Il Parco del Valentino

Le passeggiate dei nostri avi

Dallo struscio in carrozza alle gite fuori porta, sul Po o in collina, la Torino ottocentesca del tempo libero era ricca di occasioni e non molto diversa da quella attuale

Crpiemonte
4 min readJan 18, 2022

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di Pino Riconosciuto

Lo struscio nel corso principale del paese, della cittadina o della metropoli in cui si vive non è un’abitudine recente, frutto come alcuni pensano della società del benessere e della compulsione verso lo shopping, così profondamente sollecitato dal nostro stile di vita. Così come le passeggiate in natura, nei parchi o fuori porta, non sono solo la conseguenza di una riscoperta della bellezza della natura e della vita all’aria aperta. Struscio, passeggiate nei viali e nei giardini, gite fuori porta fanno parte della nostra storia, come dimostra la Torino dell’800.

Se ne è occupata Rosanna Roccia in un saggio apparso nel volume “Torin, città del Loisir” per i tipi dell’Archivio storico della città. In apertura la Roccia riporta un brano di una guida su Torino di metà ottocento: “La prima impressione morale che riceve chi visita Torino è quella delle tranquille abitudini dei suoi abitanti: essi percorrono durante le ore del giorno numerosi e affaccendati le vie della capitale, non mostrando di avere altro interesse che quello de’ propri negozi. La flânerie, questa nuova specie di occupazione inventata a Parigi che consiste nell’andar baloccando senza occuparsi di nulla, non fa breccia a Torino. Durante il giorno non si passeggia, si cammina. Ma la sera la cosa è affatto diversa: e si può dire che in quell’ora la città muta di aspetto. Una delle abitudini più care ai torinesi è quella della passeggiata….Nelle ore della sera, sia in inverno che in estate, si può dire che tutta Torino si versi nelle sue vie, nelle piazze, nei pubblici passeggi, dentro e fuori della città, a cercare un’atmosfera più libera e salutare”.

Il Castello del Valentino

Dunque una passeggiata rilassante, tonificante, meditativa e curativa, ma anche occasione di ostentazione di eleganza e buon gusto. Così i torinesi passavano parte del loro tempo libero nell’800. E se oggi via Roma è la meta per eccellenza della passeggiata della domenica pomeriggio per i torinesi di allora le mete si diversificavano, non solo in base alle abitudini e ai gusti, ma anche al ceto e alle possibilità economiche.

L’attuale corso Stati Uniti, allora corso Duca di Genova, ad esempio, fino alla fine del XIX secolo era la meta domenicale di aristocratici e ricchi borghesi che si esibivano nel “giro delle carrozze”: uno struscio sulle ruote non di potenti auto fuoriserie, ma di calessi, landau, berline e coupé i cui cavalli non erano conteggiati sul banco di prova dei motori, ma impegnati vivi e vegeti nel traino dell’elegante mezzo che ospitava signore e gentiluomini vestiti all’ultima moda, pronti a imporre l’alt ai cocchieri quando incrociavano veicoli occupati da amici, per scambiare sulla strada quattro chiacchiere, come si fa oggi sotto i portici del centro città.

Per tutti gli altri, con una dotazione economica di gran lungo inferiore, la meta domenicale era il fuori porta. O verso la valle di Susa, o lungo il fiume e in collina, soprattutto in primavera e in estate. Lì si giocava a bocce, si fumava e si beveva birra intrattenendosi in piacevoli conversazioni, si andava in barca o, per chi poteva permetterselo, si raggiungeva Superga a piedi o grazie alla funicolare che era entrata in funzione a metà degli anni ’80.

Carrozza landò

Non bisogna dimenticare poi il Parco del Valentino, che qualche anno dopo, cominciato il nuovo secolo, Guido Gozzano cantava come più bello dei celebri parchi di Berlino, Vienna e Parigi, grazie alla per lui insuperabile “armonia di proporzioni, grazia e varietà di linee”.

Il Valentino nelle serate estive si popolava per le tante occasioni offerte da concerti, birrerie, caffè, ristoranti, latterie, inseriti in architetture improbabili per la Torino dell’epoca, come chalet svizzeri o di foggia russa. Memorabile la latteria svizzera in cui la “bella” lattivendola, in costume tradizionale, proponeva il latte freschissimo appena munto.

Chalet e altre costruzioni si moltiplicarono in occasione dell’ Esposizione Nazionale del 1884 e delle altre che la seguirono, i cui padiglioni oggetto della creatività degli architetti si svilupparono lungo il parco. Memorabile la pagoda cinese in cui trovò spazio un ristorante, o il padiglione della birra Dreher.

Le birrerie non mancavano in altre zone della città, come il Parco Michelotti, dove era ospitata in una costruzione in stile liberty. Molto frequentato era anche lo chalet a base esagonale nei giardini della Cittadella, pronto a ospitare i torinesi desiderosi di rinfrescarsi con bibite di vario genere.

Insomma, la Torino dell’800 non era priva di occasioni di svago e divertimento. E, tutto sommato, non molto diverse da quelle che più di un secolo dopo la città di oggi ripropone ai suoi abitanti e ai visitatori.

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