L’eleganza lineare e cromatica del ponte Isabella
I ponti di Torino, al momento della loro costruzione, furono simbolo di progresso urbanistico, sociale, economico
di Cristiano Bussola
Come accade per i monumenti accanto ai quali si svolge ogni giorno il convulso passaggio di una umanità distratta, anche in questo caso spesso ci si mostra indifferenti a ciò che è ormai abituale senza soffermarsi sulla storia e sugli avvenimenti politici che li hanno prodotti.
A cominciare dal monumentale ponte Vittorio Emanuele, costruito tra il 1810 e il 1830 dal governo napoleonico in sostituzione dell’antico ponte della Porta del Po, molti ne furono costruiti per favorire l’attraversamento fluviale della Dora, dello Stura e soprattutto del grande fiume, per collegare le varie zone della città che si espandeva velocemente.
Il Ponte Isabella prese vita tra il 1876 e il 1880 su progetto dell’ingegnere capo del comune Ernesto Ginotti, rendendo omaggio nell’intitolazione alla principessa di Baviera andata sposa nel 1883 a Tommaso Alberto Vittorio di Savoia Genova; non solo espressione di utilità ma esempio di come nella seconda metà dell’ottocento si volesse unire all’esigenza pratica predominante di una città che abbisognava di necessarie strutture, anche una bella immagine estetica.
La costruzione si distingue per l’eleganza lineare della fuga delle cinque campate di 160 metri, per la vivacità cromatica dei mattoni rossi in contrasto con il bianco delle arcate e dei rosoni. E’ questo uno dei molteplici esempi dell’eclettismo torinese tra 800 e 900, ed è rimasto intatto senza rimaneggiamenti, tranne la sostituzione dei rimpianti lampioni Liberty in ghisa.