Le manifestazioni a Torino: dalle rivolte del sale alla marcia dei 40mila
Torino è stata storicamente all’avanguardia nelle manifestazioni di piazza che segnarono la storia, alcune delle quali represse nel sangue
di Giovanni Monaco
Ieri a Torino è sfilata una manifestazione pro Palestina, che oggi riempie le prime pagine dei giornali: qualche scontro, qualche attrito con la Polizia, come spesso avviene. Uno dei tanti cortei che spesso sfilano per il nostro capoluogo, che forse non è soggetto come la capitale Roma a processioni di dissenso quasi quotidiane, ma che certo non scherza. Laboratorio sociale nazionale, Torino in qualche modo è stata storicamente all’avanguardia anche nelle manifestazioni che segnarono la storia, alcune delle quali represse nel sangue.
Eventi che sono stati spesso espressione di cambiamenti epocali o di grandi tensioni, dai moti risorgimentali alle rivolte operaie del ventesimo secolo, passando per proteste contro il regime fiscale sabaudo, le manifestazioni a Torino riflettono la sua complessa evoluzione da capitale politica a cuore industriale del Paese.
“Guerra del Sale” (1680–1699)
Una delle prime manifestazioni fu la “Guerra del Sale”, che si protrasse dal 1680 al 1699, anche con scontri di piazza. La popolazione del Ducato di Savoia, compresa Torino, insorse contro l’aumento delle tasse sul sale imposto dal Duca Vittorio Amedeo II. Le tasse colpivano duramente i contadini e le classi meno abbienti, scatenando una serie di rivolte che furono represse con violenza dalle autorità sabaude. Questi scontri riflettevano il crescente malcontento popolare nei confronti delle politiche fiscali e segnarono uno dei primi momenti di ribellione contro il potere ducale.
Le Proteste del 1797 contro la Dominazione Francese
Alla fine del diciottesimo secolo, Torino fu coinvolta nelle turbolenze legate alle guerre napoleoniche. Nel 1796, la città venne occupata dalle truppe francesi e incorporata nella Repubblica Subalpina, uno stato satellite della Francia rivoluzionaria. Questa dominazione non fu ben accolta dalla popolazione torinese, che si ribellò contro le riforme imposte dai francesi. Nel 1797, esplose un’insurrezione, ma le forze napoleoniche la schiacciarono brutalmente: segnarono comunque un importante momento di resistenza contro la dominazione straniera.
I Moti Carbonari del 1821
Tappa fondamentale fu quella dei moti carbonari del 1821. La crescente aspirazione a libertà e diritti, ispirata dalla Carboneria e dal liberalismo, spinse molti ufficiali, studenti e intellettuali a sollevarsi contro l’assolutismo del re Vittorio Emanuele I, chiedendo una costituzione. La rivolta venne repressa duramente dalle forze governative sabaude, e le stime indicano che ci furono circa 50 morti durante gli scontri, principalmente tra i rivoltosi e le truppe fedeli al re. Le conseguenze furono anche pesanti a livello di arresti ed esecuzioni: molti dei partecipanti furono poi arrestati, processati e, in alcuni casi, giustiziati.
Nonostante l’insuccesso, questi moti segnarono un passo verso il Risorgimento italiano, che avrebbe portato all’unificazione del Paese. Del resto, Carlo Alberto, allora soltanto principe di Carignano, diede e poi ritirò l’appoggio ai congiurati che volevano imporre la costituzione al re.
Le Insurrezioni del 1848 e lo Statuto Albertino
Torino fu anche al centro delle rivoluzioni europee del 1848. Sull’onda dei moti che attraversavano l’Europa, il popolo torinese si mobilitò per chiedere riforme politiche. La pressione popolare contribuì alla concessione, cento anni prima dell’attuale Costituzione repubblicana, dello Statuto Albertino da parte di Carlo Alberto: fu una carta che introdusse libertà civili e politiche, come la libertà di stampa e una rappresentanza parlamentare. Si trattò d’un passo decisivo verso l’unità nazionale.
