La chiesa di San Michele a Moleto

Le incredibili storie di Moleto

Tutt’intorno la “pietra da cantoni”, la marna che evoca l’antico mare del Monferrato che qui non era così profondo per via di questo caldo colore ambrato

Crpiemonte
4 min readAug 22, 2023

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“Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada”.

(J.Hillman)

Possiamo crederci o non crederci, ma fin dall’antichità si parla dello spirito del luogo.

“Nullus locus sine genio!” (nessun luogo è senza spirito) affermava Servio Mario Onorato nel IV secolo.

Moleto, l’interno del paese

Ogni dimensione spaziale si dice sia abitata e tutelata da un’entità spirituale, che influenza la vita delle persone e da cui può dipendere la prosperità di una famiglia o di una comunità intera: se lo spirito è pacificato, svolge ruolo di protettore, ma se è tormentato e contrastato può dare luogo a vere catastrofi.

E, come dicevamo all’inizio, liberi di crederci o meno, ma questo spiegherebbe le incredibili storie di Moleto.

Moleto è una piccola frazione del comune di Ottiglio; adagiata su un altopiano del versante orientale del colle di San Germano. Sotto il colle c’è la valle dei Guaraldi e nel ventre di quest’angolo di Monferrato Casalese, la marna, una pietra argillosa che fin dai tempi più antichi è stata estratta dando vita alle cave.

Le carattetistiche case di “pietra da cantoni” dal caldo colore ambrato

Grotte sotterranee in cui sembra che già i Romani, arrivati nel III sec. a.C. e stanziatisi con una legione, attratti dalla presenza di acque magnesiache e solforose, avessero realizzato un tempio dedicato al dio Sol Invictus.

Sappiamo che poi verso la fine del ‘700, una banda di feroci saraceni fece di queste grotte il proprio rifugio. Rimasero molti anni, depredando e saccheggiando la zona e accumulando un bottino che nascondevano nelle cave.

Ma in un inverno molto piovoso, forse con il favore dello spirito di Moleto, un’enorme frana otturò l’ingresso della grotta, seppellendo vivi i briganti e il loro tesoro.

E ancora per secoli le grotte furono utilizzate come covo per predoni di ogni provenienza, finché il governo mantovano nel XVII sec. otturò gli ingressi per evitare che le cave fossero usate come nascondigli.

Nel tempo molta gente del posto, ma anche esperti speleologi e archeologi, hanno tentato di trovare il famigerato tesoro; finora inutilmente, sembra anche a causa della presenza tutt’altro che rassicurante dello spettro della maga Alcina, che molti assicurano di aver purtroppo incontrato.

L’ingresso di Villa Celoria

Alti e bassi nella storia di Moleto, inspiegabili sotto molti punti di vista. In anni più recenti diversi investitori, attratti dalla bellezza del luogo, hanno tentato di recuperare questo affascinante borgo, fallendo però, nonostante i mezzi e la volontà.

Poi nel 2000 giunge dalla Francia un personaggio che ne risolleverà le sorti: Bernard Glenat arriva a Moleto e scopre l’esistenza di un sogno che fino ad allora non aveva saputo di avere.

Percepisce l’energia di questo luogo, ne accetta l’identità, assimila le caratteristiche del Monferrato, con i suoi difetti e i suoi pregi. Onora lo spazio iniziando a prendersene cura e permette all’energia di Moleto di espandersi. È l’artefice della rinascita di questo splendido angolo di Monferrato che oggi accoglie concerti, manifestazioni, mostre d’arte… o chi semplicemente vuole venire a conoscere il genius loci monferrino.

Il tramonto a Moleto è pura magia: circa quindici chilometri dove lo sguardo si perde tra le vigne che iniziano a colorarsi d’autunno, il magnifico affaccio sul Castello di San Giorgio, il panorama su Rosignano Monferrato e il Castello di Uviglie.

Uno squarcio di Moleto

Il borgo medievale è piccolo e si attraversa piacevolmente a piedi. C’è solo una via principale, con portoni, giardini con palme e graziosi cortili semi nascosti di bellissime dimore.

Tutt’intorno la pietra da cantoni, la marna che evoca l’antico mare del Monferrato che qui non era così profondo per via di questo caldo colore ambrato.

Non si può non notare Villa Celoria che reca sul portale d’accesso il motto latino che ben spiega lo spirito riservato monferrino “Concordia servatur domus”, un tempo proprietà dell’astronomo Giovanni Celoria.

Oltrepassata la villa, la strada sterrata ci conduce alla chiesetta romanica di S. Michele, trasportata - come recita l’iscrizione posta all’interno - da S. Michele di Ottiglio in questo luogo nel 1968 per salvaguardarla dai possibili danni provocati dall’espansione delle cave.

Moleto è una tappa immancabile nel Monferrato per quanto è suggestivo; un borgo rifiorito con la passione e il rispetto per un territorio che sa ricambiare se profondamente amato.

Fonti: Moleto e gli spiriti del Monferrato, Pamela Vespa

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