
La Torino della magia “bianca”, tra la Gran Madre e il cancello di Palazzo Reale
Ai piedi della collina torinese, in borgo Po, a poca distanza dal fiume e proprio davanti alla piazza Vittorio Veneto sorge la neoclassica chiesa della Gran Madre di Dio
di Marco Travaglini
Sostando sulla sommità della sua scalinata si avverte una percezione d’arcano, di soprannaturale che a poco a poco diventa quasi palpabile. La costruzione del tempio religioso venne commissionata nel 1814 dal Consiglio dei Decurioni, l’antenato del moderno Consiglio comunale, allo scopo di celebrare il ritorno di Vittorio Emanuele I di Savoia dopo la sconfitta di Napoleone.

Sul frontone della Gran Madre campeggia l’epigrafe latina “Ordo Populusque Taurinus Ob Adventum Regis” ovvero “la nobiltà e il popolo di Torino per il ritorno del re”. La chiesa di Borgo Po rappresenta più di ogni altro luogo in città la “magia bianca” con le sue leggi tese a raggiungere protezione, salute e prosperità.

Le due statue poste all’entrata richiamano la Fede e la Religione e indicherebbero il luogo dove è sepolto il Sacro Graal, il calice da cui Gesù bevve durante l’ultima cena con gli apostoli. Una delle due statue, regge una coppa che raffigurerebbe il sacro calice mentre l’altra — con lo sguardo rivolto lontano — indicherebbe il cammino da seguire per ritrovarlo. Uno studio condotto dal Politecnico di Torino sostiene che lo sguardo della statua indicherebbe il Palazzo di Città dove, prendendo per buona questa leggenda, sarebbe stato sepolto il Graal; viceversa, alcuni esoterici sostengono che la coppa dalla quale bevve il figlio di Dio si troverebbe proprio lì, in quel punto esatto,collocata tra le due statue.

Trattandosi di un mistero com’è ovvio non v’è certezza alcuna. Il “cuore bianco” della città, parrebbe però localizzato tra la piazzetta Reale e i giardini e più precisamente nei pressi della fontana dei Tritoni, nell’area adiacente alla centralissima Piazza Castello. E’ da lì che partono le principali arterie del centro storico da via Po a via Roma, da via Garibaldi a via Pietro Micca. L’influenza positiva dei luoghi dove sono custodite preziose reliquie come la Basilica Cattedrale di San Giovanni Battista, il Duomo di Torino, dov’è conservata da quattro secoli la Santa Sindone, offrono una garanzia di benefica protezione all’unica città del mondo ad essere lambita dalle estremità di entrambi i triangoli magici condividendone le sorti, nel caso di quello “bianco”, con Lione e Praga. Per la Sindone occorrerebbe un discorso a parte.

Alcuni esoteristi sostengono che essa “racchiude in sé i quattro elementi che compongono l’Universo: Terra, Fuoco, Aria e Acqua. E’ nata dalla Terra come un fiore di lino, è stata tessuta dall’uomo, ha viaggiato attraverso l’Acqua, attraverso l’Aria, ossia il tempo, mentre il Fuoco è Cristo medesimo, è la luce, la conoscenza”. Niente e nessuno può distruggerla, iniziando dal fuoco che ne ha più volte minacciato l’integrità. Del resto un’altra legegnda sostiene che chi possiede una reliquia del Cristo ne possiede anche altre. E non a caso i sotterranei della Basilica di Maria Ausiliatrice custodiscano una croce fatta con lo stesso legno di quella su cui Gesù fu crocifisso. Tornando al “cuore bianco”, nella parte recintata dei giardini reali, s’incontra la già citata marmorea e bianca vasca con al centro la Fontana di Nereide e i Tritoni, più semplicemente conosciuta come “Fontana dei Tritoni”.

L’opera raffigura una ninfa marina circondata dai tritoni che nella mitologia, com’è noto, rappresentano i figli del dio Poseidone. Siamo sul confine tra la città bianca e quella nera: il cancello del palazzo Reale, con le due stature dei Dioscuri, Castore e Polluce. E’ in quel punto che si trova l’immaginaria linea di demarcazione tra la Torino sacra e quella diabolica, tra la zona est e quella ovest, tra la parte della luce dalla quella delle “oscure tenebre”. Restando nei dintorni di piazza Castello si possono individuare altre tre realtà che contribuiscono ad accrescere l’energia positiva e magica di Torino: il Museo Egizio, la fontana di piazza Solferino e le grotte alchemiche che si troverebbero sotto Palazzo Madama dove si narra che i Savoia proteggessero coloro che, come Cagliostro e Nostradamus, usavano la pietra filosofale per tentare di trasformare dei comuni metalli in oro. Il Museo Egizio in via Accademia delle Scienze ospita reperti in grado di sprigionare “una carica positiva di grande forza”. Tra questi si segnalerebbero quelli appartenuti o raffiguranti il faraone Thutmosi III, maestro nelle discipline esoteriche che regnava in Egitto al tempo in cui l’Augusta Taurinorum venne fondata. Oggetti straordinari, dotati di energia positiva e benefica, indispensabili nel contrastare la nefasta presenza di tutto ciò che riguarderebbe Tutankhamon, il faraone bambino del quale è esposto un solo reperto, la celebre scultura proveniente da Tebe che lo rappresenta al fianco del dio Amon, mentre altri giacciono nei sotterranei del museo. Lo stesso discorso vale per la piccola testa mummificata del malefico Seth, fratello e assassino di Osiride, anch’essa intrisa di energia negativa. Il più importante e antico museo egizio del mondo, dopo che quello del Cairo è stato selvaggiamente saccheggiato, offrirebbe così alla città che lo ospita un enorme campo energetico positivo. Non molto distante si trova un altro tra i più noti simboli esoterici: la Fontana Angelica di Piazza Solferino, opera di chiara ispirazione massonica.

Nella fontana si trovano raffigurate due figure femminili che rappresentano allegoricamente la Primavera e l’Estate e due figure maschili, l’Autunno e l’Inverno. L’Inverno volge lo sguardo verso oriente, dove sorge il sole a simboleggiare l’energia positiva. L’acqua versata dalle otri che rappresentano i segni zodiacali dell’Acquario e dell’Ariete rappresenterebbe la conoscenza data agli uomini con una marcata intenzione simbolica ispirata al positivismo. La Torino “bianca” non esaurisce qui i suoi luoghi d’elezione se sin s’immagina lo stesso simbolo della città, la Mole Antonelliana, come una gigantesca antenna in grado d’irradiare energia positiva sulla città dei quattro fiumi. Nell’elenco non sfigurano certamente il bassorilievo di Cristoforo Colombo, in piazza Castello 211 ( toccarne il mignolo porterebbe fortuna, alla pari del calpestare il toro sotto i portici di piazza San Carlo) e la fontana dei Dodici Mesi al parco del Valentino, nel punto dove si sarebbe schiantato il carro solare di Fetonte, il figlio di Apollo, sulle cui ceneri sarebbe stata fondata la città. E che dire dell’enigmatico e misterioso “quadrato magico” del Sator, composto da 25 lettere, nella forma classica a griglia di caselle a cinque per cinque, sullo stabile al civico 23 di via Gioberti? Messaggio positivo o negativo? Segno che punta sul bianco o sul nero? I più, nel dubbio, immaginano una prevalenza del bene sul male. Più evidente il ruolo dei “guardiani di porta”, che dalle facciate di molti edifici — come nel caso di Palazzo Lascaris — mostrano la lingua, proteggendoli dalle influenze negative. Misteri di Torino dove un tempo si diceva che l’occulto fatturasse più della Fiat.