I tramezzini

Il Tramezzino di D’Annunzio

Introdotto in Italia a Torino, al caffè Mulassano nel 1926, fu “il vate” assaggiandolo a dargli il nome che è arrivato fino a noi

Crpiemonte
3 min readJul 11, 2022

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di Pino Riconosciuto

Chi ha inventato il tramezzino? Come di tanti altri prodotti, in particolare dei gioielli della gastronomia, anche di questo molti rivendicano la primogenitura. A partire dai veneziani che del tramezzino hanno fatto un vero e proprio oggetto di culto.

Ma, prima dei veneziani, il tramezzino in Italia fu lanciato a Torino nel 1926, nel Caffè Mulassano di piazza Castello. Un locale storico, molto amato dai torinesi, che ancor oggi del tramezzino fa il suo fiore all’occhiello.

Certo è difficile negare la stretta parentela tra il tramezzino torinese e l’anglosassone Sandwich. Quest’ultimo risale al 1700 e deve il suo nome a John Montagu, quarto conte di Sandwich. Fu lui che, durante una partita a carte, preso dal desiderio di uno stuzzichino, ordinò al suo servitore di tagliare due fette di pane private della crosta e, dopo averle imburrate, farcirle con del roast beef, in modo da poterlo gustare senza interrompere la partita.

Il Caffè Mulassano

Un gesto che raccolse consenso e che si diffuse tra la nobiltà tanto che a inizio del 1800 una nobildonna, Anna Maria Stanhope, duchessa di Bedford, decise di accompagnare le tazze di tè delle 17 che offriva agli ospiti con dei piccoli sandwich. E’ probabile che la moda si sia diffusa anche nel nuovo mondo.

Di sicuro sappiamo che nel 1926 una coppia di emigranti, i Nebiolo, tornano a Torino dal Nordamerica e, forti dei risparmi accumulati, si dice 300 mila lire, comprano il Caffè Mulassano, uno dei locali più rinomati del centro cittadino, frequentato da intellettuali, imprenditori e bella gente.

I Nebiolo portano con sé dagli Stati Uniti il prototipo di una macchina per scaldare i toast. Ma la signora Angela decide di affiancare ad essi un piccolo panino freddo fatto dello stesso pane, scrostato e farcito all’inizio con burro e acciughe, più tardi con l’aggiunta dei peperoni. Quanto questa invenzione sia davvero originale o piuttosto risenta dell’esperienza statunitense, magari attraverso i sandwich, è difficile dirlo. Sta di fatto che in Italia questo atipico panino non era mai stato presentato e ottiene presto un grande successo.

“Le memorie dell’ultiimo boia di Torino”

Sarà Gabriele D’Annunzio a decretarlo, un pomeriggio quando, seduto al caffè, apprezzandone il gusto, chiederà il bis di questi “tramezzini”. Con questo termine intendendo il piccolo intramezzo tra il pranzo e la cena. Il nome resterà, come la fortuna del tramezzino che dopo, da Venezia, si diffonderà anche per tutto il nord-est.

Un’ultima curiosità riguarda il pane che si usa per il tramezzino, il pancarrè. Secondo alcuni sarebbero stati i fornai torinesi a crearlo nell’800, in seguito alla loro avversione nei confronti dei boia, allora ancora al lavoro per le frequenti condanne a morte comminate dai magistrati regi.

I boia non erano simpatici alla popolazione (basti pensare alla tipica espressione torinese boia fauss, boia falso), tanto che difficilmente trovavano moglie e persino i negozianti li servivano con fastidio. Un atteggiamento che veniva compensato dai lauti stipendi che venivano loro riservati e che in qualche modo giustificavano il loro dover vivere isolati.

Sembra però che l’ultimo boia, Piero Pantoni, uno dei pochi a sposarsi, non sopportasse più il disprezzo che aleggiava tra i cittadini. In particolare si era lamentato con le autorità del fatto che i fornai gli porgevano il pane al contrario (da qui deriverebbe la diceria che il pane capovolto a tavola porta sfortuna). Le autorità imposero allora ai fornai di servire il pane correttamente. Per ripicca, i fornai inventarono il pane a sezione quadrata, il pancarrè, per impedire di distinguere il sopra dal sotto. Questa è la storia, non si sa se vera o leggenda. Ma di sicuro aumenta il fascino del tramezzino.

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