L’assalto al Monte Rosa
Il Monte Rosa, con le sue 21 vette oltre i 4000, ha affascinato generazioni di poeti, scrittori, pittori, naturalisti e alpinisti
(Prima parte)
Conosciuto nel corso dei secoli con nomi diversi, compare nei documenti più antichi come Nelkron o Nelikron, ovvero corona, ma deve l’origine del suo nome al ghiaccio o meglio al ghiacciaio. Rosa deriva dal termine longobardo Hrosa, da cui Roise, Roises e Royses, il cui significato è montagna di ghiaccio. Il Monte Boso, traslitterazione di Roise, è descritto da Piero Azario nel 1356 come “monte di Boxeno che guarda tutti i monti della Lombardia e da cui mai si ritirò la neve e il ghiaccio dall’origine del mondo”. Il Monte Boso, “il più alto d’Italia e costantemente coperto di neve e inaccessibile” è invece indicato da Pietro Biondo nel 1451.
Per Leandro Alberti il Monte Boso è il più alto del Novarese, ma non la montagna più alta delle Alpi. Ma è la presenza di Leonardo da Vinci nella valle agli inizi del XVI secolo che ci emoziona quando rileggiamo le sue parole contenute nel codice Leicester “E questo vedrà come io vidi, chi andrà sopra il giogo Monboso delle Alpi che dividono la Francia dall’Italia quale monte ha la sua base che dà origine ai 4 fiumi che percorrono tutta l’Europa in 4 aspetti opposti, e nessuna montagna ha la sua base in tanta altezza; […] e vidi l’aria sopra di me oscura ed il sole che batte sul monte essere qui molto più luminoso che nel basso piano, perché minor spessore d’aria si interpone tra la cima di quel monte ed il sole”.
Tuttavia, la prima ascensione del Monte Rosa di cui conosciamo i fatti risale alla metà di agosto del 1778, quando Valentin e Joseph Beck, Joseph Zumstein, Nicolas Vincent, Sebastian Linty, Étienne Lisco e François Castel, giovani alpinisti di Gressoney, decisero di cercarono la mitica “Valle Perduta”, sfidando l’inesplorato, raggiunsero il colle che oggi chiamiamo Colle del Lys. Qui si fermarono a 4178 m e battezzarono il luogo Roccia della Scoperta. E furono ancora gli abitanti di Gressoney a scalare le prime vette del Monte Rosa agli inizi del 1800; nel 1819 Nicolas e Joseph Vincent conquistarono la vetta che prese il loro nome ovvero la Piramide Vincent. Nello stesso anno Nicolas Vincent e Joseph Zumstein raggiunsero i 4561 metri di quella che oggi è conosciuta come Punta Zumstein.
La nascita dell’alpinismo sulle Alpi affonda le sue radici nella seconda metà dell’Ottocento, con le prime ascensioni organizzate delle vette più famose e ambite. Un evento dal significato epico per l’alta montagna, che segnò e cambiò profondamente la vita quotidiana di Gressoney, Ayas, Alagna e delle valli del Monte Rosa.
-continua-
Fonte: Società delle guide alpine di Gressoney-Monte Rosa. Fotografie: Archivio Guindani