
La grande storia: il Vallo Alpino in Piemonte (terza puntata)
Percorsi che si inoltrano tra i segni che la storia ha lasciato sul territorio, dalle fortezze centenarie ai bunker delle Guerre mondiali, per gite che al fascino paesaggistico uniscono quello del viaggio a ritroso nel tempo
di Mario Bocchio
Il Colle del Mulo a circa 2.500 metri di quota, a monte di Castelmagno, sulla displuviale tra le Valli Maira, Grana e Stura, è solo un noto riferimento topografico, nome fortunato perchè pittoresco e breve. In realtà la strada supera diversi valichi: Valcavera per chi arriva anche dal Vallone dell’Arma salendo da Demonte, Esischie per chi viene da Marmora, del Preit per chi sale da Canosio e infine il Passo della Gardetta, alla fine di un magnifico viaggio in alta quota.

Tutte le strade dell’altipiano sono militari. Nel nodo viario vicino al Colle del Mulo ci sono una sorgente di acqua buonissima, ruderi di caserme scoperchiate, un laghetto, un alpeggio, il Gias Bandia, all’ombra di una montagna inconfondibile, Rocca La Meja, solo 2.831 metri, ma aguzza e imponente, di calcari chiari. Gli Alpini vengono ancora a fare campi estivi quassù e ogni tanto sparano con i cannoni; poi gli artificieri vanno in giro a raccogliere i proietti inesplosi, nascosti tra genziane e stelle alpine. I rilievi intorno sono a tratti colorati, per bancate di gessi, terre rosse, pendii dilavati dalla pioggia che diventano ocra. Ci sono casematte col tetto bianco e rotondo che occhieggiano sulle creste, circondate da reticolati; polveriere aperte ai quattro venti. In mezzo ad un prato in pendenza un’enorme corona sabauda disegnata con sassi bianchi dai soldati, certo comandati all’opera d’arte da ufficiali memori dell’imperativo “Il soldato non deve mai stare con le mani in mano”.

I Becchi Rossi
L’altopiano è ampio, con corrugamenti e pascoli, luogo incantato con pochi visitatori, salvo ad agosto; il posto meno adatto per fare la guerra. Vien voglia piuttosto di piantare una tenda, aspettare la notte, e guardare le stelle. Di fianco alla strada prima del Passo della Gardetta, tra vacche di razza piemontese che ruminano nei pomeriggi estivi, un’apparizione incongrua, imprevista in un luogo così solitario e fuori mano. Un’ara neoclassica con due colonne mozze di marmo bianco, eretta nel 1929, a ricordo della morte accidentale di sei soldati, uccisi dopo un’esercitazione, da proiettili inesplosi. Sulla lapide i nomi dei caduti. Sul piano dell’altare laico, qualcuno aveva messo (chissà se ci sono ancora) schegge di proiettili d’artiglieria raccolte intorno.

Di forte impatto è la visita alle fortificazioni ai Becchi Rossi, nella Valle Stura di Demonte. L’ascesa, mai faticosa per l’ottima mulattiera, è adatta sia agli escursionisti che agli appassionati di storia. Ottimo il panorama dalla Selletta del Becco Rosso. Imboccata la strada asfaltata che conduce a Murenz, si oltrepassa quasi subito la Casermetta difensiva di Murenz, ora riattata a colonia estiva.
Era in grado di ospitare una trentina di uomini e disponeva di un ricovero per quattro pezzi di artiglieria.
Raggiunta la piccola borgata, l’asfalto termina. Si lascia a destra la sterrata che scende a Pontebernardo, seguendo invece la sterrata di sinistra per Ferriere, il Colle del Ferro e il Colle di Stau. Poco oltre, si trascura ancora a destra una seconda diramazione per Pontebernardo, iniziando a salire sulla sterrata a sinistra in direzione di Ferriere e del Becco Rosso (su molte guide e carte la cima viene indicata con il toponimo di Becchi Rossi). Con pendenze moderate la strada arriva a lambire una installazione di antenne telefoniche, dove si trasforma in ottima mulattiera con fondo inerbito. Trascurata intorno a quota1.730 una esile traccia sulla destra che conduce all’Opera 10 del Vallo Alpino e, subito dopo ancora sulla destra, il sentierino che porta a vecchi trinceramenti (palina “antiche fortificazioni”), la mulattiera sale con comodi tornanti nel lariceto trasformandosi a tratti in sentiero e raggiunge l’Opera 11, costruita nel 1938, disponeva di un presidio di 8 uomini ed era armata con due mitragliatrici. Poco oltre, proprio a fianco del sentiero, si incontra l’Osservatorio della Cresta di Barel.

