Laura Mancinelli

Laura Mancinelli e l’amore per il Medioevo

Da tempo malata di sclerosi multipla, scomparve a 82 anni nel luglio del 2016 dopo aver dedicato al Medioevo tutta la vita sia come studiosa che come narratrice, ambientandovi alcuni dei suoi romanzi più famosi

4 min readJun 19, 2021

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di Marco Travaglini

Con I dodici abati di Challant, I miracoli di Santa Odilia, Gli occhi dell’Imperatore, I tre cavalieri del Graal e tanti altri romanzi storici, cucendo trame invisibili tra storia e invenzione, ci ha fatto conoscere il Medioevo, dando ai lettori l’incredibile sensazione di vivere pienamente quell’epoca. Sospesi tra storia e invenzione i romanzi di Laura Mancinelli ci hanno consegnato una visione fantastica della tradizione e della società medievale, offrendoci l’illusione di trovarci dentro un Medioevo conosciuto, a portata di mano, dove — ad esempio- in una cornice di ironia mondana e gaudente, dodici monaci ricevono l’incarico di sorvegliare un feudatario che eredita un castello con la clausola di mantener fede a un maligno obbligo di castità.

I Nibelunghi

Oppure le storie parallele di due Odilie: la prima devota e pia, la seconda giovane e bella. E infine, conclusione ideale di questa metafora, la vicenda narrata ne Gli occhi dell’imperatore, dove la contessa piemontese Bianca Lancia, il cavaliere ( nonché poeta e musicista) Tannhäuser e l’imperatore Federico II di Svevia, ormai prossimo alla morte, partecipano a un affascinante percorso di avventure e sentimenti. “Non avevo mai pensato di fare la scrittrice, né lo avevo mai desiderato”, disse di se Laura Mancinelli.

I tre cavalieri del Graal

Amavo la mia professione, che mi dava molte soddisfazioni e non mi costava fatica: ero docente di germanistica con particolare specializzazione nella letteratura tedesca medievale, un campo poco o nulla studiato in Italia, nel quale mi ero avventurata con grande entusiasmo scoprendo cose assai interessanti. Mi ero dedicata alla traduzione di poemi in antico tedesco — I Nibelunghi, il Tristano -, che rendevo in versi italiani e che riempirono la mia vita fino a un certo momento”.

Il peccatore innocente

Poi, quasi per caso, la svolta, quando venne ricoverata in una clinica per un disturbo alla vista. “Rimasi in ospedale due settimane, per analisi, benché il disturbo fosse totalmente scomparso dopo tre soli giorni. Nell’inerzia forzata di quelle notti insonni ripassai nella mente tutta una trama di romanzo che avevo abbozzato per scherzo molti anni prima. Una volta dimessa dall’ospedale, ne feci una stesura corretta e completa: era il 1981 quando uscirono I dodici abati di Challant. Pensavo, allora, che sarebbe stato il primo e l’ultimo romanzo della mia vita. Invece poi la narrativa mise radici in me come una necessità. O forse un vizio?”. Per fortuna dei lettori, quel “vizio” non lo perse. Questi libri, insieme ai suoi gialli umoristici, raccontano la sua passione per la scrittura con una vena speciale, ironica, leggera che traspare anche nella sua autobiografia , “Andante con tenerezza “.

La copertina della trilogia

Laura Mancinelli era nata a Udine il 18 dicembre 1933, ma fin da piccola si era trasferita a Torino con la sua famiglia.

Laura Mancinelli nel 1955

Insegnò letteratura tedesca medievale presso la Facoltà di Lettere dell’Università torinese e fu una fine traduttrice di testi classici della tradizione medievale germanica come, per esempio, I Nibelunghi (1972) — tradotto su consiglio di Claudio Magris –, il Tristano di Gottfried von Strassburg (1985) e la storia della letteratura tedesca medievale dal titolo Da Carlo Magno a Lutero, pubblicata nel 1996 da Bollati Boringhieri. Prima di avere la docenza a Torino, insegnò anche Filologia Germanica all’Università di Sassari e ottenne la cattedra di Storia della lingua tedesca all’Università Ca’ Foscari, chiamata a Venezia dal germanista Ladislao Mittner a metà dagli anni ’70.

La lunga notte di Exilles

Nel 1994 venne colpita dalla sclerosi multipla e, costretta ad abbandonare la docenza, continuò a dedicarsi alla scrittura. La sua malattia invalidante non ne piegò la determinazione al punto che, quasi per sfida, intitolò “Il mistero della sedia rotelle” il primo romanzo che inaugurò la nuova serie di libri “gialli”

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