I Tumulti del Pane del 1853
Nel 1853, Torino fu colpita da una crisi economica che portò a una drammatica carestia, il prezzo del pane salì alle stelle. Ciò causò i tumulti del pane, con proteste che coinvolsero principalmente le classi più povere della città, già provate dalle difficoltà economiche. Il governo sabaudo rispose sia con la repressione, sia con misure per abbassare i prezzi e distribuire aiuti alimentari, cercando di placare le tensioni sociali. La città viveva l’instabilità sociale in un momento di rapida crescita industriale e di trasformazione.
I Moti per la Capitale (1864)
Uno degli episodi più noti tra le manifestazioni torinesi fu quello del 1864, legato al trasferimento della capitale del Regno d’Italia da Torino a Firenze, dopo che la città era stata la prima capitale del Regno unito. Questa decisione, frutto del “Trattato di settembre” tra il governo italiano e Napoleone III, suscitò un’enorme indignazione tra i torinesi, che vedevano in essa una perdita di prestigio e di centralità politica. Le proteste iniziarono il 21 settembre e culminarono il giorno successivo con violenti scontri tra la popolazione e le forze dell’ordine; i resoconti ufficiali parlarono di 80 morti, 450 feriti e di 2.000 arrestati tra i quali Filippo Turati, Anna Kulishoff, Leonida Bissolati, don Albertario, Andrea Costa, Paolo Valera. Altre versioni parlarono invece di oltre 350 morti e di circa 1.000 feriti. Questo episodio fu un profondo trauma per la città e una frattura nei rapporti con il governo centrale.
Le Proteste Operaie del XX Secolo
Con l’avvento dell’industria automobilistica, Torino divenne il cuore del lavoro operaio in Italia. Tuttavia, l’industrializzazione portò anche gravi tensioni sociali. Già nel 1917 si verificarono nuove rivolte del pane, causate dalla scarsità di generi alimentari e dalle difficili condizioni di vita. Nel 1919–1920, durante il “Biennio Rosso”, gli operai torinesi occuparono fabbriche e stabilimenti, chiedendo migliori condizioni di lavoro e diritti sindacali.
L’Autunno caldo del 1969 fu un altro momento chiave: migliaia di operai della FIAT e di altre industrie torinesi scesero in piazza in una serie di scioperi che misero a dura prova le relazioni industriali. Queste proteste portarono a significative conquiste sociali, come aumenti salariali e maggiori tutele sindacali, consolidando il potere del movimento operaio in città.
La Marcia dei 40mila (1980)
La Marcia dei 40mila del 14 ottobre 1980 impresse una svolta nella storia delle manifestazioni torinesi. Organizzata da impiegati e quadri intermedi Fiat, la marcia silenziosa si opponeva agli scioperi ad oltranza promossi dai sindacati, che stavano paralizzando la produzione. Questa manifestazione, a cui parteciparono circa 40mila persone, segnalò una profonda spaccatura tra gli operai tradizionali e il ceto impiegatizio, e segnò l’inizio di una nuova fase nelle relazioni tra impresa e sindacati. La FIAT sfruttò l’evento per ridimensionare il potere sindacale all’interno dell’azienda, trasformando radicalmente il panorama lavorativo torinese.
No Tav
Negli anni 2000, Torino ha continuato a essere un epicentro di manifestazioni sociali e politiche. Tra le più significative vi sono state le proteste contro la globalizzazione e il Movimento No Tav, contro la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità nella Val di Susa, che ha visto una partecipazione massiccia anche di torinesi. La città ha anche visto proteste contro il precariato, la disoccupazione giovanile e le politiche di austerità, riflettendo le tensioni sociali della contemporaneità.
Da ricordare anche la mobilitazione pro Tav del 2018, che portò 40–50mila persone in piazza e il Fridays for future, in favore dell’ambiente, con la presenza dell’attivista svedese Greta Thumberg, nel 2019, con circa 50mila manifestanti.
La storia delle manifestazioni a Torino è un viaggio attraverso le trasformazioni politiche, sociali ed economiche che hanno caratterizzato la città e l’Italia. La pacata Torino, malgrado le apparenze, si è sempre mobilitata.