La vera storia degli Amaretti di Mombaruzzo
Gli amaretti tipici del piccolo Comune di Mombaruzzo in provincia di Asti, hanno origini quasi leggendarie
di Mario Bocchio
Alla fine del 1700 l’economo di Casa Savoia in servizio presso la Reggia di Venaria Reale, si innamorò di una ragazza siciliana che fu anche assunta dal Re come pasticcera.
Lui era Francesco Moriondo, originario del piccolo paese di Mombaruzzo in provincia di Asti mentre lei — non sappiamo il suo nome — era specializzata nella lavorazione delle mandorle. I due si sposarono e si trasferirono nel suo paese aprendo una piccola pasticceria.
In poco tempo qualcuno ha esclamato “oh, i son bon…i son un poc amaret” (“sono buoni, sono un po’ amari”) ed è da questa esclamazione che è nato l’attuale nome che tutti conosciamo. Amaretti.
In realtà Francesco aveva aggiunto le armelline, il seme contenuto nei noccioli di albicocca e pesca. È proprio questo ingrediente che conferisce ancora oggi all’Amaretto di Mombaruzzo il tipico e piacevolissimo sapore amarognolo.
La ricetta non è mai stata trascritta, ma solo tramandata di bocca in bocca sino al 2016 quando un’altra coppia di innamorati, Alessandro Lacqua ed Egle Orsi, ha acquistato lo storico marchio, acquisendo nel contempo tutti i segreti della ricetta conservati e tramandati da Ada e Mario Pessini, i maestri amarettai e discendenti dalla famiglia Moriondo.
Oggi Egle e Alessandro lavorano in modo artigianale e portano avanti la tradizione del dolce soffice, producendolo esclusivamente con mandorle, armellini, zucchero e albumi d’uovo.
Sono tutti ingredienti di primissima qualità che regalano al palato un piacevolissimo e delicato piacere, che ben si sposa con il famoso Moscato dolce, il principale vino bianco di questa parte del Piemonte.
Il Bonet (“cappello” in dialetto) è un dolce tipico piemontese a base di cioccolato, rum e amaretti.
Ci sono un certo numero di ricette, come si può facilemente immaginare, ma quello più cvonosciuto e quello realizzato con gli squisiti Amaretti di Mombaruzzo.