Le isole del lago Maggiore
Quanti conoscono le isole del lago Maggiore?
di Mario Bocchio
Una domanda all’apparenza banale, alla quale però nemmeno chi vive sulle sponde del “Verbano”, spesso, sa rispondere correttamente. Istintivamente si pensa subito alle più famose, le Borromee. Le tre isole più note che ne compongono l’arcipelago sono situate nel golfo che porta il loro nome tra Stresa e Pallanza: l’isola Superiore o dei pescatori, la Bella e la Madre. In realtà che ne sono altre otto per un totale di undici.
Nel “conto” vanno infatti messe, partendo dalle acque svizzere a nord, le due “dei Conigli” o di “St. Legér” a Brissago e le tre dell’arcipelago Malpaga, più conosciute come i Castelli di Cannero (l’isola grande, lo scoglio delle prigioni e quello più piccolo del Melgonaro sul quale svetta, solitaria e intrepida una tenace pianta che ha affascinato poeti e incisori).
Di fronte a Pallanza, poco distante dalla riva, c’è il fascinoso isolino di San Giovanni dove il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini, dal 1927 al 1952 , scelse di risiedere, godendone “la pace e d’ospitalità” circondato solo da una stretta cerchia di amici. Più avanti, nel già citato golfo Borromeo, incastonato tra l’isola Bella e quella dei Pescatori c’è lo scoglio della Malghera, l’isolotto “degli innamorati”. Tirando le somme il conto fa dieci: due svizzere e otto in acque piemontesi. E l’undicesima isola, dove sarà mai? A sud-est del lago, al centro del golfo di Angera, c’è l’unica isola situata in territorio lombardo, l’undicesima.
Nascosto dai canneti e dalle brume lacustri c’è l’isolino Partegora, ribattezzato “l’isulin” dagli angeresi. Su questo lembo di terra, stando alle leggende sostarono Giulio e Giuliano, i due fratelli santi originari dell’isola greca di Egina. Stanchi del loro girovagare per la penisola italica evangelizzando popoli ed edificando chiese pensarono di costruirvi un’abitazione ed attendere lì la chiamata di Dio. Un bel mattino però Giulio,pervaso da spirito profetico, disse a Giuliano : “Un lupo ed una volpe qui faranno strazio di carni innocenti. Allontaniamoci!”. E così abbandonarono Angera per portarsi sul lago d’Orta, dove Giulio diede il suo nome all’unica isola del più occidentale fra i grandi laghi prealpini.
Ma l’isolino di Partegora è noto anche per un’importante scoperta scientifica risalente al 1776. Su quel lembo di terra, il 4 novembre di quell’anno, Alessandro Volta, ospite della famiglia Castiglioni, rovistando con un bastone nella palude che circonda la parte nord dell’isola, notò la fuoriuscita di strane bolle di gas dal fondo melmoso. Le raccolse in alcune bottiglie e in seguito, durante alcuni esperimenti, riuscì a provocare la combustione del loro contenuto. Ribattezzò “aria infiammabile” quel gas che in seguito venne classificato come metano.
Le undici isole condividono un’altra particolarità, rilevata dagli appassionati di storia del “Magazzeno Storico Verbanese”, straordinaria associazione con molti meriti: sono un pò “ballerine” e “flottanti”. Almeno nelle riproduzioni pittoriche che hanno visto all’opera molti artisti. Non vi è mai stato uno di loro che abbia scelto di rappresentarle senza rinunciare a dare una propria interpretazione, un tocco personale, spostandole a piacimento e secondo le convenienze al fine di ottenere i migliori effetti prospettici per stupire e deliziare chi ne ammirasse il fascino.
Una licenza artistica, un tocco di poesia tra una pennellata e l’altra ma di fronte a un lago e ad isole così belle si può anche chiudere un occhio. Del resto basta Stendhal a dar conto di cosa si sta ammirando: “Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore”. E se non basta aggiungiamo l’altrettanto autorevole parere di Gustave Flaubert: “E’ il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille seduzioni sconosciute e ci si sente in uno stato di rara sensualità e raffinatezza”. L’aggiunta di una sola parola in più, stonerebbe.