Lo stambecco bianco (foto A. Casse, pgc Città Metropolitana di Torino)

La leggenda dello stambecco bianco

Ma l’animale è esistito ed esiste davvero. Anche in Piemonte

Crpiemonte
3 min readJul 27, 2021

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di Mario Bocchio

La trama è lenta e disturbata all’inizio per diventare progressivamente più libera e fluida nel corso degli eventi. Un nuovo giorno inizia come ogni altro precedente, ma oggi qualcosa sarà profondamente diverso, ineluttabile, e convincerà Lukas a seguire un percorso da tempo abbandonato che lo porterà a riscoprire le proprie certezze ed emozioni sopite. Dalla città alle alture dimenticate, per un viaggio dell’anima che si accompagna ad una vera e propria ricerca personale, a confronto con la pura manifestazione di una natura maestosa e arcaica.

Alla ricerca dello stambecco bianco

“La leggenda dello stambecco bianco” è un cortometraggio narrativo, di taglio cinematografico e di genere poetico-filosofico, che mette a confronto l’animo umano con le forze dell’universo, nella consapevolezza della necessità inalienabile del binomio uomo-natura. Il protagonista coglie l’occasione per uscire dalla sua situazione personale, fortemente compromessa e rinascere ricongiungendosi ai suoi sentimenti ancestrali. Il cortometraggio è opera di Markus Otz, svizzero nato a Sciaffusa nel 1960 e cresciuto in Ticino, dove vive a Chiasso. Art director con proprio laboratorio creativo dal 1981 e regista e sceneggiatore dal 2016, ha ottenuto tre Awards con “Alone”.

La locandina del film

Per Lukas ogni notte è un incubo. Trascinato tra mucchi di ghiaia e torri arrugginite, è stato salvato da uno stambecco bianco prima di cadere. Il susseguirsi di incubi ha compromesso anche la sua efficienza sul lavoro con il conseguente licenziamento da parte del suo datore. Tornato a casa, Lukas si siede su una panchina, raggiunto improvvisamente da una signora molto sciamanica nell’aspetto, che inizia la storia di una strana leggenda su un leader coraggioso che doveva anche andare alla ricerca del suo stambecco per salvare il suo popolo dalla carestia. Lukas, non troppo entusiasta dell’aspetto della donna, ascolta dubbioso e strano il racconto della donna che lo incita ad affrontare la ricerca del fiero animale di montagna. Da sempre attorno allo stambecco bianco sì è creata una sorta di leggenda mitologica. Ma l’animale è esistito ed esiste davvero. Ha avuto una certa risonanza mediatica la presenza di uno stambecco bianco sulle montagne della Val Susa, nella zona del Monte Palon, a quasi 3000 metri di quota a cavallo della cresta est del Monte Rocciamelone lo scorso novembre.

Lo stambecco (foto “Piemonte Parchi”

Ha scritto Luca Giunti su “Piemonte Parchi” che “il diverso, si sa, incuriosisce. Sarà per questo che ogni inverno, quando fa capolino sulle montagne della Val Susa, se ne torna a parlare. Ma la presenza di uno stambecco bianco — o forse un ibrido — alle pendici del Rocciamelone è cosa nota ai guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie che hanno segnalato il suo avvistamento da almeno due, o forse tre, stagioni”. Lo stambecco a fine Ottocento è stato sulla soglia dell’estinzione, ne erano rimasti solo un centinaio di esemplari tutti concentrati nell’area del Gran Paradiso. “La protezione accordata prima dalla riserva di caccia del Re e poi dall’istituzione del primo parco nazionale italiano ne ha permesso dapprima il recupero e poi, a partire dagli Anni ’90 del Novecento, la reintroduzione di piccoli nuclei in varie aree vocate delle Alpi. Nelle Cozie, prima nei Parchi Val Troncea e Orsiera-Rocciavrè, poi alle pendici del Rocciamelone, a Rochemolles (Bardonecchia), intorno al Rifugio Mariannina comunque un patrimonio genetico piuttosto ridotto, si sono originate le popolazioni che oggi in buon numero coprono le occidentali — sottolinea Giunti — Rimane la meraviglia e il fascino per un animale diverso dagli altri, dal mantello candido, al quale si sono ispirate leggende, mitologie, documentari e film”. Come Tutta colpa del Paradiso di Francesco Nuti, uscito nel 1985.

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