
La Corsa dei buoi di Asigliano
Ancora oggi l’asta si svolge offrendo emine di grano
di Mario Bocchio
La tradizione ci ha tramano che un’epidemia di peste nel 1436 portasse morte e desolazione tra gli uomini e gli animali di Asigliano, oggi in provincia di Vercelli; i suoi abitanti disperati chiesero grazia a San Vittore con la promessa di fare correre gli animali più lenti, i buoi, in segno di gioia e gratitudine. Il Santo esaudì queste preghiere e la malattia infettiva cessò il suo incedere. I primi documenti storici che accennano alla corsa risalgono al 1658.

Altri riferimenti sono contenuti nell’archivio parrocchiale asiglianese in una relazione fatta dal don Francesco Bernardino Lanino nel 1770, dove vengono descritti i festeggiamenti per San Vittore: “Dopo messa (Parrocchiale), fanno correre quanto mai si possa dire quattro cara tirati da buoi carichi di pane, qual pane terminata la corsa si benedice (nell’oratorio di San Vittore) e lo distribuiscono”.
Come ricordato nei libri “Asigliano uso e sostumi” e “Asigliano tra storia e folklore”, nel corso dei secoli questa bella festa ha subìto delle sospensioni, non per mancanza di fede, ma per fattori esterni. Troviamo una testimonianza scritta il 5 maggio del 1846. Il sindaco Giovanni Varalda, riunita la giunta comunale, propose la sospensione della Festa patronale per la mobilitazione di militari della Guardia nazionale per il disimpegno di vari servizi pubblici d’urgenza. Motivi analoghi anche negli anni 1859 e 1862.

La fantasia popolare fece nascere in quegli anni la leggenda dei rumori di carri lanciati a briglia sciolta nella notte lungo il selciato vicino alla chiesa votiva del Santo e di saette di fuoco scaturire dallo scalpitio degli zoccoli senza che nessun animale vi corresse.
La tradizione vuole, nel giorno del sabato che precede la festa patronale, allo scoccare delle ore 12, col suono festoso delle campane, che si proceda all’incanto dei carri che daranno vita, di domenica, alla corsa dei buoi per lo scioglimento del voto. Il rito viene celebrato in Municipio e l’asta è battuta dalla guardia comunale.

Nei tempi antichi, quando i buoi abbondavano nelle campagne, tutti i contadini desideravano partecipare all’impegno di sciogliere il voto, allora, i priori di quei tempi — siamo sul finire del Settecento -, escogitarono questa forma di appannaggio che li aiutasse a sostenere le numerose spese per la realizzazione della festa. Ancora oggi l’asta si svolge offrendo emine di grano. L’emina o mina o quartone, è un’antica misura agraria vercellese pari a poco più di 23 litri. Dobbiamo sottolineare che alcuni partecipano all’incanto per sciogliere un voto contratto con San Vittore in un momento di difficoltà familiare, risolto felicemente, senza badare al numero di emine pur di accaparrarsi o il Carro del Pane o uno dei quattro carri per la corsa, ognuno formato da una coppia di buoi, che gareggiano a mezzogiorno della seconda domenica di maggio.

Altre corse dei buoi in Italia, si svolgono nella vicina Caresana, come pure, con un percorso di ben dodici chilometri, a San Martino in Pensilis nel Molise.