L’Opera, in posizione dominante sulla valle ed ancora in ottimo stato, fu costruita tra il ’40 e il ’42; oltre a svolgere la sua funzione di osservatorio avrebbe dovuto anche ospitare strutture di comando. Era dotata di una caponiera per la difesa attiva, di un osservatorio a quattro visuali e di una serie di locali logistici in caverna.
Si esce per un breve tratto dal bosco attraversando un pendio detritico, proseguendo poi con lunghi e panoramici tornanti tra radi larici fino ad una bella radura prativa, sede di un rudere di un ricovero militare e dominata da una postazione per mitragliatrice dell’Opera 12, visibile sulla parete rocciosa in alto a sinistra.

Realizzata nel 1937, l’Opera 12 aveva il compito di proteggere l’accesso al Becco Rosso. Disponeva di due postazioni per mitragliatrice ed aveva un presidio di otto uomini. Impressionante la scalinata in cemento che porta all’ingresso dell’Opera, realizzata lungo una parete rocciosa a picco nel vuoto. Con una salita breve ma abbastanza decisa si raggiunge la Selletta del Becco Rosso, ottimo punto panoramico sull’Alta Valle Stura e su alcuni suoi valloni. Il sentiero principale scende sul versante opposto in direzione di Ferriere; tuttavia vale la pena esplorare la zona circostante la selletta, dove sono ubicati gli ingressi di alcune delle maggiori opere fortificate in caverna del Vallo Alpino: sulla sinistra una traccia abbastanza labile conduce ad uno degli ingressi dell’Opera 13, mentre mantenendosi sulla destra lungo il filo di cresta si raggiungono due degli ingressi dell’Opera 14 e la vetta del Becco Rosso. L’Opera 13 nasce dall’unione di due precedenti impianti, armati rispettivamente con una e due mitragliatrici, successivamente collegati con una lunghissima galleria. L’Opera 14 e la collegata Batteria del Becco Rosso costituiscono indubbiamente il maggiore impianto della zona, che si estende nelle viscere della montagna su tre piani; i due livelli più alti costituiscono l’Opera 14, il livello inferiore la Batteria. Le due opere sono collegate internamente da una serie di rampe di scale. L’Opera 14 era armata con cinque postazioni per mitragliatrice, quattro delle quali realizzate a metà degli anni ’20. La Batteria del Becco Rosso disponeva invece di tre casematte per quattro pezzi di artiglieria (una casamatta era binata) montati sul proprio affusto da campagna. Tutto il complesso era servito da una guarnigione di 65 uomini.

I maggiori interventi di demolizione hanno riguardato le casematte della Batteria, tutte in pessime condizioni tranne una; una piccola parte del livello superiore dell’Opera 14 è invece stato trasformato in ricovero da privati.
Oltrepassato il Colle della Maddalena — o Col de Larche — ci si trova subito davanti alla Maginot. Il manufatto militare di Haut Saint-Ours è abbarbicato su di un altipiano montagnoso, si staglia a tiro incrociato con il forte di Roche-la-Croix. Assieme a quest’ultimo, è uno dei due manufatti più imponenti della Linea Maginot nell’Ubaye, destinato alla protezione della frontiera dalle Alpi fino a Mentone.

Lasciando la Valle Stura, in direzione di Borgo San Dalmazzo, ci si imbatte nello Sbarramento di Moiola, che fu pensato per dare profondità alla linea difensiva. Le opere iniziate intorno agli anni ’40 rimasero parzialmente incompiute. Si rifanno ai modelli dell’ultimo periodo con massicce coperture in calcestruzzo e una notevole estensione sotterranea, articolata a più livelli. Si tratta nel complesso di un’opera che, se fosse stata interamente realizzata, avrebbe costituito uno dei più imponenti sbarramenti difensivi di tutta la valle.
(continua)