Giacomo Morra e il tartufo bianco di Alba

La più grande ossessione culinaria del mondo

La storia di Giacomo Morra, il primo imprenditore a rendere celebre il tartufo bianco

Crpiemonte
5 min readMar 16, 2022

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di Mario Bocchio

Nel centro di Alba, il decumano è la via principale che collega quelle che oggi sono piazza Risorgimento e piazza Ferrero. In passato erano conosciute, rispettivamente, come Piazza Duomo e Piazza Savona; nella prima si svolgeva la vita civile, nella seconda quella commerciale. Anche il nome non è a caso: Savona perché era la giusta direzione della strada del vino verso il mare. E proprio lì, sopra la testa dei passanti, c’è un orologio verde: si dice che un albese si riconosce perché quando vuole prendere un caffè con qualcuno l’appuntamento è sempre sotto l’orologio verde.

Mercato del tartufo ad Alba

L’invito poi è quello di incontrarsi proprio sotto quell’orologio per parlare di uno dei grandi protagonisti di Piazza Savona: l’imprenditore, albergatore e ristoratore Giacomo Morra. Nasce nel 1889 a La Morra, nei pressi di Alba, da genitori mezzadri; all’età di 20 anni decise di andarsene e cercare il successo. Dopo aver pagato la quota, nel 1928 rilevò l’ Hotel Savona, nell’omonima piazza. Nello stesso anno propose di inserire una sezione del tartufo nella sfilata delle vendemmie. Questa idea riscosse un grande successo, così nel 1929 nacque la Fiera del Tartufo.

Manifesto pubblicitario

Anche quando l’offerta è meno abbondante, il tartufo bianco di Alba resiste come il premio culinario più ambito al mondo. Ma non è stato sempre così. In effetti, fino alla metà del Ventesimo secolo, la maggior parte degli chef di fascia alta non aveva mai nemmeno assaggiato la prelibatezza, per non parlare dell’idea di incorporarla nei loro menu. Giacomo Morra la cambiò quasi da solo.

Alfred Hitchcock con il tartufo di Giacomo Morra

Morra sapeva che i tartufi bianchi, unici, che proliferavano sulle dolci colline albesi erano apprezzati dai re e dalle regine medievali. Li immaginava come pietre preziose del passato nell’era moderna; un simbolo di buon gusto che il mondo intero dovrebbe abbracciare. Nel 1909 Morra lascia la modesta azienda agricola di famiglia per insediarsi ad Alba, fulcro commerciale delle Langhe, fertile zona nota anche per i vini Barolo e Barbaresco.

Immagini storiche della “Fiera del Tartufo” di Alba

Dopo aver ottenuto il successo con il suo negozio Tartufi Morra e con l’Hotel Savona, Giacomo Morra - come detto - fu determinante nell’istituzione della prima Fiera del Tartufo di Alba. Grazie ai collegamenti - all’epoca- alla rete ferroviaria nazionale, l’evento autunnale iniziò ad attirare migliaia di visitatori da tutta la penisola. Verso la metà degli anni ’30, l’evento stava aspirando ad acquisire titoli anche internazionali. Ma la seconda guerra mondiale aveva altri piani; nonostante la crescita della sua rilevanza, la fiera non avrebbe goduto di un pubblico straniero significativo fino alla fine degli anni ‘40.

Ancora una strategia di marketing dell’epoca

Morra recuperò il tempo perduto con una spinta aggressiva e calcolata, senza mai allontanarsi dalle Langhe. Decise di attirare persone attraverso il suo ristorante, e poi inviando i tartufi bianchi più grandi e pregiati della stagione a personaggi importanti. Dopo aver recuperato un colosso da 2,5 grammi — il più grande mai registrato, all’epoca — Morra riuscì a regalarlo al presidente degli Stati Uniti Harry Truman, nel 1953. Prodotti simili furono concessi a Winston Churchill, Eisenhower e Krusciov negli anni della Guerra Fredda, Rita Hayworth, Marilyn Monroe e Joe Di Maggio per tutto il decennio. Truman, da parte sua, fu così rapito dal regalo che chiese alla Casa Bianca di firmare un contratto quinquennale con Morra, garantendo una fornitura costante e stagionale.

Il pâté di tartufi

Alfred Hitchcock accettò un invito personale nel 1959. Il mistero del tartufo lo indusse a scrivere una sceneggiatura, naturalmente, sull’omicidio di un tartufaio locale. Sebbene la sua sceneggiatura non venne mai tradotta in un film, tornò a Hollywood e condivise la sua nuova curiosità culinaria con importanti esperti di gusto dell’epoca.

Il trifulau con l’inseparabile cane da ricerca

Prima della nascita dell’idea moderna di marketing, Giacomo Morra coltivò il geniale progetto di collegare tra di loro alta cucina, turismo e territorio. Fu lui a far sì che il tartufo bianco d’Alba diventasse così famoso nel mondo. È una realtà difficile da contestare. Dalla California alla Corea del Sud hanno presto chiesto a gran voce questa prelibatezza, unica, che fiorisce durante una piccola finestra di tempo, da ottobre a dicembre. Un’ulteriore fonte di difficoltà era l’inevitabile deperibilità del tartufo: una volta rimosso dalla terra, i suoi aromi seducenti quasi svaniscono dopo un paio di settimane. Non c’è modo di conservare correttamente un tartufo. Su questa merce vincolata, Morra alimentava una domanda febbrile. E poiché le persone vogliono ciò che non possono avere, la sua scarsità ha generato il suo culto.

Al momento della sua morte, nel 1963, Morra aveva realizzato il suo sogno: il riconoscimento internazionale, non solo per i suoi pregiati tartufi, ma anche per la città di Alba che chiamava casa.“Non è Alba che ha fatto conoscere Giacomo Morra, ma Morra che ha fatto conoscere Alba”.

Fonte e fotografie: “Tartufi Morra”

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