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6 min readJun 14, 2024

Le Certose della Val di Susa si trasferiscono a Torino, spiritualità ed economia scendono a valle

La Val di Susa, la porta del Piemonte verso la Francia, è un territorio ricco di storia e spiritualità, segnato dalla presenza di numerosi monasteri certosini. Tra questi, la Certosa di Montebenedetto, la Certosa di Banda e la Certosa Reale di Torino a Collegno rappresentano un viaggio secolare di fede divina e adattamento molto più umano.

L’ingresso della Certosa di Collegno e un’antica stampa che la raffigura

La Certosa di Montebenedetto

Quel che resta del campanile di Banda

Fondazione e origini

Verso il 1189, alcuni monaci francesi della Grande Chartreuse di Grenoble decisero di staccarsi dalla loro casa madre e ottennero dal conte Tommaso I di Moriana il territorio della Losa sopra Gravere. La Certosa di Montebenedetto nacque in un’area montana isolata, ideale per la vita contemplativa e ascetica dei monaci certosini. Questa fondazione segnò l’inizio di una presenza monastica significativa nella Val di Susa e nell’attuale provincia di Torino, anche se a quell’epoca l’odierno capoluogo era meno importante di Susa.

Sviluppo economico

La Certosa di Montebenedetto si dedicò inizialmente alle attività silvo-pastorali. I monaci coltivavano la terra, gestivano boschi e allevavano bestiame, creando una comunità autosufficiente. Il loro potere economico crebbe grazie alle donazioni dei nobili locali e ai proventi delle loro attività agricole. La certosa possedeva estesi terreni che includevano pascoli, boschi e campi coltivabili, che generavano rendite significative per sostenere la comunità monastica.

I monaci certosini seguivano una regola di vita austera e rigorosa, caratterizzata da preghiera, lavoro e silenzio. Ogni monaco viveva in una cella individuale, dove trascorreva gran parte della giornata in solitudine, dedicandosi alla preghiera e alla meditazione. La vita comunitaria era limitata a pochi momenti di incontro, come le messe quotidiane e i pasti condivisi durante le festività.

Trasferimento a Banda

La Certosa di Montebenedetto a Vilalr Focchiardo, oggi

Nel 1473, un’alluvione devastò la Certosa di Montebenedetto, causando gravi danni alle strutture e costringendo i monaci a cercare un nuovo luogo dove stabilirsi. Nel 1498, l’intera comunità si trasferì a Banda a Villar Focchiardo (To), un possedimento della Certosa di Montebenedetto che, grazie alla sua posizione più favorevole e alla ricchezza agricola, acquisì progressivamente importanza.

Fondazione e importanza economica di Banda

Banda nacque come possedimento della Certosa di Montebenedetto nel 1205. La sua vicinanza al fondovalle e le fertili terre coltivate a vite e castagno resero Banda un centro agricolo prospero. Qui si curavano i monaci della certosa superiore e si ricevevano le personalità che desideravano visitare il monastero.

Dopo l’alluvione del 1473, Banda divenne la nuova sede della comunità certosina, trasformandosi da semplice grangia a certosa. I monaci si dedicarono alla coltivazione della vite e del castagno, incrementando ulteriormente il loro potere economico. Nel 1598, i monaci si trasferirono ad Avigliana, ma nel 1630 furono costretti a tornare a Banda dopo che Carlo Emanuele I distrusse il loro convento per costruire bastioni difensivi.

La vita monastica a Banda

Come a Montebenedetto, anche a Banda i monaci certosini conducevano una vita rigorosa e ascetica. La comunità era organizzata attorno alla chiesa e alle celle monastiche, con spazi dedicati al lavoro agricolo e alla produzione di beni per il sostentamento della certosa. L’attività agricola era particolarmente importante, con ampie coltivazioni di vite e castagni che garantivano entrate stabili.

Verso Collegno

Nel 1647, la comunità certosina si trasferì definitivamente presso la Certosa Reale di Torino a Collegno. Con il trasferimento, Banda iniziò a cadere progressivamente in rovina, ma rimase un luogo di interesse storico e spirituale.

