Il walser che domò la montagna di luce
Giuseppe Oberto è stato uno degli scalatori più famosi
di Mario Bocchio
Insieme a Cassin, Bonatti, de Francesch e Gobbi nel 1958 aveva conquistato il Gasherbrum IV, la montagna di luce alta 7.925 metri nella catena del Karakoram.
Giuseppe Oberto era di Macugnaga (Verbano Cusio Ossola), se n’è andato lo scorso anno 94 enne.
Giuseppe Oberto era il solo ancora vivo della spedizione ed era guida alpina di Macugnaga. Al suo attivo diciassette salite alla Dufour e sei alla Nordend, due delle vette del massiccio del Monte Rosa - che si affaccia su Macugnaga - con il record di salita lungo la Via dei Francesi.
Dopo la scomparsa di Walter Bonatti, Oberto era l’ultimo superstite della spedizione al Gasherbrum IV organizzata dal Cai nel 1958 e considerata una delle imprese più importanti della storia dell’alpinismo extraeuropeo. Strani giochi del destino, lo scalatore piemontese aveva compiuto 88 anni proprio il giorno della morte di Bonatti.
La prima ascensione alla vetta fu realizzata dalla seconda spedizione nazionale italiana in Karakorum,della quale facevano parte anche il medico Donato Zeni e l’orientalista Fosco Maraini nel ruolo di cineoperatore e fotografo.
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, il 6 agosto 1958 Walter Bonatti e Carlo Mauri riuscirono a raggiungere la vetta; la via seguita era un itinerario misto di roccia e ghiaccio, con passaggi su roccia fino al V grado poco sotto la vetta, e si sviluppava lungo i seracchi di sud-est e la cresta nord-est.
Oberto è scomparso alla vigilia del sessantesimo anniversario proprio di quella vittoriosa salita. Un’ impresa,definita dal neozelandese Edmund Hillary (vincitore dell’Everest) come «la più difficile, sulla cresta più elegante dell’Himalaya». Questo spiega perché in sessant’anni il Gasherbrum è stato ripetuto solo quattro volte e lungo un itinerario meno impegnativo di quello tracciato dagli italiani.
Oberto era un grande alpinista, era un «walser, guida alpina», insignito del brevetto senza aver dovuto sostenere il consueto esame: benché giovanissimo, il suo curriculum attestava da solo la capacità di svolgere la difficile professione. Come ha scritto un grande intenditore dell’alpinismo, Teresio Valsesia, Oberto era «particolarmente riservato e modesto, è stato un eccellente arrampicatore sia sul ghiaccio, sia su roccia, tenendosi sempre lontano dai riflettori. Un autentico figlio d’arte. Il padre, infatti, aveva partecipato negli Anni 30 a una spedizione in Patagonia con l’esploratore padre Alberto De Agostini» .