttosport un articolo del genere ‘di colore’, sulla folla e sul suo urlo a spingere il Cit allo sprint. La sera era arrivata al giornale una cassa di agnolotti, dono del celebre pastificio della famiglia Defilippis, per celebrare con una sorta di comunione, qualche dozzina a testa, per me il fatto di essere stato ammesso alla spartizione aveva costituito una sorta di promozione morale”. Ora ritorniamo a parlare delle corse di Nino, soffermandoci sui tre dei momenti più brutti e difficili da digerire e le sue grandi gesta.

Un giovane Defilippis anticipa Fausto Coppi in salita

“Una classica, ma di montagna e si dovevano scalre l’Izoard, il Monginevro e Sestriere … Gastone Nencini correttissimo mi disse che mi avrebbe tirato volentieri la volata in pista, ma io feci cenno di no, ero letteralmente morto … Non esagero, ma quel giorno il boato della folla mi ridiede vita, mi trasformò … Mi scatenai. Quelle 60 mila persone mi stavano spingendo, passai in testa sul rettilineo d’arrivo, in curva rallentavo, in rettilineo ripartivo come dovessi disputare più volate … E così ho vinto, provando un ‘emozione incredibile”.

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