La Certosa Reale di Torino a Collegno

Il Chiostro e la chiesa della Certosa di Torino Collegno

Fondazione e architettura

La Certosa Reale di Torino a Collegno, nell’attuale area metropolitana del capoluogo, fu fondata nel 1641 per volontà della reggente Madama Cristina, che volle creare un nuovo centro di spiritualità e potere religioso vicino alla capitale sabauda. La costruzione si protrasse per quasi novant’anni, ma già nel 1647 i monaci di Montebenedetto furono chiamati a trasferirsi.

Il chiostro maggiore

Il cuore della Certosa è il chiostro maggiore, recentemente restaurato e riportato al suo aspetto originale. Questo spazio vasto, di 70 metri per 54, è caratterizzato dalle 112 colonne in stile dorico in pietra di Chianocco, la stessa usata per la facciata di Palazzo Madama a Torino. Costruito tra il 1719 e il 1720, il chiostro era circondato da 15 celle dei monaci certosini, tutte demolite tranne una nel 1855.

Vita ed economia nella Certosa Reale

La Certosa Reale di Torino a Collegno divenne un centro religioso ed economico di primaria importanza. I monaci gestivano vasti terreni agricoli e proprietà che garantivano ingenti rendite. Le donazioni dei nobili e il supporto della corte sabauda contribuirono ulteriormente alla prosperità del monastero. Oltre alle attività agricole, i monaci si dedicavano anche alla produzione di manufatti e alla gestione di opere di carità.

Da monastero a manicomio

Nel 1852, la Certosa Reale di Torino a Collegno fu trasformata in manicomio, accogliendo i malati psichiatrici fino alla sua chiusura nel 1978, in seguito alla legge Basaglia. Durante questo periodo, le mura della certosa risuonarono dei canti dei frati, ma anche dei lamenti, delle speranze e delle preghiere dei pazienti. Oggi il complesso è immerso in un parco pubblico intitolato al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, utilizzato da enti pubblici, dall’Università di Torino e da associazioni.+

La presenza dei monaci certosini ha lasciato un’impronta significativa sulla Val di Susa, non solo in termini spirituali ma anche economici e culturali. Le certose hanno svolto un ruolo fondamentale nella gestione delle terre, nell’agricoltura e nell’economia locale. Inoltre, hanno rappresentato centri di cultura e sapere, contribuendo alla formazione e all’educazione delle comunità circostanti.

Altri monasteri

Oltre a Montebenedetto, Banda e Collegno, la presenza dei monaci certosini è attestata anche in altre importanti località della Val di Susa, come la Novalesa, San Giusto di Susa e la Sacra di San Michele. La storia delle certose della Val di Susa è un viaggio affascinante attraverso i secoli, che racconta della vita monastica medievale e delle trasformazioni che i monaci affrontarono. La Certosa di Montebenedetto, la Certosa di Banda e la Certosa Reale di Torino a Collegno rappresentano l’impegno costante dell’ordine certosino nella ricerca di equilibrio tra spiritualità e praticità. Visitare questi luoghi significa comprendere meglio le radici profonde della tradizione certosina e apprezzare la bellezza e la spiritualità di questi luoghi sacri.

Bibliografia

  1. Comba, R. (1997). Le certose medievali in Piemonte. Torino: Edizioni dell’Orso.
  2. Crosetto, M. (2008). La certosa di Montebenedetto. Torino: Daniela Piazza Editore.
  3. Gianotti, M. (2012). Certosa di Collegno: Storia e architettura di un monastero. Torino: Celid.
  4. Groppi, A. (1984). San Bruno e la fondazione dell’Ordine Certosino. Cuneo: L’Artistica Editrice.
  5. Settia, A. A. (2001). I monasteri della Val di Susa. Susa: Graffio Editore.
  6. Torre, C. (2003). I monaci certosini e la Valle di Susa. Milano: Franco Angeli.
  7. Viale, A. (2015). Il cammino di San Brunone: La spiritualità certosina in Europa. Bologna: Il Mulino.

Giovanni Monaco

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