La Sacra di San Michele

La Sacra di San Michele, simbolo del Piemonte

In un volume della serie “I tascabili di Palazzo Lascaris” una breve storia della millenaria abbazia che ha ispirato scrittori del calibro di Manzoni, D’Azeglio ed Eco

Crpiemonte
3 min readAug 31, 2021

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di Carlo Tagliani

L’abbazia benedettina di San Michele della Chiusa si trova nel territorio del Comune di Sant’Ambrogio, a quaranta chilometri da Torino. Comunemente conosciuta come Sacra di San Michele, è costruita nel Medioevo sul Monte Pirchiriano (l’antico Monte di Porci, a 962 metri di altitudine), di fronte al Monte Caprasio (Monte delle Capre), nel punto in cui la Valle di Susa si apre sulla pianura torinese.Qui i Longobardi costruiscono le chiuse fortificate per sbarrare l’ingresso ai Franchi e di qui parte l’avvincente storia narrata nel volume della collana “I tascabili di Palazzo Lascaris” dedicata alla Sacra di San Michele.

La fascinosa e suggestiva emozione della Sacra illuminata con il Drapò della Regione Piemonte

L’anno di fondazione dell’Abbazia non è documentato né certo: gli ultimi studi storici ne collocano la costruzione tra il 983 e il 987 come ingrandimento di una antica cappella preesistente già dedicata all’Arcangelo San Michele. I primi dati certi fanno riferimento all’XI secolo, quando i sostenitori dell’abbazia di San Michele e l’autorità vescovile di Torino arrivano addirittura allo scontro armato per questioni legate al potere e alla giurisdizione territoriale. Il contrasto si risolve con una sostanziale autonomia concessa all’Abbazia dalla diocesi di Torino. Tra l’XI e il XII secolo il monastero diviene sempre più celebre, la sua importanza culturale — ormai riconosciuta a livello internazionale — è arricchita da una grande biblioteca in cui la comunità di monaci che abitano la Sacra studiano, trascrivono e abbelliscono con preziose miniature i testi sacri, l’Abbazia diviene così il centro di potere di una ricca vera e propria signoria monastica, con castellani e terreni sparsi tra i territori di Avigliana e di Giaveno.

La Torre della bell’Alda

Il fascino di queste antiche mura ispira nei secoli artisti e scrittori: qui è ambientato il celebre romanzo “Il nome della rosa” di Umberto Eco e l’omonimo film del 1986 con Sean Connery. A questi luoghi nell’800 fa riferimento Alessandro Manzoni per il canto dell’Adelchi e Massimo D’Azeglio ne “I miei ricordi” racconta la leggenda del tragico volo della Bell’Alda che si getta per due volte dalla torre più alta dell’Abbazia. Il volume ripercorre gli eventi storici che segnarono il declino della Sacra tra il XIII e il XIV secolo, quando diminuisce il suo prestigio internazionale e quindi anche il numero di monaci provenienti dalle migliori famiglie aristocratiche di mezza Europa che per lunghi anni avevano portato intelligenze, contatti internazionali e ricchezze all’Abbazia valsusina. Si concentra poi sulla sua “rinascita” nel 1600, quando diviene una vera e propria fortezzaquando il presidio militare della Compagnia di Grugliasco s’insedia in mezzo alla Val di Susa per far fronte alle armate francesi che scendono a invadere i territori sabaudi, fino ad arrivare ad assediare Torino nel 1706.

La statua di San Michele

Alla fine del ‘600 quella che è stata la gloriosa Abbazia di San Michele della Chiusa arriva ad avere un solo monaco residente nel convento, gli edifici dell’intero complesso ormai in gran parte distrutti e ridotti in rovina e la chiesa è sul punto di crollare. La soppressione definitiva dell’Abbazia arriva nel 1803, con l’editto di Napoleone Bonaparte che sopprime tutti i conventi e confisca i beni della Chiesa. Il 13 ottobre 1836 re Carlo Alberto, per evitare la definitiva decadenza dell’antico complesso monastico, ne affida la custodia ad Antonio Rosmini, fondatore dei padri Rosminiani, che ancora oggi, quasi due secoli dopo, governano la Sacra di San Michele con dedizione.

La pubblicazione è consultabile e scaricabile sulla nostra pagina Internet

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